(ASI) Oggi si celebra la Giornata mondiale degli uccelli migratori. Un simbolo che, a ben guardare, parla anche di noi e di ciò che creiamo. Perché ogni forma d’arte è, in fondo, una migrazione: un viaggio che parte da dentro e trova la sua strada nel mondo.
Come gli uccelli che attraversano cieli e stagioni, l’arte non conosce confini. Non appartiene a un solo luogo, a un solo linguaggio, a un solo tempo. Viaggia da un artista a chi osserva, da una mente a un’altra, da un’emozione all’altra. E in questo continuo movimento porta con sé pezzi di umanità, di memoria, di sogno.
Un quadro nato in un piccolo atelier può commuovere qualcuno dall’altra parte del mondo; una canzone scritta in solitudine può diventare la voce di molti. L’arte attraversa le distanze perché parla un linguaggio che tutti comprendono: quello delle emozioni.
Ogni gesto creativo è un atto di libertà e di condivisione. È il modo in cui l’essere umano supera i propri limiti, le differenze, le barriere invisibili che spesso costruisce da sé. E mentre la natura ci mostra la bellezza del volo, l’arte ci insegna la leggerezza del sentire — quella che ci permette di riconoscerci simili, anche se lontani.
In un tempo in cui tutto sembra dividere, l’arte continua a unire. È il filo sottile che collega le anime, la testimonianza che qualcosa di profondo e puro ancora ci attraversa. Perché le emozioni, come gli uccelli migratori, trovano sempre la strada per tornare a casa.
Elisa Fossati



