La “precondizione perché si possa ricominciare con la riconciliazione nazionale in Libia", secondo l’Italia, è che Muammar Gheddafi "deve lasciare il potere”. Si tratta, ha spiegato Frattini in un’intervista alla radio francese Europe 1, del "punto numero uno di questa road map", che esclude fra l'altro una divisione della Libia: "non possiamo accettarlo - ha spiegato il Ministro - sarebbe il fallimento della nostra missione internazionale. Bisogna lottare con mezzi politici e militari per una Libia democratica e unita".
Frattini ha escluso anche che qualsiasi componente della famiglia Gheddafi possa essere associato in futuro al potere di Tripoli: "Su questo punto sono d'accordo con il mio amico Alain Juppé (ministro degli Esteri francese) e stamattina sono a Londra per parlarne con il collega inglese William Hague".
Quanto all’eventualità di un’azione di terra da parte della coalizione internazionale, Frattini è stato categorico: “Per me è impossibile”. La risoluzione ONU, ha però aggiunto, “permette che siano fornite armi. Ma - ha proseguito - si tratta di una mia opinione, non abbiamo ancora discusso di questo, ora ce ne sarà l'opportunità”.
Resta molto stretto il canale di comunicazione con il Comitato Nazionale Transitorio di Bengasi. "In questa fase drammatica siamo riconoscenti al governo italiano per quello che ha fatto e sta facendo per noi", ha sottolineato il Presidente Jalil, che nei prossimi giorni arriverà in Italia per incontrare il Presidente Napolitano, il Premier Berlusconi ed il Ministro Frattini. "Ci impegniamo - ha aggiunto - a combattere l'immigrazione clandestina", in cambio di una "mano" a "proteggere le nostre frontiere". Il Cnt chiede all’Italia ed alla comunità internazionale "di fare di più perché la nostra gente possa affrancarsi dal giogo del regime".