(ASI) Roma - Una corretta analisi e valutazione storica di un fenomeno o di un avvenimento si dovrebbe basare il più possibile sull'immedesimazione da parte dello studioso nella visione del mondo dell'epoca e nel contesto storico nel quale si svolgono i fatti, ma spesso ciò non avviene e in molte epoche storiche si è avuta la presunzione di voler interpretare e valutare il passato in chiave moderna: come nel Medioevo quando si è valutata e intepretata in chiave cristiana la cultura classica o quando nell'Ottocento nel periodo dell'Illuminismo si è giudicato come retrograda, bigotta, oscurantista, la mentalità d'Ancien Regime e la cultura popolare è stata marchiata come un pregiudizio.
Tutto ciò ha portato una eccessiva fiducia nel progresso tecnologico e scientifico come se si andasse sempre più verso una società di pace e felicità e in direzione di uno sviluppo sociale culminati con la Bella Epoque nei primi anni del Novecento, fiducia indiscriminata nel progresso purtroppo cancellata con un colpo di spugna dalle brutture, dalle stragi e dalle carneficine sul campo di battaglia e nelle città della Prima e soprattutto della Seconda Guerra Mondiale. Anche negli ultimi anni si è sviluppata la scorretta abitudine, soprattutto nel mondo degli addetti ai lavori dell'informazione, ma ancora più grave del mondo scientifico ed accademico di interpretare la storia con occhi moderni e, addirittura, di condannare e censurare ogni visione storica diversa dal pensiero omologato imperante.
A tal proposito, soprattutto sugli avvenimenti della prima parte del Novecento, complice la scomparsa dei testimoni diretti dei fatti, dopo il tentativo di pacificazione della Nazione, dilaniata dalle ferite della guerra civile 1943/1945, avvenuto negli anni Novanta e nei primi anni duemila, nell'ultimo decennio complici gli ultimi governi europeisti e anti - sovranisti, appoggiati dalla sinistra globalista e internazionalista, si sta sviluppando una antistorica, ingiustificata, irrazionale, anacronistica caccia alle streghe contro un Fascismo (finito nel 1945) dalla quale è scaturito un antifascismo che nemmeno nel primo dopoguerra era così forte, interpretando in maniera ideologica e fuorviante numerosi avvenimenti e giudizi su personaggi storici del passato finanche di epoche antiche come Giulio Cesare.
Pertanto, è necessario ristabilire un po' di verità storica non influenzata da faziosità ideologica.
Nella immagine dell'articolo il simbolo dei MAS ai tempi di Gabriele D'Annunzio durante la Prima Guerra Mondiale con il motto "Memento Audere Semper" che campeggia cubitale anche al Vittoriale dannunziano. Un simbolo che non è vietato come non lo è il simbolo della Decima Flottiglia Mas della Seconda Guerra Mondiale, Medaglia d'Oro della Marina Italiana che ha sfilato anche in parata davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alcuni anni fa.
Per maggiore intelligenza del lettore ricordiamo che i MAS erano i temibilissimi Motoscafi Anti Sommergibili della Marina Militare Italiana. Dal 1941 prendono il nome di Decima dalla X legione Invicta di Giulio Cesare. Agivano con dei Siluri chiamati anche essi MAS in questo caso "Maiali di Assalto Sottomarino" o "Siluri a Lenta Corsa" che contenevano due sommozzatori che arrivati sotto le navi nemiche nei porti piazzavano delle mine per far saltare il naviglio nemico.
La Decima, tornata all'onore delle cronache mondane per la maglietta indossata dall'attore Enrico Montesano è stato un corpo militare d'élite italiano, operante nella Seconda Guerra Mondiale, pressoché imbattuto e le sue vittorie sono riconosciute da tutti gli eserciti del mondo come leggendarie, ne citiamo solo alcune: a Malta, nella Baia di Suda, a Gibilterra. Dopo l'Armistizio firmato dal Governo del Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio con gli Alleati l'8 settembre 1943, la X MAS, comandata da maggio di quell'anno dal Capitano Junio Valerio Borghese ha deciso di continuare a combattere a fianco dell'alleato germanico "tradito" dalla Monarchia dei Savoia.
La Decima Mas nella resa di Milano dopo il 25 aprile 1943 ha avuto il rispetto dei nemici che gli hanno concesso l'ammaina bandiera e l'onore delle armi. Nel primo dopoguerra il comandante Junio Valerio Borghese processato è stato condannato solo per collaborazione col nemico germanico, non per crimini di guerra, e poi amnistiato dal comunista Togliatti nel 1946.
Non si può fare di ogni erba un fascio a accusare di crimini non commessi o disonorare la memoria di chi ha combattuto in buona fede dalla parte degli sconfitti per l'onore dell'Italia, giudicando con gli occhi di oggi il passato, come avviene purtroppo troppo spesso.
Per comprendere a pieno le ragioni dei militi della Decima Mas della loro scelta di campo dopo l'8 settembre 1943 ed immedesimarsi nella mentalità, può essere utile ascoltare l'inno della X Flottiglia Mas disponibile senza censura su YouTube.
La neonata Repubblica Italiana all'epoca li ha perdonati, come si fa oggi a condannare chi ha combattuto con la X MAS e addirittura, l'attore Montesano per una maglietta esposta?
Smettiamola con questo vizio di leggere la storia passata con gli occhi e la mentalità del presente o in maniera faziosa a senso unico, non è corretto.
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia