(ASI) Nella sua prima apparizione pubblica, lo scorso 5 luglio dalla moschea di Mosul, il leader dell'ISIS Abu Bakr al-Baghdadi ha più volte invitato i musulmani di tutto il mondo ad unirsi a lui nella guerra santa contro l'Occidente.
Non è sfuggito che il leader dell'ISIS, abbia elencato una serie di Paesi responsabili di limitare i diritti dei musulmani. Al primo posto di questa lista è stata inserita la Cina e più volte nel suo discorso al-Baghdadi ha rivolto l'appello anche ai musulmani dello Xinjiang (la regione che ospita la minoranza etnica musulmana degli uiguri). Le frange estremiste della minoranza degli uiguri, turcofoni di religione musulmana, hanno negli ultimi anni intensificato attentati contro le autorità cinesi, rivendicando l'indipendenza della regione e la costituzione del Turkestan Orientale. Non stupisce quindi che, come la crisi siriana abbia offerto un terreno di addestramento e guerriglia per miliziani provenienti dall'Europa, dal Caucaso e dal Nord Africa, sia accaduto qualcosa di simile anche per gli uiguri provenienti dallo Xinjiang. Sulla presenza di questi miliziani impegnati in Siria scarsissime sono state sino ad oggi le informazioni disponibili ma la notizia dell'arresto, avvenuto i primi di settembre, da parte delle autorità irachene di un cittadino cinese che militava nelle formazioni dell'ISIS ha aperto il campo a diverse congetture. Sui media cinesi e in particolare su The Global Times è apparsa, la scorsa settimana, la notizia secondo la quale l'ISIS starebbe fornendo addestramento ai miliziani provenienti dallo Xinjiang. Secondo le fonti fornite dal The Global Times lo scopo di questo addestramento non sarebbe limitato alle tecniche di guerriglia ma avrebbe come obiettivo quello di creare una rete per ampliare il raggio di azione e la rete di supporto per metter in campo un escalation di attacchi terroristici in Cina.
Matteo Bressan - Agenzia Stampa Italia