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Egitto, dimissioni di Mubarak, le reazioni della Cina

 (ASI) I recenti tumulti e i conseguenti sviluppi politici  avvenuti in Egitto hanno interessato tutte le cancellerie del mondo. Il controllo del Medio Oriente è considerato geo politicamente strategico. Per cui, per gli enormi interessi che sono in gioco in questa area, non poteva mancare, a questa partita, la presenza della Cina. 

 E' scontato che questa realtà economico militare asiatica, che agisce per lo più defilatamente sullo scacchiere planetario, voglia affermare la sua forza e rivendicare, anche in ogni teatro regionale, il suo ruolo primario. Il tutto finalizzato a far diventare la Cina, da subito, il pricipale competitore globale degli Stati Uniti, in prospettiva, la prima potenza mondiale.

Infatti, sulle dimissioni del presidente egiziano Hosni Mubarak , anche il portavoce del ministero degli Esteri cinese  Ma Zhaoxu's ha fatto conoscere la posizione ufficiale del suo governo: "La Cina ha seguito gli sviluppi in Egitto da vicino, e si augura che gli ultimi sviluppi contribuiranno a ripristinare la stabilità politica e l'ordine sociale prima possibile.

L'Egitto è una nazione amica della Cina per cui le relazioni bilaterali continueranno a muoversi su un piano di solida continuità.".

 Anche i media cinesi sulle vicende egiziane hanno mostrato grande interesse.

Tuttavia, molti giornali cinesi si sono limitati a riportare le versioni provenienti dall'agenzia stampa statale Xinhua, omettendo, per precauzione, di aggiungere commenti propri. 

Per questo motivo, il dipartimento della Propaganda del Partito Comunista Cinese è molto attivo e continua a tenere sotto stretto controllo l'informazione del paese, selezionando minuziosamente le notizie da pubblicare e divulgare sulla situazione egiziana.

 Infatti, c'è da tenere conto che da un lato la Cina sta crescendo in maniera considerevole dal punto di vista economico, tanto da cogliere il prestigioso risultato di superare per la prima volta in quanto a prodotto interno lordo, persino il Giappone.

Però, allo stesso tempo, lo stato è intento a consolidare internamente un modello di sviluppo economico-politico-sociale tutto cinese.

E' in questa fase delicata di assestamento che, contestualmente,  cresce anche l' insoddisfazione dei cittadini. Un sintomo di un malessere che nasce soprattutto a causa dell'enorme divario dei redditi esistente tra ricchi e poveri e fra i vari ceti sociali, dall'aumento dei prezzi e dalla disoccupazione.

Quindi, le autorità cinesi, per evitare e gestire anche gli effetti di un eventuale effetto domino, pongono estrema attenzione agli improvvisi e radicali cambiamenti che stanno accadendo ed infiammando il mondo. In occidente la crisi si manifesta attraverso la pesante recessione economica, motivo di lotte per il diritto al lavoro, in Medio Oriente la gente combatte per il pane. In Cina i diritti umani, la maggiore libertà personale e l'autodeterminazione di alcuni popoli potrebbero rappresentare delle insidiose scintille pronte ad innestare dinamiche interne disgregatrici.

Proprio per prevenire queste derive negative, l'apparato cinese è molto sensibile ai recenti sviluppi dei paesi del Nord Africa e alle faccende egiziane.

In pratica, la Cina, da competitore globale quale è, mantiene, sempre, sotto osservazione le vicende di tutto il mondo, ma attualmente, volge particolare attenzione verso quelle nazioni arabe, dove i suoi regimi autoritari, apparentemente consolidati, sono stati imprevedibilmente e rapidamente rovesciati da spontanee rivolte popolari.

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