(ASI) Per la ricerca storica - antropologica che sto portando avanti per la tutela dell'identità culturale locale dall'omologazione della Globalizzazione, e per lo sviluppo di un turismo culturale, turistico - esperenziale anche in Abruzzo, sono stato a visitare il Tempio italico di Castel di ieri, un luogo di culto della Prisca Religio politeista italico - romana, sacro per i Peligni Superequani, sito ai piedi dei boschi sacri del Sirente, precisamente nel territorio del Comune di Castel di ieri, in Provincia di L'Aquila, sulla antica strada romana Claudia - Valeria verso Goriano Sicoli.
I resti archeologici dell'area sacra templare sono ai piedi di una parete rocciosa, su un'area estesa 120 m x 90 m .
Gli scavi iniziati negli anni Ottanta del Novecento, hanno riportato alla luce i resti di due templi, il Tempio A (circa del IV secolo a.e.c.) e il Tempio B ( circa II secolo a.e.c.) . È ancora incerto a quale divinità fossero dedicati: molto probabilmente, quello più recente e ancora visibile, era dedicato a Giove Egioco. Le tre celle con pavimento a mosaico, comunque sia fanno pensare a un culto legato a una "Triade", si ipotizzerebbe o la Triade Capitolina (Giove, Giunone, Minerva) o la Triade Agraria (Cerere, Libero, Libera).
Altri scavi hanno riparato alla luce una necropoli con cinque tombe con corredi funebri appartenenti a personaggi di rango elevato. Il Tempio A è stato costruito in parte col materiale del Tempio B, anche se i due siti non coincidono.
Il tempio B, il più antico, ora è interrato, ha degli abbellimenti in terra cotta ora custoditi nei musei nazionali di Chieti. Sono stati rinvenuti anche i frammenti di una possibile statua in marmo bianco della Dea Minerva, e dei bronzetti votivi, di cui uno con la figura di Ercole.
Il mosaico del pavimento della cella centrale, quella dove c'è ancora in fondo il basamento della divinità adorata, ha disegnata l'immagine di un quadrato, dove c'è un labirinto a mosaico bianco e nero, con agli angoli raffigurati una croce greca, una clessidra in orizzontale il quale simbolo sta per l'infinito, La rosa dei venti e una croce simile a una croce uncinata . Al centro un quadrato nel quale è inserito un altro quadrato a mosaico nero; in questo secondo quadrato é incastonato infine un triangolo bianco il cui apice è rivolto verso ovest dove c'è Roma con agli angoli i quattro i punti cardinali. Infine, la scritta presente sul mosaico identifica le famiglie dei magistrati romani che si occuparono del tempio, in particolare la Gens Sergia, una delle più antiche e potenti di Roma.
Il sito è visitabile contattando il Comune di Castel di Ieri. Siamo stati accolti da una delegazione comunale formata dall'Assessore al turismo e alla cultura Michela Fabrizi e dal Consigliere Comunale Francesca Amicosante.
A tal proposito, abbiamo scambiato due chiacchiere con l'Assessore Michela Fabrizi che ha risposto brevemente alle nostre domande:
1) Ci parli in breve del tempio italico che insiste sul.vostro territorio comunale....
"Questo notevole sito di pregio storico - turistico - ha spiegato l'Assessore al Turismo di Castel di Ieri Michela Fabrizi - ed archeologico, è stato ritrovato in tempi relativamente recenti, nel 1987, e il basamento, la scalinata, il colonnato ionico del proneo, il mosaico della pavimentazione delle celle, lo rendono un fiore all'occhiello dei templi rinvenuti sicuramente non solo italiano ma europeo. Il sito è una testimonianza storica - archeologica che ci permette di ricostruire un importante tassello del puzzle della storia locale alla quale ci si dedicano sempre meno studiosi e su cui le fonti storico - archivistiche sono purtroppo carenti".
2) Cosa rappresenta per voi abitanti del paese questo sito archeologico, ha qualche ricordo e/o aneddoto da volerci raccontare?
"Il rinvenimento del tempio - ha commentato l'Assessore del Comune di Castel di Ieri Michela Fabrizi - è stato una grande sorpresa per tutti. Ed è diventato subito una attrattiva anche ovviamente per l'amministrazione comunale. Ci sono degli aneddoti da conoscere: le anziane del paese quando passavano qui nella zona, quando ancora era stato ritrovato il tempio, si facevano sempre il segno della croce, e i nonni ci raccontavano da bambini la storia della Fata Minuccia che era una ragazza bellissima armata di spada e di scudo che si recava su un cavallo a fare visita ai paesani della zona e a dare la sua benevolenza al popolo. Si sapeva quindi che la zona era un'area sacra. Evidentemente, c'è stata una trasmissione orale nei secoli del fatto che qui c'era un antico tempio e della figura storico - mitologica dalla Fata Minuccia" .
3) Come valorizzare questo sito archeologico?
"Sono circa quindici anni - ha raccontato l'Assessore Michela Fabrizi - che stiamo valorizzando questo sito archeologico, in sinergia con i vari funzionari di zona della Sovrintendenza, soprattutto donne, come la dott.ssa Ciccarone che si è occupata al suo tempo anche degli scavi. Vogliamo valorizzare il sito organizzando visite didattiche guidate con le scolaresche e abbiamo potenziato la fruibilità di questo sito attraverso i cartelloni che recentemente sono stati aperti in concomitanza con l'apertura al pubblico dei templi italici di Castel di Ieri. Inoltre va detto che il Comune, attuale gestore del sito, supportato dalla Pro Loco, attuano la valorizzazione dell'area archeologica attraverso le aperture stagionali estive o a prenotazione, con la scelta di coinvolgere dei giovani del territorio, dando esempio di rivoluzione in territori marginali come sono le aree interne, a dimostrazione che è possibile creare delle microeconomie circolari locali a partire dal turismo" ha precisato l'Assessore Fabrizi del Comune di Castel di Ieri".
4) Cosa chiede alla Sovrintendenza Archeologica?
"Chiediamo alla Sovrintendenza di poter continuare a lavorare in maniera proficua per dare la giusta valorizzazione al Tempio Italico di Castel di Ieri nel contesto socio - culturale, storico - paesaggistico in cui è inserito" ha dichiarato l'Assessore Fabrizi del Comune di Castel di Ieri.
5) Avete a Castel di Ieri, facilmente raggiungibile anche in auto nelle vicinanze del Templi Italici, una grotta dove si praticavano ancestrali riti?
"Si, abbiamo l'Eremo della Madonna di Pietrabona che vi invitiamo a breve a visitare" ha concluso l'Assessore Michela Fabrizi.
Ancora una volta le valli dell'Appennino Centrale si dimostrano custodi di antichi tesori da scoprire che ne fanno la culla e la spina dorsale antropologica della Nazione Italica, ricchezze che si sono preservate sia in virtù della difficoltà delle comunicazioni in queste zone dell'Italia centro - meridionale, fino a pochi decenni fa, dove sono rimasti intatte tracce di culti e riti ancestrali, sia perché spesso le aree sacre più rurali sono andate in disuso ben prima della fine dell'avvento del Cristianesimo a causa di terremoti o altre calamità naturali come la Peste Antonina ( in realtà il Vaiolo) che ha spopolato a partire della seconda metà del II secolo i territori dell'Italia romana.
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