(ASI) La Domus Aurea, o casa tappezzata di oro, fu una residenza urbana fatta costruire dall’imperatore Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C. Le fonti parlano di un fuoco che divampò nella città durato 7 giorni e 7 notti.
L’imperatore volle così espropriare della terra per la costruzione del faraonico complesso. Il palazzo si estendeva tra i colli Palatino, Esquilino e Celio. La struttura fu distrutta dopo la morte dell’imperatore ed il terreno restituito al popolo romano.
La parte occultata e superstite della villa è stata sostituita dalle terme di Traiano, tuttavia la parte centrale dei monumenti è inserita nel Patrimonio UNESCO dal 1980. La maggior parte di quella che fu opera architettonica mirabile, per come la definì Svetonio,comprendeva un corpo centrale, ma anche giardini, boschi con interi padiglioni di soggiorno annessi. Esisteva anche un lago artificiale, ampliato, per le feste che si tenevano nella reggia e per i Navaliarappresentazioni guerresche con le navi. Qui sorse poi il Colosseo, l’anfiteatro Flavio. Secondo quanto riporta Tacito nei suoi Annali, Nerone si prese cura dell’intero progetto affidato agli architetti Celere e Severo.
Le decorazioni in svariati stili che vanno da quello orientaleggiante al classico furono affidate al pittore Fabullus. I nuclei principali del “Palazzo Dorato” si trovavano sul colle Palatino e sul colle Oppio. La grandezza degli interni era costituita dalla presenza di decorazione a stucco, marmi colorati rivestimenti in oro e pietre preziose. La storiografia riporta come molte statue provenienti dai templi furono trasportate nella villa. L’enorme complesso comprendeva bagni termali di acqua sulfurea e normale. Vi era anche una grande tavola la CoenatioRotunda, che ruotava su se stessa. Il fulcro dell’impianto neroniano, era costituito dunque dalla Sala Ottagonale e dai suoi ambienti radiali, strutture che rappresentavano nella storia dell’architetturaromana un vero e proprio primato ed una conquista verso le innovazioni.
La sala della Coenatio grazie ad un meccanismo che veniva attivato faceva ruotare le cupola del soffitto in maniera vorticosa a modello della volta celeste.Va citata anche la statua colossale dell’imperatore nelle vesti del Dio Sole. Dopo la morte di Nerone i suoi successori vollero cancellare ogni traccia di lui e del suo operato Damnatio Memoriae. I lussuosi saloni vennero privati di rivestimenti e sculture e riempiti di terra fino alle volte per essere utilizzati come base per altri edifici. Le parti visitabili sono quelle che si trovano sul colle Oppio, erano adibiti a feste e banchetti lussureggianti ed esotici. Alcuni tra i più grandi artisti del Rinascimento si calarono in quelle grotte per apprendere la pittura classica. Ricordiamo Raffaello, Pinturicchio, Ghirlandaio. È proprio per questo che le pitture presero il nome di “grottesche” stando a significare dei motivi fantasiosi e dando vita ad uno stile che caratterizzò il XVI secolo, dal Manierismo al Barocco.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia