L'attrito, scaturito tra i principi espansionistici targati Usa e le politiche socialiste sudamericane, è culminato per alcuni in una vera e propria mattanza tra i diplomatici del così detto 'giardino sul retro'. Sono infatti diverse le tesi secondo cui non sarebbe casuale l'incidenza di tumori tra i leader latini bensì, invece, frutto di mirate operazioni statunitensi al fine di destabilizzare le suddette aree d'interesse.
Oltre a quello di Chavez, sono numerosi i casi di cancro riscontrati tra le guide politiche della regione: quello dell’ex presidente argentino, Nestor Kirchner, e di sua moglie, attuale presidentessa argentina, Cristina Kirchner Fernandez; quello di Luiz Inacio Lula da Silva, ex presidente brasiliano, e della sua succeditrice, Dilma Rousseff; quello di Evo Morales, leader boliviano ed infine di Fernando Lugo del Paraguay.
Tornando al caso di Chavez, fu lo stesso comandante a denunciare le strane coincidenze cliniche tra i vari presidenti. In una dichiarazione rilasciata nel dicembre 2011, l'ex presidente non si risparmiò nell'individuare una matrice USA dietro le tante casualità. “Sarebbe così strano che gli Stati Uniti avessero sviluppato una tecnica per inoculare il cancro senza che nessuno lo sappia?- dichiarava l'ex presidente venezuelano- Sono solo mie considerazioni e, pur non volendo lanciare alcuna accusa odiosa, fa strano notare la serie di episodi in cui sono stati vittima numerosi Capi di Stato sudamericani dal 2009 ad oggi". Ipotesi, questa, avvalorata secondo Chavez anche dagli avvertimenti di Castro. “Fidel- aggiunse- me l’ha sempre detto di fare attenzione. Gli americani hanno sviluppato nuove tecnologie. Non sei abbastanza attento mi diceva, raccomandandosi di controllare qualsiasi cosa mangiassi o mi venisse portato. Con un piccolo ago, secondo Fidel, possono iniettarti dio solo sa cosa”. A riprova di tali ipotesi sono tantissimi e singolari i casi in cui Castro fu vittima di attentati omicidi da parte della Cia. Basta pensare alla vicenda del sigaro esplosivo o, ad esempio, a quello delle scarpe avvelenate con il tallio.
Lo stesso Maduro, a pochi giorni dalla scomparsa di Chavez, aveva posto dubbi circa l'origine della malattia dell'ex presidente venezuelano, sollevando la necessità di un'inchiesta per far luce circa la possibile applicazione di tecnologie capaci di inoculare il male del secolo.
Ma è possibile pensare che tali quesiti possano trovare un riscontro nella realtà? Secondo il dottore Carlos Cardona, specialista in oncologia molecolare, sarebbe più che plausibile. In un'intervista dello scorso marzo all'emittente ABC, il dott. Cardona aveva infatti dichiarato che le sperimentazioni sull'inoculazione del cancro sarebbero attive da oltre 200 anni. "Infettare cavie da laboratorio con tumori è possibile; io stesso l'ho fatto- ha dichiarato l'oncologo- Nonostante quello che ci è dato pensare è tecnicamente possibile che il cancro di Chavez sia stato provocato con l'intento di ucciderlo”.
Se è così e se due indizi fanno una prova, visti anche i dubbi scaturiti dalla richiesta di indagini sulla morte di Arafat, l'alta incidenza di malattie tra i leader sudamericani potrebbe dar adito a numerose teorie. Fatto sta che, ricalcando le parole di un famoso statista italiano, "a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca".
Avonaco - Agenzia Stampa Italia