(ASI) La Confederazione generale del lavoro argentina (Cgt) ha annunciato la convocazione di una mobilitazione generale contro il presidente Maurico Macri per il prossimo 7 marzo e ha indetto uno sciopero generale che si terrà nella seconda metà del mese di marzo a causa delle politiche economiche del primo mandatario di Buenos Aires.
Carlos Acuna, membro della direzione del Cgt ha detto: “Questo è l’inizio della lotta per invitare il governo a rispettare i suoi impegni. Il dialogo con noi non viene soddisfatto, abbiamo solo questo strumento per invertire la situazione”.
Hector Daer, altro membro della direzione del Cgt ha annunciato che non parteciperà ai prossimo incontri tra le parti a causa della mancanza di fiducia verso il governo.
Il rapporto tra il sindacato e il presidente Macri si è deteriorato negli ultimi mesi a causa delle decisioni prese dal presidente in materia di cassa integrazione e di riforma del lavoro. Lo scorso anno la Cgt ha organizzato due grandi manifestazioni contro l’esecutivo: la prima nel mese di aprile, la seconda a novembre alla quale hanno aderito molte organizzazioni sindacali.
Nei giorni scorsi l’ex presidente Cristina Fernandez parlando del nuovo aumento delle tariffe energetiche deciso dal governo ha sottolineato: “L’aumento varierà dal 61 al 148 per centro tra febbraio e marzo. Si tratta di un vero e proprio assalto alle tasche dei cittadini”, ricordando che il governo ha deciso un aumento del 6 per cento sulla sanità privata e alzato il prezzo dei pedaggi della autostrade a Buenos Aires.
Secondo gli ultimi dati la metà degli argentini è sempre più costretta a scegliere se spendere soldi per il cibo o per i servizi di base. L’Istituto argentino di statistica e per i censimenti (Indec) nel suo ultimo rapporto ha infatti rivelato che nel terzo trimestre dell’anno che si è appena concluso il 10 per cento della popolazione più ricca ha ricevuto un reddito di 25,6 volte superiore a quello del 10 per cento della popolazione più povera.
Secondo l’Indec in questo momento gli argentini più poveri vivono con circa 1370 pesos, circa 80 euro, mentre quelli più ricchi con poco meno di 35 mila, circa 2100 euro. La metà degli argentini guadagna in media meno di 8 mila pesos, meno di 500 euro, al mese, una cifra non sufficiente a far fronte contemporaneamente alle spese per il paese, 320 euro al mese, e a quelle per i servizi di base, stimati in poco meno di 750 euro al mese.
Il paese indio-latino ha chiuso il 2016 facendo registrare una contrazione del Prodotto interno lordo (Pil) del 3,8 per cento solo nell’ultimo trimestre. Nello stesso periodo l’attività industriale è diminuita del 4,1 per cento mentre l’inflazione si è assestata al 40 per cento. Contemporaneamente sono stati varati aumenti nei servizi di gas, elettricità e acqua.
Durante la campagna elettorale per la sua elezione Macri aveva promesso che l’Argentina sarebbe diventato un paese a “povertà zero” ma subito dopo aver assunto la presidenza è tornato sui propri passi dicendo che quello è un obiettivo impossibile da raggiungere.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia