(ASI) La Turchia è sempre più vicina a modificare in senso presidenziale la propria costituzione assecondando così il volere del presidente Recep Tayyip Erdogan. Unico movimento che sostiene la riforma il Partito giustizia e sviluppo (Akp), dalle cui fila proviene lo stesso Edrogan, mentre tutti gli altri si oppongo, anche se l’Akp dispone della maggioranza assoluta. Una volta approvata la riforma Erdogan, al poter dal 2003 al 2014 come primo ministro e dal 2014 come presidente, potrebbe governare fino al 2029.
Fin dalla sua elezione presidenziale l’Akp ha cercato di modificare in senso presidenziale la costituzione, trovando però una forte opposizione sia in parlamento sia nel paese. Dopo gli attentati dello scorso anno ed il tentato golpe dello scorso luglio però la situazione sembra leggermente cambiata.
In base al nuovo testo stilato il presidente, attualmente figura simile a quella italiana, potrebbe emanare decreti, dichiarare lo stato di emergenza, nominare i ministri e funzionari statali superiori e sciogliere il Parlamento. Poteri che i due principali di opposizione, i kemalisti del Chp ed i nazionalisti dell’Mhp, non vogliono concedere ad Erdogan per paura di una deriva autorità. Il terzo partito di opposizione, i filo curdi dell’Hdp, è stato fortemente ridimensionato dopo gli arresti degli ultimi mesi.
Fino ad ora sono stati approvati in seconda lettura ben 11 articoli e secondo molti già entro questa sera potrebbero essere varati gli ultimi 7.
La riforma dovrà però essere confermata tramite referendum che dovrebbe svolgersi in primavera visto che a sostenerla è stata una maggioranza di 330 deputati su 550 e non dei due terzi come previsto dalla costituzione.
Nel 2014 assumendo la carica di presidente Erdogan ha più volte oltrepassati i proprio poteri continuando di fatto a comandare la politica turca, grazie anche alla sua popolarità presso i turchi.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia