Cina-Russia, Wang Yi e Lavrov solidificano l'alleanza strategica

892699(ASI) Lo scorso 11 marzo il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è atterrato a Mosca per un incontro con il presidente Vladimir Putin e il ministro Sergej Lavrov. "Voglio cominciare col dire quanto fondamentale riteniamo il livello delle nostre relazioni bilaterali", ha esordito Putin, che ha aggiunto: "Continuiamo a lavorare insieme nell'arena internazionale, nell'economia e nelle attività umanitarie. Il nostro partenariato strategico continua a svilupparsi.

Ho in programma una visita in Cina per la prossima estate e spero di concludere fruttuose, concrete ed amichevoli trattative con il presidente cinese, con cui ho un rapporto professionale e personale molto confidenziale e cordiale".  Wang Yi ha ricordato che proprio quest'anno ricorrono i quindici anni dalla firma dell'Accordo di Amicizia, Buon Vicinato e Cooperazione tra i due Paesi, concluso a margine della nascita dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Ai media, Wang ha voluto ribadire che la Cina "crede fermamente nello sviluppo della Russia quale grande nazione, che ha attraversato molte grandi prove nel corso della sua storia". Riferendosi al presente e alla crisi economica che attanaglia da almeno un anno la Russia, fiaccata dalle sanzioni europee e dal crollo del prezzo internazionale del petrolio, Wang Yi dice di "ritenere che sotto la guida del presidente Putin, il popolo russo saprà ritrovarsi e superare queste difficoltà momentanee".

Tra buoni propositi e speranze

Il commercio bilaterale sino-russo ha risentito di queste difficoltà, calando nel corso del 2015, soprattutto a causa dei prezzi dei beni primari. Eppure, secondo Wang, "in termini di scala e qualità il commercio e gli investimenti reciproci sono in crescita". Nel 2015, le importazioni cinesi di petrolio dalla Russia sono aumentate del 28%, mentre quelle di prodotti meccanici e hi-tech di oltre il 30%. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha sottolineato che la cooperazione con la Cina è "la principale direttrice di politica estera della Russia", ricordando che il presidente russo Putin e quello cinese Xi Jinping si sono incontrati cinque volte soltanto nel 2015. "La Russia - ha aggiunto Lavrov - è pronta a mantenere rapporti di alto livello con la controparte cinese e a rafforzare la cooperazione negli ambiti della finanza, dell'energia, nelle nuove tecnologie, dell'esplorazione spaziale, dei trasporti e delle comunicazioni".

Per il futuro prossimo, la Cina vuole coinvolgere la Russia in alcuni importanti programmi infrastrutturali congiunti per far convergere l'Unione Economica Eurasiatica, l'unione doganale lanciata da Mosca nel 2010 insieme a Bielorussia e Kazakhstan, e la Cintura Economica della Nuova Via della Seta, il piano avviato nel 2013 da Pechino per ricostruire in chiave moderna l'antico reticolato di percorsi commerciali tra l'Asia e l'Europa. Non soltanto le nuove linee ferroviarie ad alta velocità in progetto andranno a potenziare i due corridoi eurasiatici che già oggi collegano rispettivamente Lianyungang a Rotterdam e Chongqing a Duisburg, attraverso Russia e Kazakhstan, ma Gazprom ha in programma di completare le pipeline del progetto Power of Siberia, avviato nelle regioni dell'Estremo Oriente Russo, indirizzandole verso la Cina, che vedrebbe così garantiti volumi di gas pari a circa 38 miliardi di metri cubi per i prossimi trent'anni.

Alla luce delle sanzioni comminate da Bruxelles, dell'annullamento del gasdotto South Stream verso l'Europa meridionale e del pesante clima di tensione tra la NATO e il Cremlino, la Russia spera così di trovare nuovi sbocchi di mercato in Cina e nel resto dell'Asia Orientale. Al contempo, la Cina, dopo il rallentamento del tasso di crescita (+6,9%), il calo della manifattura e la conseguente volatilità sui mercati azionari, cerca di rilanciare il proprio ruolo di leader del commercio mondiale guardando alla Russia come ad un mercato ancora capace di dire la sua, nella speranza che la diversificazione più volte indicata da Putin possa finalmente concretizzarsi per superare i limiti di un'economia ancora troppo dipendente dalle materie prime.

La Cooperazione di Shanghai

La scomparsa del blocco sovietico da un lato ha indebolito il ruolo geopolitico di Mosca ma dall'altro ha consentito a Pechino di ricostruire i rapporti col Cremlino su nuove basi, permettendo così alle due leadership di superare i contrasti ideologici, politici e strategici sorti all'interno del campo comunista alla fine degli anni Sessanta e rimasti sullo sfondo delle relazioni bilaterali, malgrado i tentativi di riavvicinamento intrapresi negli anni Ottanta da Konstantin Chernenko e Deng Xiaoping.

Tra il 2003 e il 2014, il volume di interscambio commerciale tra i due Paesi è cresciuto di oltre 6 volte, passando da 15,8 a 95,3 miliardi di dollari. La cifra di 100 miliardi di dollari prevista per il 2015 è stata mancata di poco a causa della sfavorevole congiuntura internazionale. Tuttavia, il Fondo di Investimento Russia-Cina prevede, sulla base di una crescita tendenziale del 17,8% annuo, il raggiungimento di quota 200 miliardi entro il 2020. Ad oggi, la Cina è il secondo partner commerciale della Russia dopo l'Unione Europea, mentre la Russia è la seconda destinazione degli investimenti diretti esteri cinesi dopo gli Stati Uniti. Lo scorso anno, complici anche le tensioni in Ucraina, la Cina ha scalzato la Germania diventando il primo acquirente del petrolio russo.

Quella tra Cina e Russia è, però, un'alleanza che non si limita all'economia. Nel 1996, infatti, i due governi diedero vita al Gruppo di Shanghai, un'organizzazione focalizzata sulla sicurezza collettiva in Asia Centrale creata assieme a Kazakhstan, Kirghizistan e Tagikistan, tre repubbliche ex-sovietiche esposte ai numerosi fattori di crisi emersi dopo il crollo dell'URSS nel dicembre del 1991, ma soprattutto dopo la fine del regime socialista afghano (1992) e la conseguente conquista talebana di Kabul (1996). Con l'ascesa di Vladimir Putin alla guida della Federazione Russa, sulla scia della dottrina dell'ex primo ministro Evgenij Primakov, promotore dell'avvicinamento a Cina ed India, il Gruppo di Shanghai si arricchì della presenza dell'Uzbekistan e si trasformò nell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO).

Ben presto, la SCO intensificò la sua attività anti-terrorismo creando una struttura regionale integrata (RCTS) e dando il via ad esercitazioni militari congiunte annuali (Peace Mission), coinvolse nel tempo altri sei Paesi in veste di membri osservatori (India, Pakistan, Iran, Mongolia, Bielorussia e Afghanistan), ulteriori sei in qualità di partner per il dialogo (Armenia, Azerbaigian, Turchia, Nepal, Cambogia e Sri Lanka) e tre ospiti speciali (il Turkmenistan, una delegazione dell'ASEAN ed una della CSI), ed espanse il proprio raggio d'azione alle attività diplomatiche, economiche, commerciali e finanziarie fino a costituire una sede di dibattito privilegiata per lo sviluppo di partenariati strategici bilaterali tra i Paesi coinvolti. Soltanto prendendo in considerazione i sei membri fondatori ed i sei membri osservatori, allo stato attuale la SCO ingloba in un'unica organizzazione oltre 3 miliardi di persone, il 20% circa del PIL mondiale, sei dei primi 25 produttori mondiali di petrolio, sei dei primi 25 produttori mondiali di gas naturale, cinque dei primi 25 Paesi al mondo per volume di riserve auree, tre dei primi sei produttori agricoli del pianeta e tre dei primi sei investitori militari al mondo.

 

Siria, Corea e grandi vertici

Wang e Lavrov hanno parlato anche della situazione internazionale, a cominciare dalle due crisi che più direttamente vedono coinvolte Pechino e Mosca, cioè la guerra in Siria e la tensione nella Penisola Coreana. Nel Paese arabo, la Russia - che dallo scorso autunno ha preso in mano la situazione intervenendo militarmente a fianco dell'esercito di Damasco, delle milizie iraniane e di Hezbollah - viene già appoggiata dalla Cina, che approva le attività anti-terrorismo intraprese da Putin congiuntamente con colui che il governo di Pechino considera tutt'oggi il legittimo presidente siriano, ossia Bashar al-Assad. Secondo Lavrov, Russia e Cina "hanno approcci analoghi rispetto alla questione siriana" in relazione alle aspettative che i due governi nutrono dall'entrata in vigore del cessate il fuoco. Il ministro russo ha inoltre auspicato che il processo di pacificazione "potrà essere facilitato dai colloqui in corso a Ginevra tra il governo siriano e l'opposizione", a condizione che quest'ultima "rispecchi l'intero arco delle forze politiche patriottiche ad eccezione dei gruppi terroristici che non godono della protezione garantita dal cessate il fuoco".

Le due parti hanno concordato su una linea forte di sostegno al regime di non-proliferazione e di non-riconoscimento delle ambizioni nucleari di Pyongyang. L'obiettivo delle misure comuni pensate da Russia e Cina è, da un lato, quello di prevenire l'ulteriore sviluppo dei programmi missilistici nucleari nordcoreani, dall'altro quello di scongiurare un crescendo militare nella regione e dunque di favorire una soluzione politico-diplomatica per evitare che la situazione sia usata "come pretesto per una militarizzazione destabilizzante dell'area, compreso i piani per il dispiegamento di sistemi di difesa missilistica". Il riferimento, nemmeno troppo velato, di Lavrov è agli Stati Uniti, che qualche giorno fa avevano avanzato la richiesta di installare un nuovo sistema anti-missile THAAD in Corea del Sud.

Wang e Lavrov sostengono, dunque, con forza l'importanza della Risoluzione 2270, adottata lo scorso 2 marzo dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU che manda un "forte segnale" a Kim Jong-un ma allo stesso tempo "non consente a nessuno di isolare o soffocare unilateralmente la Corea del Nord, lasciando la porta aperta alla ripresa dei colloqui".

Secondo i due ministri, l'impegno dei due Paesi nei grandi consessi internazionali deve intensificarsi di fronte ad un quadro internazionale molto complesso, denso di sfide e ostacoli per la pace e la stabilità globale. Nell'ONU, nel G20, nella SCO e nel BRICS, Cina e Russia svolgono ruoli di importanza vitale per le sorti politiche, economiche e strategiche del mondo e di alcune fra le sue regioni più "calde". L'incontro ha così fornito nuovi spunti per la cooperazione da imbastire nel corso di quest'anno, in attesa del viaggio estivo di Putin in Cina.

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

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