(ASI) Nel terzo trimestre del 2022, il numero di occupati diminuisce di 12 mila unità (-0,1%) rispetto al trimestre precedente. Lo conferma l’Istat nel comunicato rilasciato oggi, 14 dicembre 2022.
L’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente ed è aumentato del 2,7% rispetto al terzo trimestre 2021 e in questo lasso di tempo anche il Pil è cresciuto.
Gli occupati però sono diminuiti a seguito della diminuzione dei dipendenti a termine (-59 mila, -1,9% in tre mesi) non compensata dall’aumento di quelli a tempo indeterminato (+34 mila, +0,2%) e degli indipendenti (+12 mila, +0,2%): complessivamente il numero degli occupati si attesta a 23 milioni 126 mila.
Nelle imprese dell’industria e dei servizi, la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti sia attesta allo 0,5% e aumenta sia la componente full time (+0,6%) sia quella part time (+0,3%).
In parallelo diminuisce però il numero di disoccupati (-52 mila, -2,6% in tre mesi) mentre quello degli inattivi di 15-64 anni è in leggera crescita (+30 mila, +0,2%).
Il trimestre 2022 conferma i divari territoriali dello stivale: nel Mezzogiorno infatti il tasso di occupazione cresce in maniera più contenuta (+0,6 punti in un anno, in confronto a +2,0 punti del Centro e +0,9 punti del Nord) mentre la forte diminuzione del tasso di disoccupazione (-1,7 punti rispetto a -1,4 punti nel Centro e -0,6 punti nel Nord) è principalmente legata all’aumento del tasso di inattività (+0,4 punti, contro il calo nel Centro e nel Nord pari a -1,0 e -0,5 punti, rispettivamente).
A fare più luce sulle strutture dell’occupazione, l’Istat ha pubblicato un altro report sul costo del lavoro orario in Italia del 2020, il quale si dimostra essere inferiore alla media dei Paesi dell’area Euro.
Nel 2020, il costo del lavoro, ossia il complesso delle spese sostenute dai datori di lavoro per impiegare lavoro dipendente, è stato in media pari a 41.081 euro per dipendente: il 72% è rappresentato dalle retribuzioni lorde (in media 29.591 euro), il 27,7% dai contributi sociali a carico del datore di lavoroii (in media 11.366 euro) e lo 0,3% dai costi intermedi connessi al lavoro (in media 123 euro) che includono anche le spese di formazione professionale, pari allo 0,2%.
Per le unità economiche più grandi (con oltre 1.000 dipendenti) il costo del lavoro orario è pari in media a 33,3 euro, circa 10 euro in più di quello rilevato per le unità economiche con 10-49 dipendenti (23,1 euro).
Tommaso Maiorca – Agenzia Stampa Italia
Fonte: Istat