(ASI) Chi passeggia per Barcellona in un primo momento non può farci caso, ora che in estate Las Ramblas della capitale catalana sono invase dai turisti e i negozi delle periferie di Les Corts e dell'Eixample sono pronti a chiudere per la stagione estiva.
Tuttavia il 27S, questa la sigla che rappresenta la data del 27 settembre 2015, quella in cui Artur Mas, il presidente della Generalitat (l'istituzione politica del governo autonomo e autonomista), ha fissato già da tempo il referendum per l'indipendenza, si avvicina senza colpo ferire o clamore far sentire.
Una data impronunciabile per la bocca dei Barcellonesi intenti all'accoglienza dei turisti e al traffico estivo dei centri commerciali più esclusivi della Milano spagnola. A parte le proteste contro la movida incontrollata ed esclusa perfino la recente vittoria nelle elezioni amministrative del nuovo sindaco della formazione politica Podemos Ada Colau, la Alcaldessa come la chiamano in Catalogna, tutto è impercettibile e tutto è focalizzato sul mese di settembre in un silenzio "udibile" solo prima del palio di Siena o alla vigilia di un grandissimo evento sportivo.
Il Partido Popular e il premier Mariano Rajoy sono in grave crisi, già surclassati dal trionfo di Podemos e dalla graduale ripresa dei socialisti del PSOE. Barcellona rappresenta una delle regioni più floride della Spagna e allo stesso tempo una di quelle che è particolarmente stanca di rispondere alle logiche internazionali dei debiti e dei Bonos contravvenendo alla sua stessa vocazione europeista.
Se in Catalogna rispetto ad altre aree del Paese la crisi sembra essere meno pesante lo si vede da un sistema sociale che agevola giovani e anziani, accoglie calorosamente i turisti e anche sulle larghissime strade offre percorrenza fluida a pedoni e vetture, biciclette e runners ad ogni ora del giorno e della notte. Tutto questo, purtroppo per l'Italia, quando gli unici voli in ritardo nell'aeroporto di El Prat sono quelli da e per Roma Fiumicino, complice l'incendio che ha coinvolto ancora una volta il Terminal 3.
La Catalogna è quindi un'area che Rajoy può essere tentato di sfruttare per una rimonta nei consensi trovando un accordo con le autorità locali della Generalitat come il presidente Artur Mas, ma non a basso prezzo. Inoltre le conseguenze potrebbero essere inversamente proporzionali nelle altre regioni, indipendentiste e non, che a catena proveranno a chiedere nuovi privilegi sul campo del federalismo o almeno in chiave strettamente economica, il tutto contro ogni dettame della Costituzione nazionale spagnola.
Re Felipe VI ha infatti espresso più volte forte preoccupazione in vista del 27S, soprattutto dopo l'attenta osservazione di un Partido Popular che galleggia incerto come un natante in mezzo all'oceano, in balia delle onde in vista di una stagione politica tutt'altro che delineata.
Dagli anni 70 e dalla scomparsa di Francisco Franco la Spagna soffre le spinte autonomiste delle proprie regioni, delle quali la Catalogna rappresenta il caso più emblematico, meno violento dei Paesi Baschi e dell'ETA ma più forte culturalmente. Il fenomeno Podemos gode solo della stagione della crisi internazionale finanziaria e non è detto che questa spinta possa riconfermarsi nelle prossime elezioni legislative.
Artur Mas intravede ora la grande occasione tanto attesa e percepisce un forte potere di ricatto nell'incoraggiare l'indipendentismo, storico tema di centro-destra, tentando e insediando un debole governo centrale.
Il 27S lo si legge solo sui giornali, ma le bandiere indipendentiste della Catalogna sono ovunque e non solo durante le partite del Barça, a costo di ripetute multe della Uefa anche contro il club più forte del mondo per aver fischiato l'inno spagnolo. Quei simpatici e colorati vessilli giallorossi dalla bianca stella sono appesi ad ogni balcone della città e ad ogni finestra come mai in Italia il tricolore perfino durante le partite calcistiche degli azzurri. Neanche i distratti turisti della Rambla possono ignorarle. Ogni cittadino è cosciente della modernità di Barcellona all'interno del contesto geopolitico europeo, forte anche del suo modernismo artistico, ma nessun residente sottovaluta il 27S come la data della svolta, quella che molti laggiù amano sognare come una data di festa nazionale.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia