(ASI) Roma – Su circa 2.300 professionisti positivi a COVID-19 oltre l’80% (quasi 1.900) sono medici e infermieri. Categorie a rischio, soprattutto per la mancanza di DPI (dispositivi di protezione individuale) oltre ad una carenza di personale, che costringe gli operatori della sanità a turni ben oltre l’orario abituale, con un livello di stress e problematiche organizzative che lasceranno il segno anche dopo l’emergenza COVID-19.
“Nessuno si tirerà mai indietro, è chiaro - affermano Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) e Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) – la miglior testimonianza di questo la danno i cittadini con la loro gratitudine e gli stessi professionisti con l’impegno profuso nel salvare vite. Fondamentale – aggiunge il Presidente Mangiacavalli – la fornitura di DPI consoni alla situazione, ovunque e in particolare proprio nelle strutture che accolgono i più fragili, coloro i quali tengono alta la percentuale di mortalità, come Rsa e Hospice. Si intervenga subito, oggi, non domani perché ogni ora persa è una battaglia persa contro Covid-19”.
Sotto i camici ci sono degli esseri umani preoccupati per i loro pazienti, per i loro cari e, per se stessi.
Oggi, tutti noi ci rendiamo conto che ci sono loro, in prima linea per combattere questa guerra e che senza la loro, non avremmo alcuna possibilità di vincere contro questa terribile pandemia.
A tal proposito raccogliamo, la testimonianza di Elisa Simbula,
un’infermiera di 29 anni che ha iniziato la sua carriera nel 2013 come infermiera a Roma e ora svolge il suo lavoro in altra sede.
Elisa insieme ai suoi colleghi lavora ogni giorno per prendersi cura dei suoi pazienti.
Lavoro da 7 anni come Infermiera e dopo varie esperienze lavorative in ambiti molto diversi, ho imparato a fare i conti con la vita e con il tempo che inesorabilmente passa.
Quando scegliamo questo lavoro sappiamo veramente a cosa andiamo incontro?
In questi giorni ho sentito molto parlare della competenza, di cosa ci spetta o meno e di quale sia il nostro campo d’azione. Sappiamo bene che non è solo un ordinamento didattico, un profilo professionale e un codice deontologico a raccontare ciò che facciamo, quello che siamo.
Noi siamo molto più di tutto questo. Noi infermieri portiamo dentro storie, emozioni, confessioni, e se la relazione è cura come ci ricorda il nostro codice deontologico, noi in questi giorni ci siamo presi cura l’uno degli altri e ci siamo guariti di quelle ferite che non sapevamo nemmeno di avere.
Il Covid sta mettendo a dura prova la resistenza delle persone. Molti sono vittime di ansia e depressione, si sta perdendo il controllo della propria vita.
Tutti potenzialmente potremmo contrarre il virus , la situazione di emergenza sanitaria è concreta, Il covid 19 continua ad accanirsi sull’Italia e sul resto del mondo. Sembra di assistere ad una corsa contro il tempo, che, attualmente, appare essere inarrestabile. Adesso la gente si è accorta di noi, ci considera degli eroi, ci elogia e ci ringrazia, eppure siamo sempre noi, gli stessi di sempre.
Noi ci siamo. Ti rifugi, lo fai nei tuoi pensieri, nelle tue azioni, assapori il presente, ti dimentichi del futuro. Assisti persone terrorizzate, nel frattempo cerchi di non pensare che fuori c’è un silenzio assordante. Nonostante questo, le città non sono più le stesse. Per le strade le serrande sono tutte chiuse, quelle poche persone che passano se ne vanno spedite a testa bassa, sospettose di chiunque trovino sul loro cammino. È così spettrale, intimamente lacerante. È bastato un virus di milioni di volte più piccolo di un granello di sabbia per fermare tutto. Si lavora tanto e a volte male, perché ci sono gravi carenze e difficoltà nel nostro lavoro, ma andiamo avanti cercando sempre di tutelare la salute di chi abbiamo di fronte.
Siamo sempre di corsa noi infermieri, Il tempo vola, è veloce, non basta mai. E non abbiamo tempo a volte per le emozioni, per i gesti che molti giudicano superflui, una espressione buonista dell'assistenza che pretende di tradurre una carezza in gesto che cura. Belle intenzioni che muoiono tra le lancette di un orologio che scandisce le azioni, detta legge sul “da farsi”.
Medici, Infermieri, professionisti della salute, stiamo vivendo tutti nello stesso ‘incubo’, abbiamo paura?
Sì che ne abbiamo, c’è in gioco la vita di tutti noi. Molti professionisti girano con i nomi scritti sulle divise che non lasciano scorgere nemmeno il viso, ma siamo sempre noi, ci riconosciamo dal modo di camminare. Adesso la gente si è accorta di noi, ci considera degli eroi, ci elogia e ci ringrazia, eppure siamo gli stessi di sempre. Siamo quelli che fino ad un mese fa accoglievano chiunque nel momento di sconforto e lo sostenevano nel momento del bisogno. Siamo gli stessi aggrediti, insultati e derisi. Siamo parte di quel sistema silenzioso che vive giorno e notte senza rallentamenti, quelli che escono di casa prima di cena e vi tornano la mattina, quelli che non sanno cosa vuol dire festeggiare il Natale, o altre ricorrenze, quelli che non conoscono la colazione della domenica mattina. Quelli che si perdono il bacio della buonanotte dei propri figli, quelli che a Capodanno brindano in corsia. Siamo sempre noi. Fare, essere infermiere è anche questo e non dobbiamo dimenticarcelo. Sebbene oggi ci troviamo ad affrontare una grossa battaglia lo facciamo perché crediamo nel nostro lavoro, crediamo nei nostri pazienti.
È per questo che la nostra richiesta di aiuto si fa sempre più insistente.
Non vi abbiamo mai chiesto di aiutarci, abbiamo aiutato il prossimo senza chiedere nulla in cambio. Ma adesso abbiamo bisogno del supporto di tutti, abbiamo bisogno del vostro rispetto per gli altri.
Adesso c'è solo una cosa da fare, stare a casa e godersi la propria famiglia, voi che potete farlo, fatelo. Alzatevi la mattina, aprite la finestra e guardate il cielo, date un bacio ai vostri cari, ritrovate le vecchie abitudini che per colpa della routine hanno perso valore. Leggete un bel libro ed innamoratevi di voi stessi.
Dedicatevi del tempo, riflettete. La mia paura più grande è.. quando tutto questo finirà ritorneremo alla situazione caotica di sempre? Riusciremo ad apprezzare quello che abbiamo, quanto adesso quello che ci è stato tolto? Il valore di un abbraccio per esempio, o torneremo a lamentarci per il tempo, per un errore arbitrale.
Grazie ai miei colleghi con cui condivido tutto questo e grazie anche a tutti i professionisti nelle altre parti del mondo che sanno ancora farsi valere, ho visto che siamo ancora umani, nonostante tutto, nonostante i nostri limiti. Grazie!
Edoardo Desiderio – Agenzia Stampa Italia
Testimonianza di Elisa Simbula