(ASI) Nonostante tutte le incertezze e le criticità che caratterizzano il quadro congiunturale l’economia italiana continua a mostrare segnali di inaspettata vivacità.
Dopo un eccellente 2021, un primo trimestre del 2022 positivo contro ogni previsione, anche il trimestre che sta per chiudersi supera le attese con una crescita stimata attorno al mezzo punto percentuale in termini congiunturali. Il 3% di variazione del PIL nell’anno in corso diventa un obiettivo raggiungibile, sebbene non scontato.
La ricetta che accomuna questi piccoli miracoli - di importanza eccezionale, però, se visti in sequenza e posti a sistema - potrebbe essere stata la buona cooperazione tra settore privato e controparte pubblica. Le istituzioni, insomma, hanno giocato e fatto giocare una partita che si sta svolgendo favorevolmente. Motivo in più per proseguire nella collaborazione, magari sempre più mirata, selettiva, efficace.
D’altra parte non si possono né si devono nascondere le insidie che occupano il nostro futuro prossimo, e che già si possono cogliere nelle dinamiche attuali. Nonostante il buon risultato del trimestre, nei mesi di maggio e giugno il Pil ha mostrato, secondo le nostre stime, una tendenza alla riduzione (-0,3% in termini congiunturali), dinamica che ha portato a giugno ad una variazione del 2,1% nel confronto annuo. I consumi, misurati nella metrica dell’ICC, sono in crescita (+3,4% su maggio del 2021), sospinti dall’incremento della propensione al consumo dovuto alla fortissima voglia di ritorno alla normalità da parte delle famiglie dopo la pandemia e nonostante la guerra alle porte dell’Europa. Ma, nel complesso, è una crescita eterogenea. In linea con quanto rilevato ormai da alcuni mesi anche a maggio 2022 la domanda si è orientata principalmente verso il recupero della componente relativa ai servizi (+18,3% nel confronto annuo) soprattutto quelli legati al turismo, che comincia a beneficiare anche del ritorno degli stranieri, e al tempo libero. Per i beni (-1,4% su maggio 2021) la situazione appare più complessa con settori in piena crisi, come l’automotive, ed altri, come l’abbigliamento e le calzature e alcuni durevoli per la casa, in cui la ripresa è alterna e stentata. Per gli alimentari la riduzione è da ricollegarsi sia ad un effetto sostituzione con i consumi fuori casa sia a comportamenti più prudenti delle famiglie, soprattutto di quelle a basso reddito, in considerazione dell’accentuarsi delle tensioni inflazionistiche su alcuni beni.
Tensioni inflazionistiche che non accennano ad attenuarsi. Sulla base delle nostre stime, a giugno si dovrebbe registrare, rispetto a maggio, un incremento dei prezzi al consumo dello 0,5% con una variazione del 7,3% su base annua.
Allo stato attuale i comportamenti delle famiglie non sembrano risentire in pieno della fiammata inflazionistica, ma presto l’effetto dei maggiori prezzi sul reddito reale e sul potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida si farà vedere. Le spese obbligate sono destinate ad incrementare la loro quota dentro il budget delle famiglie; ne soffriranno, di conseguenza, i consumi liberi che in molti casi sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli pre-pandemici.
Vi è il rischio che quanto si temeva per la prima parte del 2022 sia solo rimandato alla seconda parte, in particolare dal prossimo mese di settembre quando, finito l’effetto delle vacanze estive, si tornerà a fare i conti con i costi dell’inflazione.