(ASI) Assai strano e inedito lo scacchiere europeo degli ultimi giorni. Dai toni revanscisti e quasi secessionisti del governo Tsipras da una parte, gli insulti e gli ultimatum mal celanti una certa dose di panico dall’altra, che avevano caratterizzato la discussione europea nelle ultime settimane, si passa a un inedita situazione che potrebbe esser definita come “l’occhio del ciclone”.
Al pari del noto fenomeno atmosferico, anche in Europa la situazione è di calma fragile e solo apparente.
Partendo con ordine, nelle scorse ore la Bce, pur avendo disposto l’aumento del capitale da 70 a 71 miliardi assegnato alla liquidità d’emergenza per la Grecia (trattasi del quarto aumento in meno di un mese), ha però imposto il veto sugli acquisti di titoli di stato sovrani greci agli istituti ellenici. Allo stesso tempo l’Eurotower ha confermato il divieto al governo greco di emettere nuovi titoli a breve scadenza. La motivazione ufficiale fornita dal presidente Draghi è che in queste condizioni Atene potrebbe utilizzare le entrate finanziarie derivanti dall’emissione di detti titoli per le spese correnti (sanità, previdenza, servizi, ecc…). Dato che le regole comunitarie imporrebbero alla Bce di esserne quanto meno tra i principali acquirenti, ciò porterebbe a una situazione che a detta del numero uno dell’Eurotower potrebbe essere paragonata a un finanziamento statale indiretto da parte della Bce alla Grecia. Altra preoccupazione espressa dal presidente Draghi che ha portato al veto sugli acquisti di titoli di stato, risiederebbe nel fatto che la Grecia è già ora esposta con i creditori per un totale di 11 miliardi. Dal canto suo l’esecutivo greco, tramite il suo ministro delle finanze Yanis Varufakis, è tornato a chiedere la revisione verso l’alto del tetto attuale di emissione sui titoli di stato fissato in 15 miliardi.
Al fianco di Atene sta volta anche il Financial Times. La prestigiosa testata internazionale di economia e politica, ha infatti rilevato che i veti della Bce sono volti alla sola tutela degli istituti creditizi e dei creditori internazionali, ma che in definitiva potrebbero potenzialmente portare la Grecia al default finanziario. Secondo il Financial Times, verrebbero infatti chiuse tutte le possibili vie a un salvataggio autonomo da parte della Grecia stessa, obbligando così all’accettazione del piano di salvataggio obbligato imposto dalla troika. Con queste affermazioni, il noto quotidiano ha dato di fatto ragione a quanto ripetutamente affermato dal premier greco Tsipras e da Varufakis, circa un complotto finanziario per imporre alla Grecia con il ricatto un paino di salvataggio non necessario al paese e di cui unici gli unici ad avvantaggiarsi sarebbero solo gli istituti di credito e la finanza speculativa.
Nonostante l’ennesima presa di posizione di un’importante media europeo contro la politica di Bruxelles e della Germania, oggi il premier Alexis Tsipras ha vestito gli inediti “panni” di difensore della rispettabilità della Germania e del suo esecutivo. Nei giorni scorsi erano infatti circolate numerose caricature che raffiguravano la Merkel e altri membri della politica tedesca in chiave nazista. Oggi Tsipras ha fatto sapere che “la Germania democratica di oggi non ha nulla a che fare con il Terzo Reich”. Le dichiarazioni molto pacate e distensive di Tsipras, sono certamente da ricollegarsi al recente “tour” che il premier greco ha condotto in Germania. Durante la sua visita ha incontrato numerosi membri delle opposizioni tedesche in parlamento e, dopo le aspre manifestazioni di protesta tenutesi in Germani nei giorni scorsi contro la Bce, e la pubblicazione del “Bild” dal titolo “Benvenuto Herr Tsipras, 50 ragioni per cui alla Germania sta a cuore la Grecia”, Tsipras potrebbe aver deciso di cogliere l’occasione per aumentare i suoi consensi in Germania. Ma nonostante il suo inedito atteggiamento distensivo, il premier greco è tornato a chiedere le riparazioni di guerra che la Germania non ha mai versato alla Grecia al termine dell’ultimo conflitto mondiale.
Se Tsipras ha spiazzato tutti con il suo atteggiamento a salvaguardia dell’immagine internazionale tedesca, altrettanto ha fatto la cancelliera tedesca Angela Merkel. Seppur confermando il “no” del governo tedesco al versamento delle riparazioni di guerra, ha per la prima volta lasciato aperto uno spiraglio, dando a intendere che la Germania potrebbe non contestarne più la loro esistenza, quanto il loro calcolo. “Sulle riparazioni di guerra la discussione continuerà” – ha precisato la Merkel, che ha poi aggiunto –“ma attualmente la nostra principale preoccupazione è quella di poter far si che la Grecia diventi economicamente forte e in crescita”.
Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia