(ASI) La base statunitense forse più famosa al mondo è quella che si trova a Cuba, ovvero Guantanamo, negli ultimi anni tristemente salita alla ribalta per via del relativo carcere e degli abusi qui compiuti ai danni dei detenuti.
Gli Usa sono proprietari indiscussi di questo lembo di terra caraibica da oltre un secolo, per la precisione dal 7 febbraio 1901, ovvero da quando l’allora presidente cubano Tomas Estrada Palma firmò l’accordo di cessione di una zona dell’isola al governo di Washington per la costruzione della base navale di Guantanamo.
Dopo molti negoziati il 10 novembre del 1903, grazie a quello che è passato alla storia come emendamento Platt, gli Usa presero definitivamente in consegna il territorio su cui attualmente sorge la base; con un trattato firmato pochi mesi prima Washington si impegnava a pagava duemila pesos l’anno in monete statunitensi, attualmente poche migliaia di dollari, che la Casa Bianca continua puntualmente a versare ma che il governo de l’Avana non riscuote da quando Fidel Castro è salito al potere.
La sua posizione è altamente strategica ed ha determinate caratteristiche, profondità dei mari, sicurezza e capacità di accogliere navi di grandi dimensioni, che ne fanno una delle più vantaggiose basi navali tra tutte quelle di cui può disporre la marina militare dello Zio Sam; oltretutto la sua posizione permette al Pentagono di avere il predominio militare sui Caraibi nonché di tenere sotto controllo il canale di Panama, oltre ad essere una costante spina nel fianco per il governo dell’isola.
Ovviamente non mancano polemiche relative a questo affitto perpetuo. Nell’articolo “La base navale di Guantanamo e il diritto internazionale” Fernando Alvarez Tabio sostiene infatti che il contratto d’affitto di questa base manchi di esistenza legale e validità giuridica poiché è viziato nei suoi elementi essenziali per l’impossibilità del governo cubano di cedere perpetuamente un pezzo di territorio nazionale e perché il consenso fu strappato con violenza morale, ingiusta e incontrastabile.
Da subito gli Usa iniziarono ad investire in questo presidio, prima per la costruzione di un acquedotto, quindi nella ferrovia e nell’industria dell’elettricità. Da questa base sono partiti i soldati statunitensi che nel 1915 invasero Haiti e nel 1918 la Repubblica dominicana. Nel 1952 il possesso venne confermato tramite il Patto bilaterale tra Cuba e gli Usa per la difesa comune.
Ovviamente agli occhi dell’amministrazione statunitense l’importanza di questo sito crebbe ancor di più in seguito alla rivoluzione del 1959, non a caso al suo interno si rifugiarono i seguaci di Fulgencio Batista in fuga. Negli ultimi decenni questa è stata usata come piattaforma per gli attacchi contro Castro, non a caso oltre ad essere una base navale nel tempo questa è diventata un centro di spionaggio radio elettronico e dotata di infrastrutture capaci di ospitare navi e aerei che in pochissimo tempo possono imporre un blocco navale all’isola.
Teoricamente, se Washington e l’Avana fossero su uno stato di parità questo presidio sarebbe al centro di un intricato contenzioso legale dal momento che la costituzione cubana, approvata dalla popolazione il 24 febbraio 1976, stabilisce all’articolo 11 che “L’isola condanna e considera illegali o nulli i trattati, patti e concessioni concordati in condizioni di disuguaglianza e che non riconoscono o diminuiscono la sovranità e l’integrità territoriale dell’isola”, ma ovviamente nessun tribunale internazionale ha mai preso in seria considerazione queste parole cercando di dirimere la vicenda.
Più nel dettaglia la base della Caimanera, è grande 116 chilometri quadrati ed è formata dal porto, da due piste d’atterraggio per aerei di grandi dimensioni ed ospita qualcosa come 9000 militari ed ovviamente le rispettive famiglie. Il comando militare statunitense ha sempre cercato di far vedere che le attività di preparazione delle truppe nel territorio della base avevano un senso prettamente difensivo, tanto da arrivare a denominare le truppe come Defex; nonostante ciò però molti i segnali che smascherano queste pacifiche intenzioni. Nel regolamento operativo della fanteria di marina per la preparazione degli stati maggiori al combattimento, c’è infatti una pagina che mostra uno schema rappresentativo di una idea di invasione dal territorio interno della base di Guantanamo.