(ASI) Il 25 novembre 1970 Yukio Mishima - nato a Tokyo nel 1925 come Kimitake Hiraoka - firma l'ultimo libro della tetralogia "Il mare della fertilità" poi... con i membri più fidati del Takenokai (Società dello Scudo, milizia culturale e militare cui diede vita nell'ottobre del 1968) occupa simbolicamente il Quartier Generale del Comando Orientale delle Forze di Autodifesa Giapponesi a Tokyo, sequestra il generale Kanetoshi Mashita... arringa un migliaio di uomini del reggimento di fanteria sulla piazza e dopo avere pronunciato tre volte "Tenno-heika Banzai"... "Lunga vita all'imperatore... (Banzai... è una esclamazione di gioia) diecimila anni"... rientra nell'ufficio del generale e si suicida secondo il rituale Samurai del seppuku.
L'Ultimo Samurai ha 45 anni...
È l'autore giapponese più famoso e più tradotto al mondo, candidato al Premio Nobel per la Letteratura nel 1968.
Scrittore, saggista, poeta, drammaturgo, regista, maestro di Kendō.
Un genio.
Ventitrè anni prima della tragedia del 1970, lo stesso giorno, il 25 novembre, Mishima iniziava la stesura del romanzo che lo renderà famoso... "Confessioni di una maschera" racconto autobiografico dell'angoscia.
Uno dei passaggi fondanti e noti dell'opera descrive la sua prima masturbazione, guidata dalla forza inarrestabile che prende forma dalla visione di un dipinto il "San Sebastiano" di Guido Reni.
Mishima si sarebbe fatto ritrarre come San Sebastiano, negli anni a venire, dal fotografo Eikoh Hosoe.
Thomas Mann, De Sade, Nietzsche, Kawabata, Dostoevskij, Wilde, Sun Tzu, Bernanos... Tradizione giapponese ed Occidente si fondono in una sintesi ascetica dottrinaria che parte dalla bellezza e termina nella contemplazione della sofferenza degli "ultimi" e degli "emarginati".
La critica letteraria paragona la quadrilogia "Il mare della fertilità"... il suo capolavoro che narra della sofferenza per la decadenza del mondo... alla Recherche proustiana.
Se la causa della decadenza è la malattia, allora la causa fondamentale di questa, la carne, è una malattia... la funzione della carne, nel trascorrere del tempo, è quella di testimoniare la distruzione e la decadenza... Ogni illusione si decompone in disillusione, resta il dolore.
Il suo suicidio è un ingranaggio perfetto della sua Vita concepita in funzione della assoluta e totalizzante bellezza del Mondo ed elevazione della Vita nel mito dell'Eterno Ritorno di Forme Superiori.
Studiato, prefigurato dai protagonisti dei suoi libri, mimato ritualmente a lungo nel corso degli anni il suicidio di Mishima è l'ultima sua opera d'Arte.
Il rito tradizionale del seppuku inizia con l'harakiri... il coltello rituale, chiamato tantō, squarcia il petto del Samurai con un taglio eseguito da sinistra verso destra e poi verso l'alto.
Per l'onore del suicida, che deve cadere in avanti, un fidato compagno decapita il Samurai non appena compiuto l'harakiri, di modo che il dolore non gli sfiguri il volto. Nel suicidio di Mishima la katana maneggiata da Masakatsu Morita sbaglia il colpo di grazia... la decapitazione...
Dovette intervenire Hiroyasu Koga per assestare il colpo perfetto.
Anche Masakatsu Morita farà seppuku, subito dopo Mishima.
I "quattro fiumi" della essenza spirituale ed animistica di Mishima - scrittura, teatro, corpo, azione - si condensano e si fondono nel compimento dell'atto finale, che nella morte esalta il senso della Vita e della Rinascita e che rappresenta l'elevazione ad opera d'arte della chiusura tragica della scena della Vita.
Arte e Vita si sovrappongono nell'ultima opera dello scrittore, la sua morte, che come la sua Vita... è il suo libro.
Quello di Mishima è il rifiuto del declino morale e civile di un Paese che si è affidato alla modernizzazione e alla materia, rendendosi dimentico della tradizione.
Un Paese distrutto dalla guerra mondiale che è ritornato potente ma senza più Fede né anima, né culto di ciò che era stato.
Una visione ascetica ed elitaria... quella di Mishima.
È una rivolta ideale e spirituale contro un mondo senza più fede.
Mishima è il martire del Giappone eroico, che lui raggiunge avverso al pensiero mainstream, il culto del danaro e del consumo.
Indizi rivelatori della Mistica della Morte e della Rinascita... l'ascetismo dell'Eterno Ritorno... al fine della decadenza... che un giorno decadrà sono già in "Confessioni di una maschera"...
La Vita come Inganno...
"E Scrivi Che Non Esisto Quaggiù... Che Sono L'inganno... Sinceramente Non Tuo"... parafrasando il Battisti di Panella!
Un bambino osserva con disamore – deluso - la figura di un libro illustrato che ha molto amato... La bambinaia gli ha appena rivelato che non è un cavaliere... ma una donna... Giovanna d'Arco...
L'inganno prende forma... non una delle guerriere kabuki... uomini mascherati da donna...
Il volto e la maschera... È un vortice... l'anima tormentata di Mishima nel tormento di una doppiezza che non è apparenza, ma realtà, sconvolge ogni gerarchia e ogni ruolo...
La carica erotica del dipinto di Guido Reni... la esaltazione del nudo.
Il corpo del Santo assume la magnificenza della Morte nella sofferenza come germe della Nuova Vita. La bellezza lussuriosa dell'agonia svestita che non ha alcun riscontro nell'arte giapponese. Gli eroi del Giappone feudale muoiono chiusi nelle corazze.
Siamo di fronte alla più grande sintesi dottrinaria del '900 per quello che Mishima intendeva come superamento di un mondo senza più fede e senza più culti.
Se mai un Uomo recò in sé i germi del suo drammatico destino per essere esempio questi è stato Mishima che aveva in sé la visione della salvezza del Mondo.
Morite con il pensiero ogni mattina, e non avrete più paura di morire... se intendiate lottare per la salvezza del Mondo....
Il messaggio che Mishima consegna a tutti prima di uccidersi recita... "La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre".
E così è stato!
Perché Mishima è qui "oltre la morte"... come esempio!
ETSI MORTUUS URIT
Mishima è qui... a riscaldare ed a spronare ancora le anime possedute dalla passione di donarsi e di credere: di credere malgrado tutto, malgrado la disinvoltura dei corrotti e dei cinici, malgrado il triste gusto amaro che ci lasciano nell'anima il ricordo delle nostre colpe, la coscienza della nostra miseria e l'immenso campo di rovine morali di un mondo che è certo di non aver più bisogno di salvezza, che da questo trae motivo di gloria ma che deve tuttavia essere salvato. Deve più che mai essere salvato...
N.T. per Agenzia Stampa Italia