A Idomeni 8400 profughi da trasferire. Dove andranno?

47c39bf3 9f58 4c84 a207 a5de6107a60d xlLa Turchia avverte: "Siamo senza finanziamenti. Accordo con l'UE a rischio"

(ASI) Grecia - Raccoglie in silenzio il poco che ha e mette tutto a bordo di un passeggino un ragazzino del campo profughi di Idomeni, in Grecia, proprio al confine con la Macedonia. Insieme a molti altri sa certamente di dover andare via, ma non conosce la destinazione, non sa cosa il futuro sarà in grado di proporgli.


L'ordine del governo Tsipras è tassativo, 8400 profughi siriani da trasferire verso zone ignote. Per farlo sono stati messi a disposizione 700 poliziotti, nove squadre antisommossa, 32 pullman coadiuvati da bulldozer ed elicotteri.
La tendopoli è stata per mesi simbolo della vergogna, dell'incoerenza di un'intera organizzazione sovranazionale come l'Unione Europea. Il paese, meta imprescindibile della rotta balcanica verso l'Europa, è stato ieri teatro di un trasferimento forzato durante il quale a nessun giornalista o testimone di una ONG è stato permesso di assistere. YouTube e i nuovi portali hanno provato invece un trasferimento senza violenza, resistenza né tensioni, ma tutti i profughi di Idomeni, dei quali in proporzione il 40% sono bambini, che destino avranno?
Venti di loro sono già diretti in Spagna, uno dei pochi Paesi UE che ha approvato il meccanismo delle quote, ma gli altri 54mila?

Il 18 marzo è stato siglato l'accordo fra UE e Turchia. Ogni Siriano che non abbia i requisiti di soggiornare nell'Unione Europea sarà mandato ad Ankara, un altro avente diritto sarà invece potenzialmente ricollocato a Bruxelles o nei Paesi che avranno lo slancio di aderire. Purtroppo, a poco più di due mesi di distanza, emergono già i primi moniti dell'AKP, il partito del Presidente Recep Tayyip Erdogan fondato nel 2001. "Non abbiamo ottenuto alcun visto, né ricevuto un solo centesimo del tanto auspicato finanziamento di 3 miliardi dell'Unione Europea. Noi abbiamo costruito campi e strutture di accoglienza, impiegato risorse, provveduto ai loro fabbisogni. Se continueremo ad essere costretti a fare tutto da soli l'accordo sui migranti sarà annullato."

Bruxelles
aveva chiesto 72 criteri specifici per l'ottenimento dei visti, in più una normativa antiterrorismo che Ankara non vuole cambiare. "Troppo esigenti - afferma Erdogan - In una tale emergenza non si può far caso al pelo nell'uovo".
Le tensioni sono protagoniste della politica estera turca nei giorni in cui il neo Primo Ministro Binali Yildrim ha presentato al Capo di Stato i suoi ministri, ricordando nel suo discorso di investitura al parlamento che la Turchia è ancora ben intenzionata di aderire all'Unione Europea, ma che certamente ci si deve venire incontro. "La Turchia non sta chiedendo favori, ma onestà."
Di fronte a tutto questo l'UE ha infine dato segni di un'accelerazione per il primo versamento di aiuti economici ad Ankara, a cui faranno seguito altri tre miliardi di euro supplementari fino alla fine del 2018.
L'Eurogruppo ha quindi dato l'ok, ma questo scambio di profughi e migranti come fosse il più popolare gioco di figurine dei calciatori saprà davvero soddisfare le esigenze di quest'emergenza comunitaria? Ascoltando la Turchia si arriva a pensare che purtroppo questo accordo non serva nemmeno a tamponare il flusso migratorio che ogni giorno coinvolge le coste del mar Mediterraneo.
Idomeni è solo un simbolo, ma può certamente essere il caso studio di tante altre realtà europee. In un continente debole, dove la sua organizzazione internazionale per eccellenza è minacciata dall'ascesa di nuovi nazionalismi, dalle crisi del nostro tempo, dalla possibilità di perdere i pezzi, Gran Bretagna su tutti, che voterà per andarsene proprio nei giorni di massima difficoltà dell'Unione, quale slancio di risoluzione può essere fornito dall'UE?

In Austria ha vinto Van Der Bellen, ma altri poliziotti sono sopraggiunti sulla frontiera del Brennero. Basteranno davvero i fragili accordi, la debole vittoria dei moderati, le continue tensioni politiche nei massimi palazzi del potere e le soluzioni di comodo a dare anche solo un minimo di speranza a quei bambini che con uno zaino in spalla e il passeggino pieno di affetti sono costretti a riprendere il loro infinito cammino verso un mondo migliore?

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

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