(ASI) Sono decine le iniziative organizzate dal Comitato 10 Febbraio su tutto il territorio nazionale per celebrare il decimo Giorno del Ricordo, nato con il “fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Si tratta del primo decennale di una giornata controversa, la cui istituzione rappresenta il fallimento di un popolo che ha bisogno di essere obbligato a ricordare la propria storia. Tuttavia il Giorno del Ricordo rappresenta, anno dopo anno, un’importante occasione che ci permette di riflettere non soltanto sulla tragedia delle foibe e dell’esodo, ma anche sulla più ampia questione della presenza italiana sulla sponda orientale del Mare Adriatico nei secoli.
E fra tante celebrazioni, rispettose e composte, è impossibile tacere tutto lo stupore nel notare che ancora nel 2014 non tutti sembrano voler far pace con la storia d’Italia. Lo dimostrano le balorde contestazioni allo spettacolo di Simone Cristicchi, le vigliacche scritte notturne per imbrattare i monumenti ai caduti, ma soprattutto i convegni organizzati alla presenza di presunti storici privi di titoli accademici, che infangano con la propria ignoranza la memoria delle vittime di questa immane tragedia.
A tal riguardo ferisce notare come addirittura la Rai, per il proprio giornale radio principale, scelga di intervistare non esponenti del mondo accademico o testimoni diretti di questa vicenda, ma una rappresentante della minoranza slovena di Trieste che proprio nel Giorno del Ricordo si permette di difendere, dai microfoni della radiotelevisione pubblica, una tesi giustificazionista e riduzionista del dramma delle foibe, tesi già condannata dalla totalità del mondo scientifico. Questi fatti offendono particolarmente le tanti vittime antifasciste della repressione titina, come i partigiani bianchi o il CLN di Trieste, la cui memoria viene sacrificata da chi ancora vuole che questa pagina di storia rimanga di una parte e non di tutti.
Il Comitato 10 Febbraio continuerà per questo nella sua opera di recupero della verità storica e della memoria del nostro popolo, perché come diceva Antonio Gramsci, «la verità è rivoluzionaria».
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