(ASI) Con poco più del 50% dei voti, appena il 50,66, Nocolas Maduro, delfino di Cahvez e vincitore annunciato, è il nuovo presidente del Venezuela. Un risultato che conferma il clima di grande incertezza in cui è piombato il paese dopo la morte del caudillo Chavez avvenuta lo scorso 5 marzo.
Le opposizioni filo statunitensi, che sostenevano lo sfidante Capirles, ovviamente hanno subito denunciato brogli e non vogliono riconoscere la vittoria dell’avversario, atteggiamento diffuso in tutti i paesi della regione indio latina dove la voglia di emanciparsi dagli Usa è molto forte ma anche il cappio di Washington su questi paesi rimane stretto.
“È lei lo sconfitto”, ha detto Capriles a Maduro, insistendo sulla necessità del riconteggio dei voti, urna per urna.
Se Chavez durante i suoi tanti anni al potere aveva diviso il Paese in chavisti ed antichavisti quello che esce da questa elezioni appare davvero spaccato a metà, una situazione che ovviamente rende il paese debole e soggetto a nuove ingerenze straniere, Usa in primis senza tralasciare il Brasile, che sogna di essere il faro del sub continente, e perfino l’Ecuador di Correa che invece vorrebbe succedere a Chavez come leader carismatico.
A rendere lo scenario ancora più complesso le spaccature in senso al Psuv, il partito chiavista, dove Diosdado Cabello, il potente presidente del Parlamento che prima della morte di Chavez contendeva a Maduro la leadership bolivariana, ha chiesto al rivale di fare autocritica; senza dimenticare che i militari pur schierati con Maduro non hanno mai pienamente riconosciuto la sua leadership nel partito ed ora potrebbero mettere in dubbio quella sul paese.
"La mia vittoria dimostra che Chavez vive e continua a vincere le sue battaglie", ha detto Maduro parlando dal palazzo presidenziale di Miraflores, a Caracas. Ma sullo sfondo le scelte che dovrà affrontare saranno decisive, anche se Maduro dovrà sapersi guardare intorno, in primis dai suoi alleati, dentro e fuori il Venezuela.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia