(ASI) Precipita la situazione politica in Corea del Nord, dopo il test della bomba ad idrogeno che ha causato due forti scosse di terremoto. Unanime la condanna mondiale, potrebbero nascere i presupposti per un nuovo, pericolosissimo conflitto bellico.
Il grande interrogativo che, in queste ore dovremmo farci, è quello delle armi a disposizione dei coreani, e del loro improvviso sviluppo tecnologico: la bomba ad idrogeno è molto più potente di una normale bomba atomica. In più, si tratta di un ordigno bellico miniaturizzato, che può essere caricato nell’ogiva di un missile intercontinentale, in grado di colpire gli Stati Uniti. La tecnologia di miniaturizzazione, realizzabile nel giro di diversi anni, è stata acquisita, inaspettatamente, in tempi record. Nel 2016, i media indicavano i missili nordcoreani come “a corta gittata”, in grado di raggiungere, al massimo, il vicino territorio del Giappone. Oggi, invece, le armi di Kim Jong-Un sembrano essere una minaccia in grado quasi di colpire ogni angolo del globo. Come è stato possibile implementare le nuove tecnologie sui motori di spinta, in un Paese così isolato come la Corea del Nord? Secondo l’intelligence americana, l’assistenza tecnologica viene dall’estero: un esperto tedesco, lo scorso anno, ha notato una somiglianza tra i motori dei missili dei test di Pyongyang con quelli prodotti in Ucraina, esattamente con il modello RD 250, realizzati nella fabbrica Yuzhmash di Dnipro. Tali propulsori sono stati realizzati per l’arsenale russo fino al 2014, ma quelli prodotti negli anni successivi erano rimasti invenduti, a causa della rottura dei rapporti tra Ucraina e Russia. La Corea del Nord potrebbe aver approfittato della situazione accaparrandosi i motori. La vicenda si tinge poi di giallo: Cina e Russia, secondo Washington, potrebbero essere coinvolti nella vicenda. Nonostante le smentite, la compagnia russa Energomash, da sempre in rapporti stretti con la Yuzhmash, potrebbe aver fatto da tramite. Nonostante la criticità della situazione, l’azione degli organi di controllo internazionali è praticamente nulla. Oltre agli Usa, risulta non pervenuta ogni possibile azione o presa di posizione da parte dell’Unione Europea. Come mai? È forse tutto architettato per dare un senso, anche per gli anni a venire, all’esistenza della NATO, che sembra quasi destinata a diventare un semplice organo per il contrasto al terrorismo islamico? Che ruolo continua ad avere la fabbrica ucraina, e perché continua a ricevere fondi per le tecnologie missilistiche che rivende? Da anni la Corea del Nord sfrutta il mercato nero per sviluppare la tecnologia missilistica. Oggi, Kim Jong-Un è purtroppo diventato un nemico molto più credibile, e soprattutto molto più pericoloso. Lo scrive su http://www.fabriziobertot.it/crisi-corea-del-nord-misteri-uno-sviluppo-tecnologico/
l'onorevole Fabrizio Bertot che ringraziamo per l'autorizzazione a pubblicare l'articolo concessa ad ASI