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Noi sudditi di tutte le Umbria. A proposito dell'areoporto internazionale di Perugia San Francesco di Assisi
(ASI) Perugia. Lettere in Redazione - (Noi sudditi di tutte le Umbrie) Doccia gelata per gli umbri a fine gennaio 2013, il ministero dei trasporti esclude l’aeroporto di S. Egidio dall’elenco dei 31 scali strategici nazionali, che significa esclusione da importanti finanziamenti statali e quindi rischio di chiusura nel giro di qualche anno. Grande strepito dei politici locali di ogni tendenza. Invece noi cittadini normali gettiamo subito la notizia nel dimenticatoio, fatalisticamente accettiamo tutto, potrebbero stabilire l’esproprio delle nostre case o lo ius primae noctis e non faremmo una piega, perché un geniale regime politico-mediatico (giornali, tv, professori, intellettuali) è riuscito a operare in noi una curiosa separazione: l’indignazione fino alla massima potenza (rabbia, odio, pronti alle armi) è solo per cose lontane o impalpabili sostanzialmente irraggiungibili (il governo, l’America, gli speculatori, gli evasori, il capitalismo cinico e baro, il conflitto di interessi…), mentre danni diretti alle nostre tasche e alla nostra dignità di cittadini non ci smuovono d’un grammo se causati dai poteri locali, che invece hanno nomi e cognomi ben precisi e rintracciabili in dieci minuti.
Chissà perché le cose di casa nostra, l’acquedotto, il bus, la nettezza urbana, le tasse locali, restano circondate da un’aura, da una bambagia, che le allontana da noi come se non fossero danni reali, persistenti, furti, espropri, prepotenze, arbitri, dittature, mafie. Tutti i politici protestanti contro l’esclusione hanno usato argomenti che rigorosamente eludono il nodo: S. Egidio fa un numero troppo basso di utenti (circa 200.000 all’anno). Vigliacco se un solo commento si sia posto l’obbiettivo di alzare di molto il numero di passeggeri. Noi per ciò scriviamo questo articolo per denunciare l’ipocrisia, la falsità, il doppiogiochismo, la miseria morale, la disonestà, la dannosità, l’inutilità costosa dei ciarlatani della politica compresi i sedicenti ambientalisti. Si dà il caso infatti che da oltre dieci anni è stato trovato un modo, una proposta tecnica, capacissima di aumentare di molto -forse raddoppiare e anche più- i numeri di S. Egidio. E’ una proposta che i lettori di questa rivista già conoscono perché ne ho scritto più volte, si tratta della variante ferroviaria sulla linea Ancona-Roma, che da Fossato di Vico -appena entrati in Umbria- anziché scendere diretta come adesso verso Gualdo, Nocera e Foligno, vorrebbe raggiungere l’aeroporto di S. Egidio, per poi proseguire -tramite la vicina Terontola-Foligno- su Assisi e la stessa Foligno (quindi Spoleto, Terni, Roma).

Con una tale variante l’aeroporto entrerebbe dentro la linea nazionale Ancona-Roma invece del solito cambio di treno a Foligno che ora si è obbligati a fare per andare a Roma (o fare a Terontola per andare a Firenze). E’ una differenza decisiva, sia perché una volta saliti in treno presso la nuova stazione “Perugia-Aeroporto” non si scenderebbe più fino alla capitale, sia perché il tempo necessario scende anche a meno di un’ora. Qui sta il fatto: con un’ora dall’aeroporto di Perugia-Assisi alla capitale, scatta la possibilità che S. Egidio si ponga a supporto del sistema aeroportuale di Roma. Anche un bambino capisce che si tratta d’una opportunità rivoluzionaria: mettersi al servizio di Roma (beninteso continuando a fare nel migliore dei modi l’aeroporto dell’Umbria), significa diventare come Stansted per Londra o Beauvais-Tillé per Parigi, cioè aeroporti decentrati ormai indispensabili per le capitali, poiché gli aeroporti storici sono da tempo insufficienti al crescente traffico aereo. E sempre un bambino capisce bene che un siffatto collegamento diretto (siccome c’è di mezzo Assisi), darebbe luogo perfino a pacchetti turistici ora inediti e impossibili, la città eterna e la città del Poverello unite in un unico tour… Tralascio ora gli altri argomenti tecnici e trasportistici che fanno della variante Fossato- Aeroporto la più grande opportunità strategica dell’Umbria di questo secolo (li tralascio perché già illustrati a suo tempo) e pongo la domanda delle cento pistole: perché mai tanta marmaglia politicante lagrima per l’aeroporto però non muove un dito per quella variante che -unica- potrebbe salvarlo? Posto che sul piano tecnico-trasportistico non sono stati in grado in dieci anni di muovere una sola critica pertinente al progetto di variante ferroviaria, e richiamato il fatto non secondario che in favore della variante nel frattempo si sono pronunciati i comuni di Assisi, Gubbio, Valfabbrica, Bastia, la provincia di Perugia e l’VIIIa commissione permanente del Senato (XIVa legislatura), perché dunque e perché mai il fior fiore della marmaglia politicante umbra si mantiene ostile alla variante? Cosa c’è sotto? Quali poteri e interessi vengono lesi dalla variante? Chi emana il dictat inviolabile della contrarietà? Un dictat capace di accomunare come agnellini la destra e la sinistra?

Chi è questo padrone dell’Umbria, delle città e delle istituzioni? Una prima risposta la danno senza pudore, senza accorgersi della colossale meschineria, i politici locali della Valtopina recentemente chiamati dalla regione a pronunciarsi sulla variante. Con la sola lodevolissima e mirabile eccezione del sindaco di Gualdo Tadino dott. Morroni (che sta dimostrando come si può governare senza farsi condizionare dalle miserie pur pericolosissime del campanilismo), tutti i sindaci e assessori intervenuti hanno dichiarato ostilità alla variante e hanno ribadito la preferenza per il vecchio progetto di raddoppio della linea storica nel tratto Fossato-Gualdo-Gaifana-Nocera-Foligno. Gli argomenti da costoro addotti sono due: - il vecchio progetto ha impiegato decenni per farsi strada, quindi non ha senso ricominciare da zero con una nuova proposta (la variante); - ricominciare un nuovo iter allontana nel tempo i cantieri, cosa inaccettabile in questi tempi di crisi occupazionale. Il lettore deve sapere che sia con il raddoppio sia con la variante, i soldi in ballo (soldi che comunque al momento non ci sono per niente, quindi c’è tempo e agio per ogni opportuna correzione progettuale) ammontano a circa 2 miliardi di euro! Non è dunque una colossale meschinità essere disposti a spendere una tal cifra per un progetto non ottimale, al solo fine di far lavorare il prima possibile qualche impresa edile? Un’opera ferroviaria è destinata a rimanere nei secoli (l’attuale Ancona-Roma fu costruita dallo Stato Pontificio), dunque la voglia di far lavorare adesso qualche impresa edile, può andare allegramente a discapito del superiore interesse strategico dell’Umbria e dell’intero centro-Italia? Ma poi, chi sono queste imprese edili che tanto muovono il cuore dei politicanti locali? Non è risaputo che in tali opere pubbliche di interesse nazionale le vincitrici non sono mai quelle piccole imprese locali che sindaci furbastri evocano rumorosamente pur sapendo che non verrà loro in tasca neanche un centesimo? Ma queste sono solo comparse locali, come detto, dunque torniamo alla domanda delle cento pistole: perché i parlamentari di ogni schieramento e i regionali (coloro cioè che possono decidere), sobillano i locali contro la variante e essi stessi remano contro, o apertamente o fingendo di non aver udito? Qui non è che la risposta sia di minore meschinità: gratta gratta vien fuori che sul vecchio progetto di raddoppio c’è già l’interesse di qualche società di progettazione: aprire alla variante significa rimettere in dubbio quegli equilibri ministeriali che in questo tipo di cose (nelle opere pubbliche notevoli), già per tempo assegnano gli incarichi, chi farà il progetto, chi fornirà il cemento, chi il ferro…

Poi sembra emergere un altro fatto importante che già muove appetiti inconfessabili: col vecchio progetto di raddoppio, consistendo comunque in una linea ferroviaria del tutto nuova (per raggi di curvatura e pendenze), le vecchie stazioni ferroviarie sono destinate a scomparire ma soprattutto a cambiare destinazione d’uso: infatti taluni piani regolatori sono già cambiati, prevedendovi corposi insediamenti edilizi (centri commerciali, abitazioni). * * * Sta il fatto caro lettore tapino dell’Umbria meschina e piccolina che queste sono le vere preoccupazioni che agitano la politica alta e bassa della nostra democrazia, democrazia dei poteri prepotenti non dei cittadini. Poteri prepotenti che hanno in mano e in pugno la politica cioè il politicume che strilla contro il ministro Passera reo d’aver cancellato l’aeroporto di S. Egidio. Capito il giochino bambinesco? Codesti signori pretendono di imbonire le folle facendosi vedere urlanti, ma contro i mulini a vento, sia perché di un buon aeroporto non gli interessa nulla bensì gli interessa che noi plebaglia continuiamo a credere in loro, sia perché ancora oggi credono possibile che con buone spinte, con buone intercessioni politiche (“torneremo al governo”) si possa ottenere ciò che la matematica condanna. Gente della peggiore risma al cui cospetto Totò Riina è mero colore locale, perché -a differenza di quest’ultimoirresponsabili e soprattutto adusi a pretendere il denaro altrui con la forza dello stato, poi ignoranti come cocuzze, meschini fino al ridicolo di non accorgersi di essere rovina delle nostre comunità, sì impomatati e ossequiati, ma sempre rovina. Sono i nostri rappresentanti istituzionali, incarnano la democrazia, strillano ogni giorno sui (tele)giornali, sapendo che questi lasceranno sempre su scenari globali e lontani (dietro un video) lo scandalo delle corruzioni, dei voti di scambio, dei conflitti di interesse, dei finanziamenti occulti, dei favori sessuali, delle ruberie, delle truffe, delle concussioni, del danno erariale, bensì nel contempo capaci della magia sopraffina di lasciare tutto ciò lontano da qui, da casa propria, dalle nostre immacolate amministrazioni qualunque cosa succeda, qualunque sproposito o abominio venga deliberato. Mass media i migliori cani da guardia del sistema. A proposito dei mass media cani da guardia del padrone: in favore della variante ferroviaria s’è costituito da anni un comitato promotore chiamato “Ultimo Treno” di cui fanno parte -tra gli altri- i comuni che deliberarono per la variante. La settimana scorsa, a fronte delle dichiarazioni dei politici umbri contro l’esclusione ministeriale, “Ultimo Treno” ha emesso un comunicato che stigmatizza l’ipocrisia dei politicanti, richiamando il valore irrinunciabile della variante. Naturalmente nessun campione locale della “libertà di stampa” ha pubblicato un rigo.
Luigi Arch. Fressoia

 

 

 
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