Covid-19: ancora troppa confusione, la comunità scientifica gioca la partita della credibilità.

Didier Raoult(ASI) Dopo oltre un mese di emergenza Covid-19, le teorie sulla genesi dell’epidemia, su come va contenuta dopo la diagnosi e quali sono le migliori terapie da adottare per salvare vite umane sono ancora troppo labili.

Diversi pareri per non dire contrasti, per non sottolineare polemiche tra esperti o comunque tra medici che sono scesi in campo senza particolare competenze. Mai come su questo argomento è stato registrato il più alto numero anzi la più alta percentuale di fake news; è stata addirittura costituita una commissione per escludere qualsiasi informazione di carattere qualunquistico e approssimativo. Ma la comunità scientifica internazionale ora ha un obbligo quella di mettere insieme e fare fruttare al meglio le osservazioni cliniche fatte, eseguite: da chi è in prima linea, da chi in un mese ha perduto il sonno, rischiando la vita, acquisendo risultati ora confortanti, talvolta drammatici.

Si è passati in troppo poco tempo da “una semplice polmonite” ad una patologia mortale tanto complessa da vedere impegnati specialisti, di ogni disciplina medica: pneumologi, cardiologi, virologi, gerontologi, ematologi, infettivologi e neurologi non sono mancate testimonianza di chi ha raccontato di pazienti arrivati in pronto soccorso in preda a crisi epilettiche e a stati di confusione mentale e chi più ne ha più metta.

E’ probabile che la verità sia nel mezzo come sempre, ma avere trasformato ospedali italiani in una sorta di emergenza continua, rispedendo a casa pazienti di ogni grado di gravità deve fare riflettere tutti: è stato esagerato allargare le rianimazioni  di tutto il mondo, senza considerare invece la fase di prevenzione cosi importante, quando magari la somministrazione di eparina poteva risolvere, oppure la tesi del professor Didier Raoult, (nella foto) virologo francese, elogiato da Donald Trump, da settimane fa parlare di sé per l'utilizzo della clorochina (Plaquenil uno dei nomi commerciali)  nel trattamento del coronavirus. Da uno studio medico non ancora confermato sul piano scientifico, alcuni soggetti che hanno utilizzato Malarone o Lariam nella profilassi della malaria per viaggi in zona tropicale sono immuni al virus. Da vecchio farmaco anti-malarico a cura miracolosa contro il Covid-19?

In tempi normali non ci dovrebbe essere neanche spazio per la domanda. Si farebbero test clinici secondo gli standard accettati dalla comunità scientifica di tutto il mondo e, a seconda dei risultati, la nuova indicazione terapeutica verrebbe ammessa oppure no.

Oggi tutti i governi invitano a stare a casa, ma stiamo osservando una grande impreparazione e tentennamenti, e quindi ci si attacca a nuovi eroi e nuove speranze: la clorochina e al suo controverso professor Didier Raoult, che pochi giorni fa ha ricevuto nel suo laboratorio di Marsiglia la visita del presidente francese Emmanuel Macron.

Se pure parzialmente i danni che il Covid ha prodotto, i clinici possono alla luce delle tante autopsie eseguite soprattutto in Lombardia, focalizzare la loro attenzione sui danni prodotti alla massa solida da globuli rossi, insomma ai trombi? La gente ha gli occhi puntati sulla ricerca, se c’è una materia dove la popolazione ha alzato il livello di conoscenza è proprio su questa pandemia.

Lavarsi le mani e mettere la mascherina è stato l’ordine della scienza, ora si aspettano le risposte su come la patologia può essere realmente gestita. Meno dibattitti televisivi e più ore trascorse in video-conferenza tra esperti veri di una comunità scientifica che gioca la partita della credibilità.

Laurent De Bai

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