(ASI) Lo scorso venerdì il nostro presidente del Consiglio Matteo Renzi ha partecipato al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, un appuntamento ormai giunto alla sua ventesima edizione e diventato tra i più importanti eventi nell'area ex-sovietica e nel mondo. Ospite del padrone di casa, il presidente russo Vladimir Putin,
Renzi ha preso attivamente parte al dibattito assieme al presidente kazako Nursultan Nazarbayev, uno dei leader politici più influenti sul piano internazionale nel corso degli ultimi venticinque anni.
Ideatore e "demiurgo" dell'integrazione eurasiatica, dal 1991 Nazarbayev guida le redini di uno dei partner più importanti dell'Italia non solo in Asia ma nel mondo intero, facendo del Kazakhstan una sede di dibattito privilegiata sui più svariati aspetti della governance globale, come la cooperazione economica, la stabilizzazione finanziaria, l'innovazione tecnologica, il dialogo di civiltà, la sicurezza e la non-proliferazione nucleare, grazie ad una serie di vertici internazionali che vedono Astana e Almaty protagoniste.
Italia-Kazakhstan, un consolidato rapporto win-win
Stando ai dati Istat/ICE, l'interscambio commerciale tra l'Italia e il Kazakhstan è salito dai 2,2 miliardi di euro del 2005 ai 3,1 miliardi del 2014. Soprattutto a causa della nostra domanda energetica, il saldo delle partite correnti per noi resta negativo, ma già nel 2014 ad un calo delle esportazioni italiane verso il Kazakhstan pari al 3,6% su base annuale è corrisposto un calo delle importazioni italiane dal Kazakhstan pari addirittura al 34%, a dimostrazione che, crescendo di volume, la dinamica del business tra i due Paesi ha subito profonde trasformazioni nel corso degli ultimi dieci anni. Da un lato il comparto energetico italiano può aver senz'altro diversificato ed ampliato il ventaglio dei suoi partner internazionali nell'ambito dell'import di Oil&Gas, ma dall'altro il Kazakhstan ha sicuramente accresciuto il peso dei servizi, dell'innovazione, dell'industria leggera e della tutela ambientale (ad es. Green Bridge), settori dove gli operatori italiani possono non solo piazzare beni finiti o intermedi di qualità ma anche dare vita a joint-venture redditizie e ben viste all'estero.
Per quel che riguarda l'export, al momento i prodotti italiani che riescono a penetrare meglio nel mercato kazako sono i macchinari, la gioielleria e i materiali edili. In tema di investimenti, invece, come riporta una nota dell'Ambasciata italiana ad Astana, nel periodo 2005-2015 l’Italia si è affermata come nono Paese al mondo per capitale investito in termini assoluti in Kazakhstan, per un flusso molto attivo in particolare nel settore petrolifero (ENI, Saipem, Bonatti ecc. ...) e in quello delle costruzioni (Salini - Impregilo, Italcementi ecc. ...). Nel piano di ripresa economica Nurly Zhol (letteralmente, "Sentiero Luminoso") viene data la priorità sia alla realizzazione - già in corso - di nuove connessioni infrastrutturali (autostrade, ferrovie e porti) che alla modernizzazione dell'edilizia abitativa e degli impianti idrici e di riscaldamento. In questi ambiti sembrano aprirsi significative opportunità anche per molte piccole e medie imprese italiane, sulla scia tracciata dai grandi nomi già presenti nel Paese centrasiatico.
Prodi, Berlusconi e adesso Renzi
Grazie a questo rapporto privilegiato, l'Italia ha potuto seguire da vicino il dinamismo e le continue trasformazioni del Kazakhstan, riuscendo ad aggiornare costantemente le sue proposte in base ai cambiamenti in atto nel Paese ex-sovietico. Da campione della produzione petrolifera e dei settori estrattivi in genere, in pochi anni il Kazakhstan è diventato un esempio di sviluppo e organizzazione per tutti gli altri Paesi turcofoni dell'Asia Centrale, spostando il suo target verso la diversificazione e l'innovazione.
Con il programma Kazakhstsan-2030, pubblicato dal governo nel 1997, all'avvio dei lavori per la nuova capitale Astana, e con il suo successore, il programma Kazakhstan-2050, pubblicato nel dicembre 2012, Nazarbayev e il governo kazako avevano previsto con netto anticipo la crisi del barile, approntando gli strumenti per limitarne gli effetti più negativi, che invece hanno ad esempio portato la Russia in recessione (-3,7%) nel 2015. Il ricorso al fondo sovrano, accumulato nel corso degli anni proprio in previsione delle congiunture internazionali più critiche, e l'implementazione del nuovo piano di ripresa Nurly Zhol hanno permesso al Nur Otan, il partito di governo, di riguadagnare la fiducia della maggioranza del popolo kazako nelle recenti elezioni legislative anticipate al marzo scorso. Tre sono le principali direttrici individuate per restituire vigore all'economia kazaka: la modernizzazione infrastrutturale, inclusa la superstrategica Zona Economica Speciale Khorgos-East Gate; lo stimolo delle piccole e medie imprese; e la massimizzazione del rendimento di Expo2017, anche in termini di know-how, partenariati e capitale umano.
Razionalizzate tra il 2006 e il 2008 dall'allora premier Romano Prodi, il quale aveva fortemente sostenuto la candidatura alla presidenza OSCE di Astana, che a sua volta ha sostenuto quella di Milano per Expo2015, le relazioni col Kazakhstan si consolidarono durante il IV Governo Berlusconi (2008-2011), quando l'ex leader del centro-destra elogiò in più occasioni il presidente Nazarbayev per i risultati raggiunti dal suo Paese in termini di sviluppo economico e lotta alla povertà. Tra il 2012 e il 2013, i rapporti economici e commerciali bilaterali risentirono della crisi strutturale attraversata dall'Italia, che aveva drasticamente ridotto gli stimoli pubblici all'economia e aumentato la pressione fiscale sulle imprese. Con Enrico Letta ed in modo più deciso con Matteo Renzi, invece, si sono registrati segnali di ripresa che hanno portato nel giugno 2014 proprio Renzi ad Astana per concludere importanti contratti per ENI ed Iveco, e nel giugno dell'anno scorso Nazarbayev a Milano per siglare 20 accordi bilaterali di alto livello (per un valore totale di circa 500 milioni di euro) in ambiti che vanno dalla meccanica agricola al tessile, dall'agro-alimentare all'edilizia, passando ovviamente per l'Oil&Gas, dove ENI e KazMunayGaz hanno ampliato il loro storico partenariato.
Al di là degli accordi stabiliti con la Russia per circa 1,4 miliardi di euro, la presenza di Matteo Renzi a San Pietroburgo ha dato un segnale politico forte al resto dell'Europa, ponendo l'Italia all'avanguardia nel processo di dialogo e riavvicinamento tra l'area europea e l'area eurasiatica, nel tentativo di superare le controversie nate con la guerra civile ucraina. Nel suo discorso alla platea di San Pietroburgo, Nazarbayev, uno dei principali promotori degli Accordi di Minsk, ha imputato alle carenze nell'integrazione e nell'interconnessione le sofferenze dell'economia globale, dicendosi seriamente preoccupato per il deflusso di capitale dai Paesi in via di sviluppo, che gli esperti prevedono possa raggiungere il volume complessivo di 450 miliardi di dollari entro la fine del 2016. Secondo il presidente kazako, il crollo dei prezzi delle materie prime ha ridotto drasticamente le entrate dei Paesi esportatori intensificando, all'opposto, la spinta deflazionistica nei Paesi importatori. «I governi e le banche centrali - ha proseguito Nazarbayev - hanno così perduto buona parte della loro capacità di rilanciare l'economia». Il leader kazako si è dunque augurato un'espansione definitiva della cooperazione tra l'Unione Europea e l'Unione Economica Eurasiatica per quella che sarebbe una «svolta nello sviluppo del più vasto continente eurasiatico e del mondo nella sua interezza».
Tuttavia, come ha ricordato Renzi, la risoluzione dei problemi economici e delle controversie internazionali può e deve essere strettamente connessa alla cultura e ai valori. In questo senso, un più forte rapporto tra l'Italia e il Kazakhstan, e in generale tra l'Europa e l'Asia Centrale, può facilitare anche la cooperazione in tema di sicurezza e dialogo di civiltà, per neutralizzare l'estremismo e rendere il mondo un luogo più sicuro e prospero.
Andrea Fais - genzia Stampa Italia