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Italia, Basi americane e sovranità nazionale.  Di Ernesto risponde a Cazzullo
(ASI)  Il Corriere della Sera ha pubblicato a firma di Aldo Cazzullo l'articolo: "Sigonella, Aviano, Gioia del Colle. Quei luoghi simbolo tra orgoglio e mistero.  Dal "No" di Craxi alle bombe di Belgrado. Molte le imprecisioni, tante le inesattezze subito rilevate dal nostro giornalista, molto esperto in materia Fabrizio Di Ernesto che si è sentito in dovere di scrivergli  per precisare e chiarire nel merito alcuni importanti, quanto fondamentali aspetti della vicenda che ha trattato.


                                                                  Egregio dottor Cazzullo,

lasci che mi presenti: mi chiamo Fabrizio Di Ernesto e sono un giornalista che nel 2009, per i tipi della Fuoco edizioni, ha pubblicato il saggio PORTAEREI ITALIA – sessant’anni di Nato nel nostro Paese, testo inerente la spinosa questione delle servitù militari.

Leggendo il suo articolo di sabato 19 marzo sulle basi statunitensi nella Penisola sono letteralmente saltato sulla sedia.

Lei sostiene che le basi non sono 89 come noi “nemici dell’imperialismo”, così lei stesso ci definisce, andiamo dicendo ma sono principalmente 6, sminuendo le altre e minimizzando l’importanza di radar ed altre installazioni strategiche simili.

Errore noi “nemici dell’imperialismo” sappiamo bene che siamo occupati da circa un centinaio di installazioni militari statunitensi, e tutto questo per via di accordi di pace imposti all’Italia nell’immediato dopo guerra e di cui non si conoscono i dettagli.

Sempre lei sostiene che l’effettiva presenza americana sarebbe concentrata in sole 6 basi: Napoli, Aviano, Camp Darby, Camp Ederle, Sigonella e Gaeta. Proprio su quest’ultima vorrei concentrare la sua attenzione. Ufficialmente risulta chiusa dopo che nel 2006 la portaerei “La Salle” ha lasciato il golfo laziale per la Spagna dopo che per altro già nel 1998 il Pentagono aveva deciso di trasferire tutto il presidio a Taranto. Nonostante gli annunci di chiusura lei, giustamente, continua a definirla una delle più importanti, non a caso circa un anno e mezzo e fa il nostro ministero della Difesa si è affrettato a far riaprire l’erogazione idrica sospesa dalla ditta che ha in gestione la zona in quanto il comando della base risultava moroso e fonti del Pentagono confermano la presenza di 90 militari statunitensi ed un esborso previsto per l’anno in corso di ben 45 milioni di dollari.

Non capisco poi l’omissione su quella di Ghedi, altro deposito nucleare come Aviano, dove sono dislocati, sempre secondo i dati ufficiali statunitensi, 137 militari americani un numero elevato se consideriamo che siamo un Paese, in linea teorica, sovrano ed indipendente e che, soprattutto, viviamo in tempo di pace.

Capitolo nucleare: nel febbraio 2005 sono stati gli stessi Stati Uniti a confermare la presenza di testate atomiche in Europa. Rendendono noti i dati forniti dal Natural Resources Defense Council in base ad una decisione assunta da Clinton nel novembre 2000 cu hanno informato che nel nostro Paese si trovano 90 bombe dislocate appunto tra Ghedi ed Aviano; tutto questo senza considerare che fino a pochi anni fa a La Maddalena erano ormeggiati i sommergibili nucleari dello Zio Sam.

Lei inoltre sostiene l’inesistenza di basi Nato eppure stando ai documenti da me consultati, tralasciando Vicenza, Napoli, la centrale aerea mediterranea e Aviano, risultano essere dell’Alleanza atlantica tutte le principali basi pugliesi, perfino San Vito dei Normanni, ufficialmente lasciata dagli americani nel 1993 e attualmente sotto giurisdizione Unhrd. Nonostante ciò lo scorso anno il Pentagono ha deliberato di spendere 3 milioni e mezzo di dollari solo per questo presidio che probabilmente lei non fa rientrare nelle 89 installazioni statunitensi presenti in Italia.

 

Fabrizio Di Ernesto, autore di PORTEREI ITALIA – sessant’anni di Nato in Italia. Fuoco edizioni, Roma 2009.






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