(ASI) Tokyo - La merenda sana, il modello giapponese che sfida l’imperialismo del cibo occidentale. Se volete scoprire come vivere più a lungo, imparate dalla gente di Okinawa, una striscia di isola nel sud-ovest del Giappone. Cresciuti con una dieta a base di pesce e fagiolini di soia, la loro aspettativa di vita è la più lunga sul pianeta terra.
Un gruppo di studiosi giapponesi si è imbarcato in una ricerca per dimostrare che una dieta ricca di soia allunga la vita. Nel corso della loro ricerca, gli scienziati hanno seguito i loro connazionali che erano fuggiti in Brasile e alle Hawaii dopo la seconda guerra mondiale, dove hanno cambiato le loro abitudini alimentari passando ad una dieta a base di bistecche e hamburger.
Ora è il momento di testarne il sapore. Può una salutare bustina di fagiolini di soia sostituire una merenda gustosa a base di grasse patatine fritte?
Karou Yamada, un giovane specialista alimentare della Otsuka Pharmaceutical, una compagnia farmaceutica giapponese si è imbarcata nella sfida. La dott.sa Yamada non ama il sapore della soia ed quindi si è inventata una sorta di pasticcino a base di soia con il sapore del formaggio, è croccante e contiene semini di soia all’interno e si conserva a lungo. Il prodotto si chiama Soia Carat ed è stato lanciato sul mercato giapponese questo mese, e la stessa Otsuka ha iniziato a vendere anche una salutare bevanda dal nome Pocari Sweat, e la vive come una sfida contro le globalizzate merendine occidentali che stanno facendo ingrassare a dismisura la popolazione Asiatica.
Secondo le ricerche condotte dagli scienziati giapponesi, mangiare la proteina della soia fa abbassare la pressione sanguigna, riducendo la frequenza di malattie cardiovascolari. La soia aiuta anche a vincere al fatica, in quanto si tratta di un vegetale dalle molteplici virtù, la soia da una lato sarebbe in grado di regolarizzare la funzionalità ormonale e allo stesso tempo svolgere un’azione ricostituente al sistema nervoso centrale. E’ una ricca fonte di proteine, il legume della soia oltre ad essere il più digeribile e da solo sostituisce l’apporto proteico della carne.
Secondo i ricercatori Giapponesi, gli Americani medi mangiano molta meno soia in un anno, rispetto a quanta non ne mangi il giapponese medio in un solo giorno.
La Otsuka non è la prima azienda in Giappone ad usare la scienza per vendere prodotti di consumo, ad esempio la Uniqlo, che produce biancheria intima vende mutande hightech che permettono la traspirazione del sudore (dall’Economist: “The Joy of Soy”).
Il marketing potrebbe essere un problema, ristoranti anche sofisticati sostengono che la soia sia squisita, ma altri non sono della stessa opinione. Il nome del marchio Soia Carat è ingannevole: nonostante lo spelling, esso evoca l’idea di due cose che i bambini evitano e che gli adulti mangiano con riluttanza. Allo stesso tempo la seconda parte della parola Carat fa pensare a qualcosa che si desidera che misura la purezza del prodotto.
In fin dei conti cosa si potrebbe desiderare di più se non un bicchiere di birra Orion (prodotta ad Okinawa durante l’occupazione americana nel 1957 e adesso in società con la Asahi, controlla il 50% del mercato locale e l’1% di quello giapponese nel mercato della birra, ed è lo sponsor di un famoso Wrestler giapponese che arriva sempre sul ring con una bottiglia in mano) , ed una bustina di lunga vita con semini di soia nell’altra?