Quanto alla fornitura di armi ai ribelli, Frattini ha reso noto che "si è aperta una riflessione importante che porta a menzionare" nel documento finale "aiuti materiali per l'autodifesa dell'opposizione: vuol dire armi ma non solo, anche strumenti di comunicazione e apparati per l'intercettazione delle comunicazioni radio del regime", quindi "dare all'opposizione la possibilità di difendersi strada per strada, dove la Nato non può intervenire". Il Ministro ha aggiunto che su questo punto "non c'è una unanimità di previsione ed ogni Paese potrà valutare come aiutare". Adesso, bisogna "stabilire, come ritengo, se questo intervento non violi la risoluzione ONU oppure sì".
Preoccupa poi la situazione umanitaria e gli aiuti sono stati riconosciuti come un priorità. Potrebbero essere circa 3,6 milioni le persone bisognose, secondo il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, presente a Doha, mentre Frattini ha parlato di Misurata come di "una città martire" ed ha ricordato l’impegno italiano su questo fronte sin dall’inizio della crisi.
Per il futuro della Libia, Frattini ha chiesto che le Nazioni Unite assumano "il coordinamento della prospettiva politica" che porti a un'assemblea costituente in grado di indire libere elezioni e rilanciare lo sviluppo economico, ma il cessate il fuoco - ha puntualizzato - non significherà "la legittimazione di Gheddafi e quindi la divisione in due della Libia".
La prossima riunione del Gruppo di Contatto si terrà a Roma nella prima settimana di maggio. Ora il confronto sulla Libia si sposta a Berlino, con una Ministeriale Esteri della NATO (il 14 e 15 aprile). Da Doha il Cnt ha chiesto all’Alleanza Atlantica di intensificare i raid aerei contro le forze del regime.