(ASI) Sulle cause della crisi che sta attraversando l'occidente ed in particolare l'Europa si è detto di tutto e di più, a volte con spiegazioni fantasiose o interessate che non spiegano un bel niente. Pur non essendo economisti, facciamo un tentativo per dare una spiegazione razionale alle cause che hanno provocato questa situazione.
Sin dagli anni del dopo guerra veniva predicato il dogma economico del liberismo spinto e del libero mercato sostenendo a priori che questo conteneva in se stesso gli elementi di equilibrio che avrebbero regolato gli eventuali squilibri in una forma di automatismo quasi taumaturgico ed in un sistema che aveva in se tutti gli anticorpi necessari ad evitare il proprio fallimento ed il proprio collasso!
In base a questo dogma economico si è lasciato che Paesi nei quali la mano d'opera era largamente sottopagata e nei quali i problemi della depurazione dell'inquinamento non erano per nulla considerati entrassero in concorrenza produttiva con Paesi come l'Europa dove invece questi fattori costituivano un costo di produzione molto più alto, il tutto senza considerare l'opportunità di una gradualità regolata magari da dazi di importazione stabiliti per zone macroeconomiche omogenee che riducessero e graduassero il salto differenziale tra i due tipi di economia.
Tale impostazione era invece nell'interesse esclusivo del grande capitale internazionale che trovava così l'opportunità di investire laddove i rendimenti erano maggiori indipendentemente dalla considerazione di fattori né umanitari, né sociali, né di programmazione degli equilibri economici futuri dei paesi Europei ed occidentali.
Abbiamo così visto il PIL di Paesi come Cina, India, Korea, Malesia, ecc, ecc crescere a dismisura con incrementi di due cifre annue mentre contestualmente la concorrenza insostenibile provocava la chiusura delle aziende Europee, la disoccupazione e la delocalizzazione aziendale.
Se all'inizio del processo la bilancia degli interscambi non era troppo pesante in funzione della differente qualità delle produzioni in quanto quei Paesi producevano bassa tecnologia e noi alta tecnologia, da qualche anno le cose non stanno più così perché la produzione di ingenieri e scienziati, specie in Cina ed in India e la conseguente massiccia ricerca, hanno dato il risultato che oggi quei Pesi esportano a basso prezzo anche prodotti di alta tecnologia e la nostra capacità di concorrenza si è ulteriormente affievolita sino a diventare inconsistente!
Il libero mercato, come è dimostrato dai fatti, non é stato assolutamente in grado di equilibrare il sistema che si è sbilanciato fortissimamente in favore dei Paesi emergenti ed ha posto l'Europa e l'Occidente nella drammatica situazione in cui si trovano.
A tutto questo si è aggiunto un ulteriore fattore della speculazione finanziaria che ha cercato nuove fonti di profitto costruendo architetture finanziarie tanto fantasiose quanto fragili a sostituzione degli investimenti industriali che oramai erano diventati di competenza dei Pesi emergenti.
Il crollo della finanza dei "derivati" & simili ed i fallimenti delle grandi banche che come una valanga, partendo dagli USA hanno coinvolto tutte le economie del mondo, ha dimostrato l'inconsistente struttura di questa economia speculativa che, come in un gioco di domino ha trascinato nella sua caduta anche le economie più concrete di tutto il mondo.
Come abbiamo già avuto più volte modo di scrivere, l'ultima guerra ha visto fronteggiarsi il sangue e l'oro, il profitto e la società civile.
Ha vinto l'oro e la conseguenza prima è stata la supremazia della finanza sulla politica che ha letteralmente invertito l'ordine dei valori laddove la finanza deve essere uno strumento, un mezzo, nelle mani della politica per raggiungere il fine di creare una situazione di progresso e di equità in una società civile!
Certamente, per quanto riguarda l'Italia, anche la politica, questa politica condizionata dalla finanza, ha le sue colpe che sono essenzialmente l'avere perseguito la propria autoreferenzialità per un'autoconservazione di potere badando per questo, ed a costo di aumentare a dismisura ed in modo irrazionale il debito pubblico, più ai propri interessi elettorali, di corruttela e di ladrocinio che non a quelli del Paese!
Ma il terreno di cultura nel quale si è sviluppata la crisi che sta attanagliando l'occidente, l'Europa e l'Italia rimane essenzialmente il liberalcapitalismo mondialista, né sarà possibile ristabilire un equilibrio e cercare una diversa via di sviluppo della società, più solido, più umano e più equo sino a quando non taglieremo la testa a questa idra che ammorba l'aria e che pietrifica lo spirito dell'Uomo!
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