(ASI) Meno di sei settimana all’election day 2012 in cui gli statunitensi decideranno il destino della Casa Bianca; sarà riconfermato il presidente uscente Barack Obama o verrà eletto Mitt Romney?Le attenzioni degli elettori locali e dei media di tutto il mondo sono puntate sulla data di mercoledì 3 ottobre, quel giorno infatti si terrà il primo confronto faccia a faccia tra i due che fino ad oggi non si sono risparmiati frecciate a distanza.
I sondaggi ancora non riescono a dire chi vincerà, Obama appare in leggero vantaggio ma il complicato sistema elettorale statunitense, i cittadini eleggono dei grandi elettori che poi a loro volta votano per un candidato presidente, la crisi economica e la situazione mediorientale possono in qualsiasi momento stravolgere le intenzioni di voto.
Due su tutti i temi di questa campagna elettorale: economia e politica internazionale.
Romney attacca il presidente uscente che non è riuscito a far uscire il Paese dalla crisi, che anzi starebbe portando verso una deriva Europea e la sua morbidezza nell’affrontare la crisi mediorientale, “renderò l’America più forte; oggi con Obama il Paese è completamente senza leadership” ha tuonato il candidato Repubblicano.
Da parte sua invece l’esponente Democratico assicura che il Paese sta uscendo dalla recessione e rivendica con orgoglio l’epilogo della Primavera araba, anche se a detta di Israele continua ad avere un atteggiamento troppo morbido nei confronti dell’Iran.
Obama ovviamente crede nella possibilità di bissare il successo di 4 anni fa e respinge tutte le accuse al mittente assicurando di avere già un piano per la creazione di un milione di posti di lavoro solo nel settore manifatturiero e dopo aver vinto le precedenti elezioni al grido di “yes we can” ora punta tutto su quello che lui stesso ha definito “un nuovo patriottismo politico”.
Dalle sorti di questa contesa dipenderanno, come da tradizione, anche alcuni delicati equilibri geopolitica.
L’eventuale vittoria Repubblicana ovviamente rilancerebbe l’opzione militare nei confronti dell’Iran su pressione israeliana, parlando all’Assemblea dell’Onu il premier Benjamin Netanyahu ha indicato la prossima estate come punto di non ritorno per il programma nucleare di Teheran.
L riconferma di Obama invece potrebbe far presagire un atteggiamento più morbido, anche se non va dimenticato che le lobby delle armi hanno finanziato maggiormente la campagna elettorale del presidente uscente rispetto a quella del suo sfidante.
Ancora una quarantina di giorno e gli statunitensi ed il mondo interno conosceranno il vincitore di questa contesa ed inizieranno ad immaginare il futuro.
Fabrizio Di Ernesto- Agenzia Stampa Italia
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