(ASI) Si è da poco conclusa la visita ufficiale in Cina del primo ministro singaporiano Lee Hsien Loong, cui sia i media locali che quelli della città-Stato hanno dato grande risalto, mostrando massima attenzione alle relazioni bilaterali fra i due Paesi.
Non è una novità. Quando, nel marzo 2015, una folla commossa salutava il passaggio del feretro che accompagnava lo storico ex primo ministro Lee Kuan Yew nel suo ultimo viaggio lungo le strade di Singapore, le toccanti immagini provenienti dalla città-Stato rimbalzavano in tutta l'Asia, a partire dai principali canali televisivi cinesi. La notizia della scomparsa di colui che aveva dedicato la sua intera militanza politica all'indipendenza e allo sviluppo della piccola nazione asiatica fece in poche ore il giro del mondo, lasciando attoniti tutti i leader, i funzionari e gli estimatori che lo avevano conosciuto e apprezzato in ogni angolo del pianeta, da Est ad Ovest e da Nord a Sud.
In Cina, specie dopo l'avvio della politica di riforma e apertura nel 1978, Singapore è diventata un'interlocutrice via via più importante ma anche un significativo riferimento politico e culturale grazie al ruolo della comunità locale di origine cinese Han, che costituisce circa il 75% della popolazione nazionale. Il peculiare modello "efficientista-confuciano", promosso nella città-Stato sotto l'ininterrotta guida di governo del Partito di Azione Popolare, ha costruito le basi politiche per la realizzazione di una singolare sintesi fra una marcata libertà economica, un sistema di valori "comunitario" a vari livelli (familiare, professionale e nazionale) ed un'attenzione non scontata per chi resta indietro o è più in difficoltà. Il modello di economia socialista di mercato, sistematizzato ufficialmente dalla Cina nel 1992, ha così scorto alcuni importanti punti di contatto con il paradigma socio-economico della città-Stato, contribuendo a consolidare un rapporto sempre più interessante tra il più grande ed il più piccolo dei Paesi asiatici.
Autore di numerosi saggi e pubblicazioni, Lee Kuan Yew è diventato a suo modo un simbolo del mondo in via di sviluppo, alternativo all'immagine retorica di una certa cultura terzomondista occidentale, declinata in senso pauperista, che per lungo tempo ha imposto narrazioni alterate o sovradimensionate rispetto alle effettive conquiste economiche e sociali di realtà invero piuttosto critiche o comunque solo parzialmente sviluppate, spesso relegando la straordinaria vicenda di Singapore ai margini dell'inchiesta e della cronaca politica.
Nel 1959, quando Lee salì al potere, Singapore era un territorio autonomo ancora sottoposto all'autorità della Corona Britannica, dotato di un porto altamente strategico (Winston Churchill la definì la "Gibilterra d'Oriente") alla fine dello Stretto di Malacca, ma di materie prime molto limitate, una manodopera poco qualificata, scarse infrastrutture e abitazioni mediamente scadenti. Oggi, Singapore è il quarto centro finanziario mondiale, dopo Londra, New York e la regione speciale cinese di Hong Kong, il secondo porto più trafficato del pianeta, dopo quello di Shanghai, il terzo mercato valutario al mondo, dopo Londra e New York, il secondo per facilità di investimento, dopo la Nuova Zelanda, il terzo per competitività, dopo Hong Kong e Svizzera, il secondo per connettività digitale ed il terzo per la raffinazione e il commercio del petrolio. Tra i tratti distintivi dell'odierna città-Stato emergono inoltre la grande infrastrutturazione, l'elevata trasparenza della macchina amministrativa, un notevole livello di istruzione ed una spiccata imprenditorialità.
Le maggiori agenzie di rating internazionali assegnano a Singapore la tripla A, ovvero la massima affidabilità ed un rischio di insolvenza praticamente nullo. Secondo un'analisi di Moody's Investors Service del dicembre scorso, le importanti riserve economiche, fiscali e finanziarie di Singapore sono «in linea o addirittura superiori rispetto a quelle degli altri Paesi valutati con la tripla A, permettendogli di affrontare le sfide cicliche e strutturali in corso». A questo, si aggiunge «un quadro istituzionale molto solido ed un'elevata efficacia politica che garantisce disciplina fiscale ed ampia stabilità finanziaria».
Consolidare e massimizzare le relazioni
A margine del vertice bilaterale di mercoledì scorso, Xi Jinping, citato da Xinhua, ha affermato che «Cina e Singapore dovrebbero approfondire la fiducia politica e consolidare le relazioni», sottolineando che «mantenere un contatto di alto-livello è stata sempre una tradizione positiva costruita dalle precedenti generazioni di leader» dei due Paesi. Secondo il presidente cinese, «Cina e Singapore hanno assunto posizioni analoghe e condividono interessi comuni nel processo di globalizzazione economica, nel libero commercio e negli investimenti».
L'enorme peso internazionale della Cina, la fase di "nuova normalità" attraversata dalla sua crescita, sempre più determinata da consumi interni ed investimenti innovativi, il suo valore aggiunto, ormai caratterizzato dalla prevalenza del settore dei servizi, la forte spinta all'innovazione del programma Made in China 2025 ed il crescente ruolo globale di piazze finanziarie come Shanghai e Shenzhen, oltre a quello già consolidato di Hong Kong, trovano corrispondenze di rilievo nel processo di sviluppo di Singapore, che nel corso degli ultimi anni ha raggiunto livelli di eccellenza in settori-chiave della nuova economia come la logistica, la ricerca agroalimentare, le infrastrutture e i trasporti, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione e i servizi finanziari.
In relazione alle infrastrutture, uno degli ambiti su cui gli investimenti cinesi si stanno concentrando maggiormente sia in patria che all'estero, Xi Jinping ha osservato che «l'Iniziativa Belt and Road rappresenta la priorità nella cooperazione bilaterale», auspicando che le due parti «possano convergere sui progetti di connettività infrastrutturale e promuovere la partecipazione dei Paesi della regione nella creazione di una nuova rotta commerciale». Piena la condivisione di Lee Hsien Loong che, mostratosi estremamente convinto della necessità di collaborare in questi settori, ha garantito il massimo supporto di Singapore all'iniziativa Belt and Road, alle attività della Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (AIIB) e allo sviluppo della cooperazione tra la Cina e l'ASEAN, di cui la città-Stato è autorevole membro fondatore.
Tra i progetti in discussione, spicca sicuramente quello relativo alla costruzione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità tra Kunming e Singapore che, una volta completata, attraverserà anche il Myanmar, la Thailandia e la Malesia. La definitiva entrata in servizio, proprio giovedì scorso, di Fuxing, il nuovo treno-proiettile (velocità massima di 400 km/h) interamente progettato e realizzato in Cina, è senz'altro una curiosa coincidenza che, tuttavia, lancia un chiaro segnale al resto del mondo in merito alle capacità di sviluppo ferroviario raggiunte dal Paese asiatico.
Il rafforzamento delle relazioni sino-singaporiane, ovviamente, non coinvolge soltanto gli interessi economici e commerciali ma anche una serie di azioni diplomatiche bilaterali finalizzate «alla pace, alla stabilità e alla prosperità della regione e del mondo». In Cina, infatti, Lee Hsien Loong ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping a distanza di ventidue mesi dal vertice tenuto con l'ex governatore di Taiwan Ma Ying-jeou, quando Singapore finì sotto i riflettori dell'Asia e del mondo per aver ospitato uno degli incontri più importanti degli ultimi anni, all'epoca definito «una pietra miliare» da un portavoce dello stesso Ministero degli Esteri di Singapore. A questo proposito, mercoledì scorso Lee ha voluto ribadire che «Singapore aveva già aderito alla politica di 'una sola Cina', opponendosi all''indipendentismo taiwanese' ed auspicando la stabilizzazione e la prosperità della Cina».
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia