(ASI) Barcellona- Dicono lo abbia fatto per evitare nuove violenze, dicono che sia stato per lasciare una porta aperta a Madrid senza tradire il voto popolare. Il presidente della Generalitat Carles Puidgemont ha proclamato l’indipendenza, ma ha preferito precisare che questo processo sarà sospeso, congelato in attesa delle reazioni, sperando di trovare la formula che riesca ad accontentare un po’ tutti.

Il rinvio del discorso di un’ora ha fatto pensare che ci fossero già delle contrattazioni in corso con dei mediatori internazionali, oppure che vi fossero divisioni nella stessa maggioranza indipendentista, quella che aveva sostenuto lo svolgimento del referendum.
Qui Catalogna- «Non siamo pazzi né golpisti, siamo gente normale che chiede di poter votare. Non abbiamo niente contro gli spagnoli, ma un popolo non può essere costretto ad accettare uno status quo che non vuole. Con i risultati del referendum la Catalogna ha guadagnato il diritto a essere indipendente e ascoltata», dopo queste sue parole, Puidgemont ha proclamato l’indipendenza usando la lingua catalana, ma lo ha fatto precisando che la secessione sarà sospesa per avviare un dialogo con il governo. «Ci deve essere da parte di entrambi responsabilità e rispetto, sia da Barcellona, sia da Madrid», ha poi concluso.
Questa soluzione non è piaciuta alle frange radicali catalane, sebbene Puidgemont abbia attaccato Madrid sulla violenza usata contro i cittadini il giorno del voto e abbia evidenziato che quelle immagini rimarranno sempre nitide nella testa di tutti. La via della trattativa era però quella prevista dai mercati. Un percorso lungo ma non traumatico, che permetta alle borse di rispondere senza crolli e alle imprese di gestire la fase di transizione. Era un po’ la stessa cosa che suggeriva nei giorni scorsi l’ex governatore Artur Más, che ieri era seduto in parlamento per seguire il discorso dal vivo.
In questo modo Puidgemont ha evitato il carcere immediato, in un Parc de la Ciutadella blindato dai Mossos d’Esquadra. Un discorso che intendeva accontentare un po’ tutti di fronte a 938 giornalisti accreditati e quindi la possibilità di prendere tempo e gestire le tappe della secessione.

Qui Madrid- Alla vigilia della dichiarazione, il presidente Mariano Rajoy aveva già detto che la minacciosa Dui (dichiarazione unilaterale di indipendenza) non sarebbe mai stata accettata nelle stanze madrilene della Moncloa. Alcuni ministri avevano lasciato intendere che Madrid sarebbe stata disposta a tutto pur di evitare l’addio incondizionato di Barcellona. Dopo la dichiarazione, un portavoce del governo spagnolo ha aggiunto che «lo Stato non cederà ai ricatti degli indipendentisti, anche di fronte a una secessione implicita dichiarata in modo esplicito. Il gesto di Puidgemont è comunque illegale». Di fronte a quella che sembra una chiusura, tutti attendono il prossimo intervento di Rajoy. Intanto il leader di Podemos Pablo Iglesias ha chiesto in un tweet che il primo ministro «si assuma la responsabilità del dialogo».


Qui Bruxelles- Dai palazzi dell’Unione Europea aveva parlato prima della dichiarazione solo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, chiedendo a Barcellona di non intraprendere strade che non consentano il dialogo in futuro. Una richiesta che Puidgemont sembra avere ascoltato. Un’idea che era già stata espressa dalla sindaca catalana Ada Colau. In fondo i destini di banche e imprese, che negli ultimi giorni hanno lasciato intendere un possibile esodo, sono appesi anche alle contromisure di Bruxelles, di fronte a una secessione territoriale di questo tipo.
Nella tarda serata e con la bandiera estelada sulle spalle, molti barcellonesi sono tornati a casa tristi, come se la festa fosse stata rovinata dalla burocrazia internazionale dei patteggiamenti. Quello che potrebbe accadere ora sarà lo svolgimento di un lungo processo, dove le parti potrebbero venirsi incontro o nuovamente allontanarsi. Nell’incertezza di un inedito storico è facile pensare a una sorta di nuova Brexit, dove gli intrecci economici e politici renderanno i negoziati lunghi e complessi. La sospensione di Puidgemont ha già lasciato intendere che gli interessi in gioco e le pedine da muovere sono talmente tante che la via della secessione sia ancora molto lunga. La volontà popolare dovrà attendere.


Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia

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