(ASI) Sarajevo - Decine di persone sono rimaste ferite negli scontri tra la polizia e i manifestanti in diverse città della Bosnia Ezegovina durante le proteste iniziate tre giorni fa. Una rivolta popolare contro l’immobilismo del governo di fronte alla crisi economica, i licenziamenti, la mancanza di lavoro e le privatizzazioni. La scintilla è stata il dissesto economico di quattro ex aziende statali, che hanno presentato istanza di fallimento.
Però per comprendere le dinamiche che hanno generato questa recente ribellione sociale che è la più importante degli ultimi anni occorre partire dalla fine della guerra dei Balcani e precisamente nel 1992. Da quell’anno è stato avviato un piano di privatizzazioni selvagge delle aziende strategiche del Paese, assecondate e ben viste dall’Unione Europea. Ciclo che si è chiuso nel 1996 tra mille contraddizioni e l'aumento progressivo della disoccupazione. I nuovi proprietari, applicando le ricette liberiste, hanno acquistato le società vendendo a loro volta le azioni per fare cassa, sulle spalle di centinaia di migliaia di lavoratori che ora sono senza occupazione né un sussidio. Anno dopo anno le cose sono andate peggiorando. Ne sono la riprova gli attuali tumulti scoppiati a Tuzla, città nel nord del paese, dove la sede del governo locale è stata presa d’assalto da migliaia di manifestanti che hanno rotto vetri e provato a incendiarla. Una protesta che si è diffusa nel Paese. Infatti, disordini sono avvenuti in almeno 20 città. A Sarajevo ci sono stati scontri tra forze dell’ordine e i manifestanti: la polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i cortei. I rivoltosi chiedono il lavoro, misure urgenti contro la disoccupazione e che venga garantito a tutti il diritto ad una dignitosa esistenza.
Il bilancio di Sarajevo è pesante. Si parla di almeno 80 feriti, 10 a Zenica, ma il conto è destinato a salire. Le rivolte nel Paese sono cominciate a Tuzla il 5 febbraio, dopo che 200 operai sono stati licenziati. Questa ulteriore perdita del lavoro ha scatenando la sollevazione di piazza. Nella città nel giro di poco tempo, aziende strategiche sono state privatizzate, quattro delle quali hanno dichiarato fallimento e la disoccupazione è salita al 40%. Ecco, ancora una volta vegono palesati gli effetti nefasti dell'ultra liberismo selvaggio: svendita ai privati delle aziende statali strategiche, licenziamenti diffusi, perdita della sovranità, esecutivi fantoccio, Stato in mano all'usura internazionale. Processo che porta inevitabilmente alla dissoluzione e alla sommossa sociale. Oggi la Bosnia Ezegovina sta vivendo i drammatici effetti collaterali delle ricette liberiste attiuate con cinismo dal capitalismo speculatore. Gruppi finanziari senza scrupolo vampirizzano le energie vitali delle nazioni, massimalizzano il profitto senza redistribuire equamente le richhezze. Al popolo non resta altro che la lotta e reagire contro gli affamatori di sempre!
Niger September - Agenzia Stanza Italia
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