(ASI) Mi trovo a Piegaro in provincia di Perugia non molto lontano dal lago Trasimeno dove le prime testimonianze certe sull'attività della lavorazione del vetro risalgono al XIV ° secolo quando è attestato il coinvolgimento di vetrai provenienti da qui nella fornitura di vetri colorati per mosaici e vetrate da utilizzare per la cattedrale di Orvieto. Tra alti e bassi la produzione continuò nel corso del XVII ° e XVIII ° secolo: all'interno della cinta muraria c'erano almeno due vetrerie oltre ad ambienti adibiti a magazzini e negozi ed in queste aeree la produzione continuò fino ad un anno cruciale.
Nel 1815 il marchese Geremia Misciattelli da Montegiove sposò Cunegonda Cocchi che portò in dote le vetrerie e nel corso del XIX ° secolo il catalogo degli articoli prodotti arrivò a comprenderne fino a 214 diversi: dalle bottiglie ai bicchieri, dai calici ai candelabri alle lampade. Nel 1941 la principessa Elvina Pallavicini, erede dei beni Misciattelli, dispose una ristrutturazione della fabbrica che si sarebbe rivelata inadeguata di lì a poco. Ed è nel 1960 che si costituisce la Vetreria Cooperativa Piegarese che rileva l'attività e avvia il definitivo processo di meccanizzazione, nel 1968 l'ultima vetreria ancora in funzione all'interno delle mura medievali viene dismessa e la produzione viene spostata in un nuovo impianto situato più a valle del paese tuttora esistente. Il museo del vetro è proprio allestito in un edificio che sicuramente fungeva da vetreria : acquistato dal Comune con attento restauro venne recuperato in modo da rendere fruibile questa rara testimonianza di archeologia industriale. Nella sala principale è esposto un grande plastico che permette di comprendere la struttura generale del complesso e gli utilizzi degli ambienti nella fase di attività della fabbrica. Suggestiva è la sala delle Volte che costituisce una delle parti più antiche del complesso e la sala del forno dove si svolgeva la fase principale del ciclo produttivo: in prossimità del forno le temperature erano altissime anche in inverno e questo rendeva difficile il lavoro a chi operava nell'area. La lavorazione del vetro veniva fatta a mano ma a partire dagli anni '50 vennero introdotte le macchine semiautomatiche che permettevano la soffiatura entro stampi attraverso un sistema ad aria compressa. Molteplici i manufatti ospitati nel museo: tra i pezzi di particolare pregio figurano pezzi appartenenti al servizio da tavola della famiglia Misciattelli XIX° secolo, numerosi sono i contenitori per il vino come fiaschi e damigiane. Particolarmente interessanti sono i fiaschi prodotti negli anni 1950 e 1975 per celebrare il Giubileo decorati a rilievo con immagini che richiamano la città di Roma come il Colosseo e piazza San Pietro. Questi fiaschi una volta ultimati necessitavano di un ulteriore passaggio da effettuarsi al di fuori della fabbrica: l'impagliatura. Questa occupazione veniva svolta per lo più da donne bambini e anziani e costituiva una fonte di reddito importante per le famiglie. Ed infine tra i materiali esposti figurano i libretti paga degli operai con le giornate lavorate e trattenute scritte a mano .
Donatella Arezzini