Lo scorso 30 ottobre - come riferisce l'agenzia Fides - anche quest’ultimo abitante cristiano di Homs è rimasto ucciso. Un sacerdote greco-ortodosso, che conosceva bene il coraggioso anziano, ha riferito le sue ultime parole. Elias Mansour ripeteva ostinatamente che non avrebbe lasciato la sua casa per nessun motivo e che, se avesse incontrato i ribelli, "avrebbe ricordato loro i Dieci Comandamenti e le Sacre Scritture". Un altro sacerdote sta cercando il figlio disabile di Mansour, senza che per ora si abbiano riscontri positivi in tal senso.
La stessa agenzia Fides riferisce che la mattina del 31 ottobre, nel quartiere di Hamidiyeh, sempre ad Homs, diversi spari hanno colpito il monastero nel quale vivono dei gesuiti e nel quale sono attualmente ospitate decine di famiglie di sfollati. Molta paura, qualche danno all'edificio, ma fortunatamente nessuna vittima.
Le cronache testimoniano che la Siria è attualmente teatro di ostilità nei confronti dei cristiani. Secondo fonti vicine alla Santa Sede, sarebbero ad oggi 300mila i cristiani sfollati. Un bollettino assai desolante per un Paese in cui i cristiani rappresentano il 10% della popolazione e che, in passato, hanno spesso ricoperto importanti cariche ministeriali e negli uffici pubblici, oltre ad aver fornito un autentico impulso sociale alla società siriana grazie alle proprie organizzazioni ed opere missionarie.
Anche Padre Piero Gheddo, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere, parla di "una sorta di persecuzione, una vera e propria pulizia etnica" contro i cristiani in Siria. Che cosa dovrebbe fare l'Occidente? "Sicuramente - sostiene Padre Gheddo - non dovrebbe rifornire di armi i ribelli, perché si rischia di trasformare la Siria in uno Stato islamista e intollerante". Padre Gheddo rileva che "purtroppo all'interno dei ribelli si stanno facendo sempre più strada le forze di al Qaeda".
Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia