(ASI) Sabato 16 luglio alla’Arena Santa Giuliana un concerto straordinario che ha registrato il tutto esaurito ed oltre per una giovane band tra le migliori al mondo e per uno storico personaggio.
I° tempo: Trombone Shorty & Orleans Avenue
In una Perugia al letterale collasso per le presenze, con parcheggi esauriti da subito e fino a tarda notte, con un Corso Vannucci impenetrabile per la brulicante ben vestita barriera umana e con i locali del centro sommersi dalla clientela, ma soprattutto con una Arena Santa Giuliana che ha registrato un super tutto esaurito ed oltre (non esisteva letteralmente neppure un angolo dove sedersi o stare in pedi) vogliamo presentare subito i giovanissimi ed eccezionali musicisti che hanno composto il gruppo di Trombone Shorty che sono: Troy Andrews, Mike Ballare, Tim McFatter, Pete Murano, Dan Oestreicher, Joey Peebles, Dwayne Williams. Questo per tributare riconoscimento a precisi, ottimi, professionali esecutori in verde età, oltre che al migliore interprete della sua generazione, “Trombone Shorty”, che ha meritato questo nomignolo grazie ad una foto in cui da bambino era più basso del trombone a cui stava accanto mentre adesso secondo il commento di molte splendide ragazze presenti al concerto, è un alto e bell’uomo. Secondo la biografia di UJ rintracciabile nel sito: “il nuovo lavoro di Troy “Trombone Shorty” Andrews sulla carta può sembrare qualcosa di “già sentito”, ma l'impatto di questo ensemble dedito a una commistione di rock, funk, jazz, hip-hop e soul (ribattezzato "Supafunkrock") è indescrivibile. Trombonista e leader è Trombone Shorty, che della sua natia New Orleans conserva il gusto per le band di ottoni, il funk moderno, e la predilezione per il volume al massimo alla Jimi Hendrix”. Più che già sentito infatti direi suoni freschi, giovani, di una nuova generazione che finalmente all’Arena si scontra e prevale sulla vecchissima, la quale seppur di riferimento è ormai stanca e sfinita. Forse non ancora troppo maturi i suoni, forse come accade nella musica classica, questi musicisti devono ancora suonare per qualche anno in più e insieme, forse devono dare l’idea di un suono più “vissuto”, più pacato, ma credo che per adesso la loro eccezionalità debba bastarci. Lo stile che effettivamente emerge maggiormente è il funky o meglio il funky rock, che con un costante occhio ai suoni degli anni Settanta e Ottanta, è realizzato attraverso una ottima capacità di rielaborazione. Ieri sera niente pop. Una certa mancanza di maturità poi, ci ripetiamo, è stata ben resa tollerabile grazie alla freschezza, alla energia, all’entusiasmo della espressione musicale. Tecnicamente ed interpretativamente bravissimo il chitarrista, all’altezza del band leader Shorty. Quest’ultimo è potente, veloce, ottimo tecnicamente e si alterna poliedricamente tra trombone e tromba. Voluminosa la sezione delle percussioni in cui spiccano i bonghi. Durante l’ascolto riconosciamo del grande jazz, una bella ma breve parentesi di ritmi e sonorità latini, un tributo a quel Louis Armstrong che ci riporta esattamente ai suoni di quella Capannina di Viareggio degli anni Sessanta in cui si esibiva nelle serate di Mina e Modugno, ma soprattutto moltissimo James Brown e George Benson. Dopo una prova di forza e tecnica strepitosa, dimostrando di saper tenere il suono di una nota variandone anche il volume continuativamente per 220 secondi (circa 3,5 minuti) e sfruttando tecnica e gestione del fiato ai massimi livelli, più di quello che riescono a fare molti musicisti classici, capriola a terra sfinito. Un bis eclettico in cui tutti si scambiano tutti di ruolo ed un pubblico, troppo rumoroso durante la esecuzione, che ha apprezzato moltissimo. Speriamo che altrettanto faccia anche la stampa specializzata.
II° tempo: B.B. King, un pezzo di storia
Il secondo tempo del concerto si apre con una auto-referensiazione ed una auto presentazione musicale di tutti i componenti della band, un sassofono con un imbarazzante ritardo rispetto al tempo esordisce sul palco, poi gli altri. È come se fossero tutti un po’ in ritardo, è l’incedere che da una idea di tranquillità, di pacatezza ma anche di stanchezza. Il confronto rispetto alla band precedente ci ricorda che si sono di fronte a due generazioni a confronto: i primi entusiasmo, quelli successivi trasmettono identità sonora musicale, ma soprattutto stile consolidato. Il gruppo di B.B. king suona con semplicità, senza sforzo, indice di grande capacità tecnica e di una rinuncia, senza pagar scotto, alla spettacolarità. Finalmente entra sul palco lui, attesissimo, B.B. king, che “come se desse a noi piccioni del pubblico da mangiare della granaglia” si siede e colloquia molto. Canta ma suona pochissimo. Poche note molto incisive, molto caratterizzate e che fanno dimenticare una forte sbavatura della sua chitarra alle prime di introito. Un ottimo batterista ed un bel dialogo tra questo e B.B. determinano un applauso. Tra tanto spettacolo e meno musica una considerazione è doverosa: la pacatezza delle poche note formulate riesce a dare un senso di inespresso, da il via ad atteggiamenti nostalgici e lascia l’ascoltatore libero alla sua immaginazione. Il modo di suonare, contratto, quasi a fare regredire i suoni, determina immaginazione in chi lo ascolta ed anelito musicale. Molto blues un po’ di swing ma poco pochissimo pop. Al termine il pubblico lo acclama.
Note tecniche integralmente tratte dal sito ufficiale di Umbria Jazz 2011:
Molti hanno cercato di riprodurre - magari semplificandola - la sua musica, nessuno però vi è andato vicino. Il fatto è che King è riuscito a sviluppare uno stile che è solo suo, nel quale si fondono a meraviglia il blues tradizionale elettrico (il blues urbano), lo swing del jazz, il mainstream, il pop, e con la sua inseparabile chitarra “Lucille”, è diventato una vera e propria icona del blues. E soprattutto, è riuscito a rendere omogenee la chitarra e la voce. Una e' il prolungamento dell’altra. Nato nel 1925 nel profondo sud degli Stati Uniti, ha avuto il primo contatto con la musica cantando nel coro gospel della sua chiesa e suonando agli angoli delle strade. Decisivo l'ascolto a Menphis di T-Bone Walker, ovvero colui che e' sempre stato il suo idolo e modello. Una carriera straordinaria la sua: BB King è il più celebrato, onorato, imitato ed amato artista blues in attività, ed il suo nome è ormai parte imprescindibile della storia di questa musica. Il suo carisma fra i chitarristi moderni e' incalcolabile, e non solo il blues ma anche il rock e il pop gli devono molto.