(ASI) Anche ad aprile 2021 le vendite, come atteso, sono state fortemente condizionate dalla pandemia, con il protrarsi delle chiusure, sia pure parziali, di molte attività. Ciò ha condizionato le dinamiche della spesa delle famiglie nella maggior parte dei paesi europei, con cali congiunturali del 5,5% in Germania e del 6,0% in Francia.
Sebbene più contenuta e largamente attesa, la riduzione congiunturale registrata in Italia indica qualche inerzia nel processo di trasformazione dell’incremento nella fiducia in maggiori spese.
Gli effetti delle restrizioni sulla domanda sono ben evidenti nel confronto annuo. Gli aumenti a tre o a due cifre registrati per molti segmenti del non alimentare vanno considerati sostanzialmente come un effetto statistico, dato il confronto con un mese di blocco totale. Per esempio, nell’ICC la stima del tendenziale per abbigliamento e calzature era cifrato in +272,2% a fronte di una realizzazione del +200,7% per l’abbigliamento e del +431,3% per le calzature. Questi aumenti, piuttosto prevedibili, hanno solo in minima parte attenuato le ingenti perdite registrate da marzo del 2020: per l’abbigliamento e le calzature, le vendite dei primo quadrimestre sono inferiori di oltre il 33% rispetto allo stesso periodo del 2019.
A fronte di una ripresa che si consolida non si può dimenticare la dimensione delle perdite patite durante la pandemia, al fine di proseguire nella politica di sostegno mirato alle imprese più colpite, la cui attività economica difficilmente recupererà il terreno perso prima dell’inizio del 2023. Così l’Ufficio Studi di confcommercio commenta in una nota i dati Istat di oggi.