(ASI) A pochi giorni dalla chiusura del COP22 a Marrakesh e in concomitanza con l’avvio della seconda edizione dei Rome Med-Dialogues, si svolge oggi alla Farnesina la Conferenza Ministeriale sull’energia dei Paesi dell’Unione per il Mediterraneo, con la partecipazione di 43 Paesi delle due sponde del Mediterraneo che oggi si sono seduti attorno al Tavolo mediterraneo di Michelangelo Pistoletto.
Co-Presieduti dal Commissario europeo all’Energia ed al Clima, Cañete, ed il Ministro giordano dell’Energia Saif, Ministri e diplomatici discutono del rilancio della collaborazione energetica come fonte di benessere dell’intera Regione.
L’energia rappresenta tradizionalmente uno dei più solidi e cruciali ambiti di collaborazione tra i Paesi del Mediterraneo ed i Vicini sono costantemente tra i primi fornitori di idrocarburi dell’Italia e dell’Europa. Oggi, l’Energia è sempre più un fattore strategico di crescita, che Europa e sponda sud del Mediterraneo devono impegnarsi a condividere per uno sviluppo condiviso e sostenibile. Grazie anche alla fattiva adesione italiana alle nuove linee di cooperazione tracciate dall'Agenda 2030, la cooperazione energetica tra UE e paesi del Mediterraneo è sempre più al centro della politica energetica europea anche nell’ottica di mettere a pieno frutto il potenziale che è in grado di garantire come chiave di stabilizzazione delle zone di conflitto.
L’Unione per il Mediterraneo
L'Unione per il Mediterraneo (UpM) è un'organizzazione intergovernativa fondata nel 2008, pensata come foro di discussione tra le due sponde del Mediterraneo, che raggruppa 43 Paesi sulla base di una co-presidenza paritaria tra i 28 Paesi membri dell'Unione europea (UE), i Paesi dell'Unione del Maghreb Arabo (Algeria, Marocco, Mauritania e Tunisia, con uno status di osservatore per la Libia), i Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro), l’Egitto, Israele, la Giordania, il Libano, Monaco, la Palestina e la Turchia. Dal 2012 la Siria si è auto-sospesa, mentre il Regno Unito, già assente dalle riunioni periodiche, ha accentuato il suo distacco dall'UpM a seguito della Brexit. Attualmente l’UpM è copresieduta dall’Unione Europea e dalla Giordania.
L’obiettivo principale dell’UpM è affrontare le tre priorità strettamente correlate della regione: lo sviluppo umano, la stabilità e l'integrazione attraverso la cooperazione regionale, il dialogo e realizzazione di progetti concreti e iniziative aventi un impatto tangibile sui cittadini della regione, in particolare i giovani. A partire dal 2011, sull'onda delle rivolte arabe, l'UpM, di concerto con la Commissione e le maggiori istituzioni finanziarie europee, ha concentrato la sua attenzione sui settori infrastrutturali.
L’Italia è riuscita, con la Conferenza “EuroMed” di Roma del 19 novembre 2014, ad affermare una politica volta a rilanciare la cooperazione multilaterale nel settore dell’energia, con la creazione di tre distinte piattaforme di cooperazione rispettivamente sul gas, sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica, nonché sulla creazione di un mercato elettrico regionale. L'avvio nel 2015 delle tre piattaforme, consente oggi di avere un quadro di riferimento più sicuro per realizzare i programmi di cooperazione finanziati dalla Commissione europea. L’ultima piattaforma ad essere stata lanciata in ordine di tempo è quella sulle energie rinnovabili, nel contesto della COP22 di Marrakech, appena terminata.
Giacimenti off-shore nel Mediterraneo orientale
L’energia rappresenta uno dei più solidi e cruciali ambiti di collaborazione tra i Paesi del Mediterraneo ed i vicini della sponda sud sono costantemente tra i primi fornitori per l’approvvigionamento italiano di idrocarburi. Grazie anche alla costante e progressiva azione italiana in ambito UE, la cooperazione energetica tra UE e Paesi del Mediterraneo è sempre più al centro della politica energetica europea anche nell’ottica di migliorare la sicurezza diversificando le rotte e le fonti dell’approvvigionamento, obiettivo primario dell’Energy Union. L’Energy Diplomacy Action Plan comunitario è stato definito e costantemente riaggiornato in tal senso, annettendo prioritaria importanza alla piena capitalizzazione del dialogo energetico tra Paesi del Mediterraneo e mettendo a frutto il potenziale che la collaborazione energetica è in grado di garantire anche in chiave di stabilizzazione delle zone di conflitto.
Le recenti scoperte di gas nell’area del Mediterraneo orientale sono solo una parte dei nuovi campi nel cosiddetto “Levantine basin” - che include le aree marittime di Israele, Cipro, Libano e Siria - e pongono le premesse per una nuova forma di collaborazione e un potenziale riequilibrio del mercato energetico regionale,. A seguito dei successi di queste attività esplorative Israele è diventato produttore di gas naturale ed esportatore di gas per i prossimi decenni. (I giacimenti Tamar e Leviathan hanno riserve presunte di circa 900 miliardi di metri cubi di gas e quelli al largo di Cipro stimati in 128 miliardi di metri cubi di gas). Nell’agosto 2015 ENI ha effettuato la scoperta di gas offshore più importante del Mediterraneo, nonché il quarto campo più grande al mondo, presso il prospetto esplorativo denominato “Zohr”. Il giacimento presenta un potenziale di risorse fino a 850 miliardi di metri cubi di gas in posto (5,5 miliardi di barili di olio equivalente) e un’estensione di circa 100 km quadrati.
Il piano di sviluppo prevede l’avvio della produzione entro la fine del 2017 e un aumento progressivo fino a raggiungere un volume di circa 75 milioni di metri cubi standard di gas al giorno (equivalenti a circa 500 mila barili di olio equivalente al giorno[1]) entro il 2019.
Le scoperte di gas realizzate hanno dato slancio alla cooperazione tra Egitto, Israele, Cipro, Grecia, sotto forma delle trilaterali Cipro-Egitto-Grecia e Cipro-Israele-Grecia, alle quali l’Italia guarda con favore, e che si avvale dell’azione di raccordo che ENI sta svolgendo in tutti i Paesi del Mediterraneo orientale in cui opera.
Progetto ELMED
Il progetto ELMED (ELectricité MEDiterranéenne) di interconnessione elettrica fra Italia e Tunisia nacque da un accordo del 2009 tra TERNA e la società omologa tunisina STEG (con la creazione di una società mista), seguito ad un Accordo del 2008 fra i due Ministeri competenti. Prevedeva la realizzazione, in Tunisia, di un polo di produzione elettrica (1.200 MW, di cui 800 MW per il mercato italiano) e di un cavo elettrico sottomarino Italia/Tunisia da 1.000 MW per l’export (circa 230 km). Il costo oscillava fra 1,7 miliardi e 2,2 miliardi di euro, con avvio di esercizio nel 2015/2016.
Il progetto è stato recentemente rivisto: Si è eliminata la componente del polo di generazione in Tunisia e si è previsto, anziché un flusso Tunisia – Italia, un flusso biunivoco (nel breve termine il cavo servirebbe ad esportare elettricità dall’Italia verso la Tunisia (600 MW con possibilità di raddoppio). Il costo stimato è di 600 milioni di euro.
Fonte e foto.www.esteri.it