(ASI) Bruxelles - In una mossa audace che sottolinea la battaglia sempre più intensa tra conglomerati mediatici e giganti tecnologici, Google di Alphabet si trova coinvolta in una causa da 2,1 miliardi di euro intentata da 32 gruppi media europei, tra cui nomi di spicco come Axel Springer e Schibsted.
La causa, presentata davanti a un tribunale olandese, afferma consistenti perdite finanziarie inflitte alle società media a causa del presunto comportamento scorretto di Google nel settore della pubblicità digitale.
Il nocciolo della questione legale ruota attorno alle accuse secondo cui Google avrebbe sfruttato la sua posizione dominante nel mercato per distortere la concorrenza nella pubblicità digitale, portando di conseguenza a ricavi ridotti per le aziende media e costi gonfiati per i servizi tecnologici pubblicitari.
La causa sostiene inoltre che, in assenza delle manovre monopolistiche di Google, le entità media avrebbero goduto di rendimenti pubblicitari più elevati e di una minore spesa per i servizi tecnologici, rafforzando così la vitalità del panorama mediatico europeo.
Queste accuse guadagnano notevole risonanza dalle azioni regolamentari precedenti, tra cui una multa di 220 milioni di euro inflitta dall'autorità francese della concorrenza alle operazioni di ad tech di Google nel 2021 e le accuse mosse dalla Commissione europea.
Inoltre, preoccupazioni riguardanti il comportamento anticoncorrenziale di Google sono state riflesse da analisti e organi di regolamentazione, suggerendo possibili ripercussioni per i paradigmi operativi del gigante tecnologico.
Il tempismo della causa coincide con un crescente controllo regolamentare sulle pratiche pubblicitarie di Google, ulteriormente complicato dal cambiamento sismico delle dinamiche pubblicitarie propulse dalle tecnologie emergenti come la chat AI generativa.
Gli analisti ipotizzano che l'intervento regolamentare potrebbe rendere necessarie modifiche nei protocolli operativi di Google, potenzialmente introducendo strutture di prezzo più trasparenti all'interno dell'ecosistema pubblicitario.
In risposta alla causa, Google contesta vigorosamente le accuse, definendole "speculative e opportunistiche". L'azienda afferma il suo coinvolgimento collaborativo con i publisher europei, sottolineando il ruolo dei suoi strumenti pubblicitari nel facilitare la generazione di ricavi per una miriade di siti web e app. Google sostiene che i suoi servizi evolvono parallelamente alle esigenze dei publisher e respinge categoricamente l'idea di prassi monopolistiche.
La scelta di un tribunale olandese come teatro per questo scontro legale è strategica, sostenuta dalla reputazione del paese nella scelta di cause per danni da antitrust in Europa. Questa scelta della sede serve a semplificare le procedure legali e a evitare le complessità logistiche associate alla navigazione delle diverse giurisdizioni legali del continente.
Tommaso Maiorca – Agenzia Stampa Italia