
Un buco significativo sull’embargo e sull’inimicizia spesso dichiarata che le nostre autorità governative praticano nei confronti del governo iraniano. Eppure i rapporti con l’Iran dovrebbero interessare al nostro paese, sotto diversi punti di vista: quello economico innanzitutto, visto che persino il Jerusalem Post un paio di anni fa si era accorto che mentre l’Italia predicava male sull’Iran, razzolava bene nel mondo degli affari e con profitto per entrambi i paesi. Poi c’è il versante dell’informazione: poter leggere il testo ben tradotto di un discorso di Ahmadinejad non è male, e tutti sanno che il sito in certe occasioni è seguito dalle redazioni delle pagine Esteri dei giornali anche autorevoli del nostro paese.
Oltre alla notizia sul volantinaggio dannunziano di Damasco – il paragone con l’impresa del ‘vate’ italiano è del direttore Abbasi, autore dell’articolo, che conosce bene la storia del nostro paese e oltre a fare il giornalista è anche docente dell’Università di Teheran – anche altre sono state molto seguite, e non solo quelle sull’ 11 settembre o sull’ultimo attacco israeliano a Gaza – due temi caldissimi del caldo Vicino Oriente - ma anche su temi più specificatamente tecnici e culturali : ad esempio la Settimana della Lingua Italiana tenutasi anche a Teheran con incontri organizzati dall’Ambasciata italiana a Teheran.
Ma cosa è esattamente Radio IRIB, e come lavora? “Sono stata a Teheran – dice una giornalista italiana di una testata autorevole che non vuole rivelare il nome – e ho visitato la redazione di Radio Irib, un palazzo intero nel complesso della Radio Nazionale iraniana, al cui interno ci sono tutte le redazioni destinate all’estero, per un totale di 35 lingue. I risultati sono in generale buoni, perché la struttura fornisce per ciascun paese notizie e interviste che non vengono attenzionati sempre dalla stampa locale, dando peraltro spazio anche ad eventuali collaborazioni e interventi di voci ufficiali. Il target di ascoltatori varia, ed è quasi sempre funzione del numero degli abitanti del paese in questione.
Tenuto conto della concorrenza oggettiva di paesi popolosi come Russia, Stati Uniti e Indonesia, la collocazione al quinto o al sesto posto di Radio Italia Irib è perciò notevole”. Tanto lavoro dunque, con un numero di redattori e redattrici non alto (a rotazione, 15, a parte il direttore), e in generale un buon affiatamento di gruppo. Quale il futuro di Radio Italia Irib? Pochi sanno che la struttura dipende dalla “Guida” religiosa del paese, e non dal governo, il che può comportare di volta in volta sia vantaggi che svantaggi dentro un sistema di equilibri che comunque è garanzia ‘all’iraniana’ (un paese dove il potere religioso ha ampio spazio) di un effettivo pluralismo e bilanciamento dei poteri dentro un servizio radiofonico statale. Le prossime elezioni presidenziali potranno avere effetti indiretti sul lavoro redazionale? In Occidente qualcuno maligna e spera di sì, una radio come Radio Italia Irib dà fastidio agli stranoti Poteri forti italiani ed europei – non a caso è stata interrotta la propagazione delle trasmissioni Irib sul satellite HOTBIRD – ma lì a Teheran, dicono, tutto procede tranquillamente, il lavoro è tanto e piace a chi lo fa.
Claudio Moffa - Agenzia Stampa Italia