Cultura. Città della Pieve, prima europea del DECAMERON
di Alessandro Mezzano
(ASI) Nel teatro degli avvalorati di Città della Pieve, nei giorni 5-6 e 7 di Agosto, l’International Opera Theater di Philadelfia ha rappresentato in prima Europea lo spettacolo “Decameron”, opera in sette quadri liberamente tratta appunto dal Decamerone del Boccaccio.
Il libretto e la regia erano di Karen Saillant che già ci aveva concesso un’intervista pubblicata da questo quotidiano un paio di settimane fa.
I sette episodi proposti sono stati musicati da sette autori diversi: Efrain Amaya del Venezuela, Michael Djupsitrom,, Daniel Shapiro, Adam Silverman, Toni Solitro e Thomas Whitman degli USA e Ya-Yhu-Yang della Cina.
I cantanti sono stati: Kathryn Crasovec, Natalie Chambers,Abigail Dock, Margaret O’Neill ed Elizabeth Avery dagli USA, Yasko Fujii dal Giappone, Alexandr Kudriasho dalla Russia, Son Jae Yeon dalla Corea del sud e Graziano de Pace dall’Italia.
Come si vede una squadra di artisti composita ed internazionale.
Tutte splendide le voci e la capacità recitativa sorretta da una regia impeccabile, attenta e meticolosa che ha saputo cogliere sfumature del testo rapportandolo alla fonte originale dell’opera del Boccaccio.
Quanto alla musica …..
Forse siamo noi che abbiamo il limite di essere ancora culturalmente omologati ai Puccini, ai Mozart, ai Verdi, ma sinceramente non abbiamo trovato in questa musica contemporanea quelle armonie, quella poesia, quelle melodie che sanno suscitare commozione e fanno vibrare le emozioni dello spirito.
Dissonanze, ripetitività, mancanza di un costrutto e di un percorso compiuto in un contesto monocorde e senza vita erano i paradigmi di queste composizioni talmente prive di personalità da potere essere intercambiabili da un autore all’altro, da un quadro all’altro.
Come già detto, avevamo pensato che forse era la nostra carenza culturale a darci una sensazione tanto negativa, ma poi abbiamo fatto mente locale al Flauto magico, alle Nozze di Figaro, alla Boheme, alla Batterlflay, all’Aida e ci siamo ricreduti perché nessun discorso intellettuale, nessuna teoria sul progresso musicale può neppure lontanamente far assomigliare quella musica a questa moderna.
Sarà colpa del progresso tecnologico che con la sua estrema razionalità ha distrutto il romanticismo e la fantasia creativa e poetica, sarà colpa dello strisciante cinismo che ha preso il posto delle ideologie, sarà colpa di un livello musicale raggiunto dai nostri padri e non più facilmente sviluppabile e superabile per le vecchie strade tanto da imporre strade obbligatoriamente diverse che non hanno ancora trovato uno sbocco, sta di fatto che dopo quegli autori la musica non è più migliorata come aveva fatto nel passato, ma è peggiorata sino ad arrivare ad un’incapacità creativa vera ed a rifugiarsi in sterili tentativi sperimentali che si rivelano puri tecnicismi sen’anima.