Diplomazia al capolinea. L'ultima chance per salvare la Libia

(ASI) Il Consiglio Dei Ministri straordinario che porterà quattromila soldati sulle strade italiane per una speciale vigilanza contro il terrorismo in Italia non è frutto del caso, né tantomeno una scelta politica.

Nello stesso CDM il premier Matteo Renzi ha scelto di attendere le prossime mosse dell'ONU al fine di contenere nella maniera meno traumatica la crisi libica che minaccia fortemente le coste del mar Mediterraneo. Se da una parte è stato già convocato d'urgenza per domani il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dall'altra la Guardia Costiera italiana ha già iniziato a subire fortemente le pressioni dei militanti dello Stato islamico, precisamente il califfato di Derna istituito in Cirenaica da Al Anbari, leader dei miliziani filo-islamici presenti nell'ex regno di Muhammar Gheddafi e inoltre ex compagno di cella di Abu Bakr Al Baghdadi, attuale califfo dello Stato Islamico siriano. Gli integralisti stanno costringendo migliaia di persone a giungere in Italia, altre centinaia lo fanno per salvare le proprie vite, ventuno cristiani copti egiziani hanno già subito le esecuzioni di massa dei fondamentalisti. Proprio questi ultimi sono stati il provvidenziale pretesto per permettere all'Egitto di agire. Tre raid, ore 4:00, 11:00 e 14:00 italiane di ieri, 64 militanti uccisi, il richiamo egiziano alla comunità internazionale per provare ad andare oltre la diplomazia. "La vendetta militare per il sangue versato da quei cristiani nostri connazionali è un diritto assoluto" ha dichiarato Abdel Fattah Al Sisi, generale e premier egiziano "in questo momento tutto quello che il mondo politico, diplomatico e perfino militare dovrebbe evitare di fare è restare a guardare". Così, se all'Egitto le prossime mosse sembrano chiare, di tutt'altre intenzioni è caratterizzato il mondo diplomatico, dall'Italia, uno dei principali Paesi interessati, all'UE, agli Stati Uniti, alla Russia. Le attuali condizioni del Paese libico, dove sono presenti due governi che si combattono giorno e notte, dove la popolazione è coinvolta in una guerra fratricida, dove ovunque giungono rifugiati scappati miracolosamente dal conflitto è diventata insopportabile anche per i vertici della diplomazia mondiale. Se gli Stati Uniti sono al momento molto condizionati da interventi militari in prima linea e l'alto rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune Federica Mogherini è ancora in cerca di consultazioni, Vladimir Putin ha già dichiarato di essere al fianco del governo parallelo di Tobruk. Per la sfortuna dei miliziani dello Stato Islamico, al loro governo di Tripoli si è infatti contrapposto quello di Abdullah Al Thani, il premier riconosciuto dalla comunità internazionale e ora forte della fresca riconquista di Sirte. Infine, siccome ogni sviluppo bellico sembra incerto nell'anarchia lasciata dal post primavera araba libica dal momento che l'unica fonte ufficiale in loco risulta l'agenzia Libica Lana, avendo chiuso i battenti ogni principale ambasciata sul territorio, il mondo è costretto a giocarsi l'ultima carta per evitare una coalizione militare internazionale contro l'Isis. Per il governo egiziano ci sono tutte le premesse per un intervento e naturalmente è forte anche il sostegno della Giordania, resta da capire la strategia diplomatica estrema e quali future azioni di forza potranno essere compiute sotto l'egida dell'Onu. Ultimo, ma non meno importante meeting prima di una soluzione bellica, quello di giovedì tra lady PESC Mogherini, il Segretario di Stato USA John Kerry e il ministro degli affari esteri egiziano Shukrs.

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

 

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