(ASI) Sono ore concitate. Ancora una volta gli Stati Uniti e l'U.E sono rimasti spiazzati dal "risveglio dell'orso russo".
Con due navi trasporto militari, cinquanta soldati e alcune decine di mezzi blindati, è iniziato ufficialmente il sostegno russo all'esercito siriano di Bashar al-Assad. Per il ministro degli esteri russo Serghey Lavrov trattasi di un dovere quello di "aiutare l'esercito siriano nella sua lotta contro i terroristi dell'Isis che ancora una volta stanno avanzando in Siria". Nel corso di una telefonata con lo statunitense John Kerry, Lavrov ha aggiunto che "ormai è da troppo tempo che l'esercito siriano sta sostenendo da solo una dura lotta contro una minaccia terroristica globale come quella posta dall'auto proclamato Califfato Islamico". Nonostante trattasi certamente di un intervento militare ancora piuttosto contenuto sia in termini quantitativi che qualitativi, ha già scatenato le ire di Washington.
Per gli Stati uniti, che già si erano mossi tramite partner della Nato, quali la Grecia, per impedire, o quanto meno controllare, le forniture di aiuti umanitari dalla Russia verso la Siria, l'ufficializzazione della presenza militare russa al fianco di Damasco è ritenuta motivo di "grande preoccupazione". Per l'amministrazione Obama ci sarebbero infatti forti dubbi sugli obbiettivi di tale presenza militare in Siria. Per la Casa bianca si rende "necessario combattere l'Isis ma aiutare l'opposizione al regime di Assad". Il timore degli statunitensi è che la Russia offra sostegno alle truppe di Damasco contro l'opposizione a Bashar al-Assad. "Assad se ne deve andare via affinché in Siria si possa giungere a una soluzione diplomatica"- ha ribadito il portavoce della Casa Bianca, Eric Schultz.
Obbiettivo, quello della soluzione diplomatica, condiviso anche dalla Germania che nelle ultime ore ha posto il veto nei confronti delle azioni in programma da parte di Francia e Gran Bretagna che avevano effettuato preparativi per voli di ricognizione ed identificazione bersagli in Siria. Per il ministro degli esteri tedesco, Franz-Walter Steinmeier, "è inammissibile che importanti partner Europei e Mosca giochino la carta dell'intervento militare proprio ora che l'accordo sul nucleare iraniano e le nuove iniziative dell'Onu stanno ponendo le basi di una soluzione politica del conflitto".
Ma in Siria e Iraq la situazione sembra essere assai lontana dagli ottimistici proclami di una soluzione diplomatica del conflitto in cui confidano Onu, Usa ed U.E. nelle ultime ore l'Isis ha continuato la sua avanzata nel Nord della Siria bloccando tutti i contrattacchi sia dei combattenti curdi, che dell'esercito siriano. Esprimendosi sull'attuale stato delle operazioni, Abu Zalem, responsabile militare di Hezbollah, organizzazione libanese sciita che combatte al fianco delle truppe siriane contro l'Isis sunnita, ha così sintetizzato - "I russi ci hanno mandato solo strateghi ed esperti militari, oltre ad alcuni mezzi. Noi non abbiamo bisogno di uomini ne da parte di Mosca, ne da parte dei nostri alleati iraniani. Sono già 900 i morti tra i nostri miliziani in Siria. Ma questa guerra sarà ancora molto lunga".
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia