(ASI) Cresce la tensione tra Bolivia e Cile dopo la decisione delle autorità di Santiago di installare una nuova base militare lungo il corso del fiume Silala, da tempo oggetto di contesa tra i due paesi, ad appena 15 chilometri dal confine tra i due paesi.
Ieri sul proprio profilo sul popolare social network “Twitter” il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha definito “un attacco” la decisione di installare la base così vicino ai confine, parlando poi in occasione di una cerimonia pubblica ha ricordato che il diritto internazionale prevede che le basi militari non possano sorgere a meno di 50 chilometri dai confini con un altro stato. Sempre via “Twitter” Morales ha poi criticato la decisione cilena che va contro “l’integrazione dei popoli”.
Sempre via “Twitter” ha poi aggiunto: “Non siamo più in tempo di colonialismo, imperialismo o invasioni. Siamo popoli millenari che vivono in pace, con il dialogo e la democrazia. Non posso credere che il Cile abbia socialisti al governo e oligarchi militaristi al potere. Noi vogliamo solo la giustizia”. Morales è poi tornato sul contenzioso aperto tra i due paesi per uno sbocco sul mare, con La Pazche si è rivolta al tribunale internazionale dell’Aja per ottenerne proprio a scapito del Cile.
Giusto un anno fa, maggio 2015, le parti si sono affidate alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja per un’eventuale modifica del trattato di Pace e Amicizia siglato dalle parti nel 1904 che però secondo il Cile nulla avrebbe a che vedere con la possibilità di negoziare un eventuale accesso al mare per La Paz. In quegli anni la Colombia aveva combattuto contro il Perù per controllare il Cile e la successiva sconfitta portò La Paz a firmare dei trattati in cui cedeva il suo litorale oceanico, perdendo così ogni accesso al mare; Morales si è però impegnato nel difficile compito di dimostrare la competenza di questo organismo in merito a questa controversia, dopo che nel 2013 il governo di Santiago ha rifiutato ogni pacifica intesa tra le parti.
Lo scorso marzo la Bolivia ha deciso di portare davanti alla Corte internazionale dell’Aja anche l'annosa vertenza con il Cile a proposito del fiume Silala.Il fiume nasce in Bolivia e prosegue il suo corso in Cile fino a immettersi nel Pacifico. Le acque sono sfruttate dalle miniere cilene: per La Paz, Santiago deve per questo pagare alla Bolivia un indennizzo. La richiesta è respinta dal Cile per il quale si tratta di acque internazionali che entrambi gli Stati possono utilizzare a proprio piacimento.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia
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