(ASI) La lingua è uno dei principali strumenti che condiziona - e con cui si manifestano - le idee, le credenze, le convinzioni e le pratiche sociali più comuni. Sono molteplici le scelte linguistiche che una testata giornalistica di riferimento può fare per raccontare il femminicidio.

La narrazione di un evento così delicato può celare un’involontaria valutazione di merito da parte del giornalista. La mia riflessione nasce da una domanda scaturita dalla lettura giornaliera dei numerosi casi di femminicidio che caratterizzano ormai da anni la cronaca italiana: è possibile che la stampa di qualità e il discorso giornalistico possano veicolare in modo implicito un’immagine sessista e stereotipata della donna vittima di violenza, dell’atto violento e dell’uomo che lo commette? E se sì, in che modo?

Nelle pagine di cronaca, infatti, il gesto violento o omicida dell’uomo è solitamente motivato in molteplici modi: il troppo amore può far stare talmente male da portare alla violenza; il dolore e la sofferenza possono essere talmente forti da “infettare” il sentimento amoroso e portare alla violenza; la pulsione sessuale maschile può essere talmente forte da sfociare nella violenza fisica nei confronti della donna. Ho altresì notato che pochi mezzi di informazione sostengono la tesi secondo cui violenza di genere e femminicidio non sono frutto dell’amore, bensì di una cultura che assegna alla donna un ruolo sociale subordinato che prevede anche la sottomissione o la soppressione fisica quando se ne discosta.

Lo stereotipo dell’uomo che ama troppo e uccide per il troppo amore o quello dell’uomo che abusa in preda ad un raptus irrefrenabile sono due chiavi di lettura dei fatti ampiamente usate e, a mio sommesso avviso, abusate dai giornalisti. È interessante capire se si tratta della visione di alcuni giornalisti che decidono di stare dalla parte dell’omicida e dell’abusante e di esprimere questo punto di vista nella propria narrazione, o se invece la parola e il racconto giornalistici riflettono e mettono nero su bianco quell’antica consuetudine culturale che giustifica la reazione violenta degli uomini davanti al cambiamento degli equilibri sociali tra i generi.

Non è superfluo affermare che qualsiasi trattato, convenzione o dichiarazione internazionale che voglia combattere la violenza contro le donne deve necessariamente partire dall’origine della violenza: la discriminazione di stampo sessista che le donne subiscono da secoli in seno alla società di appartenenza. Una discriminazione che punta a sminuire il ruolo della donna e a controllarne pratiche e voleri e che, come ho accennato sopra, è fondata su e si nutre di pregiudizi e stereotipi sessisti.

In La Bella, La Bestia e l’Umano, Annamaria Rivera definisce il sessismo come un sistema che proclama e giustifica la superiorità di un sesso su un altro, in cui idee, credenze e convinzioni, stereotipi e pregiudizi, norme giuridiche e pratiche sociali, comportamenti individuali e collettivi concorrono a perpetuare e legittimare la gerarchia e la disuguaglianza fra i sessi. Affrontare il tema della violenza contro le donne è un’impresa ardua. Nonostante le statistiche presentino una situazione grave su scala mondiale, il femminicidio continua a rimanere un tabù. La tendenza dominante è quella di sminuire, banalizzare o addirittura nascondere i casi di violenza.

Ma qual è la realtà di riferimento del termine femminicidio?

In Femminicidio Barbara Spinelli spiega che questo recentissimo neologismo è una moderna categoria generale di violenza contro le donne che include in un’unica sfera semantica tutte quelle pratiche sociali violente volte a limitare la libertà delle donne o che attentano alla loro vita. Il termine femminicidio è usato per indicare ogni atto con cui una «donna subisce violenza fisica, psicologica, economica, normativa, sociale, religiosa, in famiglia e fuori», ovvero ogni forma di «violenza o discriminazione esercitata contro la donna in quanto donna […], in ragione del suo genere» (Spinelli 2008:21).

Strettamente collegato alla parola femminicidio è anche il neologismo femmicidio, con cui si indica «la causa principale delle uccisioni di donne, ossia la violenza misogina e sessista dell’uomo nei loro confronti» (Karadole 2011:19), «l’atto estremo di violenza di genere» (Karadole 2011: 21). «La violenza sulle donne è un cancro che divora il cuore di ogni società, in ogni paese del mondo, in tempo di pace come in tempo di guerra. Almeno una donna su tre, nel corso della propria vita, ne è vittima. Il mondo deve dire: “Mai più violenza sulle donne!”» da Donne. Il coraggio di spezzare il silenzio – Amnesty International (2005)

La violenza contro le donne, il femminicidio e la discriminazione di genere pervadono ogni ambito della società contemporanea, senza limiti geografici e culturali. Ancora oggi, un numero allarmante di donne è bersaglio di violenze fisiche e psicologiche per mano della controparte maschile. Violenze dirette, spesso fatali, a cui si affianca una violenza linguistica, più nascosta, diffusa in modo implicito a più livelli.

Partire da tali considerazioni aiuta a comprendere lo scopo di questo mio pensare che, come si evince dal titolo, si incentra sulle modalità con cui idee e stereotipi sessisti possano passare, in modo indiretto, attraverso il linguaggio giornalistico. La scelta dell’argomento è partita da un interesse personale nei confronti del femminicidio, un tema molto attuale nella stampa, ma che ritengo dibattuto in modo discutibile. Sfogliando le pagine dei quotidiani nazionali, infatti, ho notato che molte testate di qualità raccontano la violenza contro le donne attraverso una struttura lessicale e discorsiva che giustifica, indirettamente, il carnefice e il suo gesto, e che colpevolizza la vittima, in uno schema che si basa sul concorso di colpe e che stravolge la reale natura del crimine.

È da queste fondamentali considerazioni che prende avvio la mia analisi. Più nello specifico, partendo dal presupposto che «la discriminazione sessista e gli stereotipi di “genere” pervadono la lingua nella sua interezza e sono rinforzati da essa» (Lepschy, 1989: 62), vorrei stigmatizzare il discorso giornalistico sui casi di femminicidio, per capire se e in che modo la lingua possa, nel caso specifico, favorire un immaginario simbolico fortemente discriminatorio.

Che percezione ha la stampa italiana del tema della violenza contro le donne?

Un rapido sguardo alla letteratura storica di stampo femminista ci consegna come dato di fatto che la «deliberata e sistematica subordinazione delle donne da parte degli uomini in un dato contesto culturale» (Offen 2000:20) è sempre esistita, e questo allo scopo di mantenere saldo il controllo del più forte sul più debole, dell’uomo sulla donna. All’interno di questo meccanismo di controllo, l’atto violento contro una donna (dal femmicidio, passando per lo stupro, arrivando allo stalking e al sessismo linguistico) ha origine da un improvviso riposizionamento delle parti nel rapporto di potere uomo-donna; rapporto che, come accennato, è storicamente fondato sulle forzate «condizioni di inferiorità e di subordinazione della donna» (Ribero 2007:177) rispetto all’uomo, all’interno di una determinata società.

Si potrebbe affermare, quindi, che ogni tentativo da parte della donna di staccarsi dal ruolo sociale prestabilito di controparte inferiore e funzionale all’uomo è passibile di una punizione che, nel caso specifico, si esplicita nel femminicidio, usato come metodo per ripristinare quell’ordine di ruoli sedimentato a livello sociale. A mio avviso due punti imprescindibili per attivare una modificazione virtuosa a livello sociale e culturale sono costituiti dal riconoscimento giuridico su scala internazionale del femminicidio come violenza specifica contro le donne, e dalla definizione della violenza come reato contro i diritti umani della popolazione femminile.

Vorrei chiudere questa analisi, ribadendo la necessità per il panorama mediatico italiano di invertire la rotta e dimostrarsi più attento al rapporto intrinseco fra giornalismo, lingua e società e alle conseguenze che ne derivano. Difatti anche in seno alle testate di qualità, il controllo sulle scelte lessicali e discorsive può essere carente, in particolare nei casi di femminicidio.
Mi auguro di essere riuscita, almeno in parte, a suscitare l’interesse del lettore sul fenomeno della violenza sulle donne e la visione discriminante legata agli stereotipi di genere, sui pregi e i difetti del linguaggio giornalistico scritto e sui rischi che la lingua può nascondere. Mi auguro altresì che questo argomento possa essere approfondito attraverso ricerche future, che lo integrino e aprano nuove prospettive.

Daniela Piesco * *Vice Direttore www.progetto-radici.it

 

ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione

Ultimi articoli

XIV giornata di Campionato tra Coppe e verdetti. Il punto di Sergio Curcio

XIV giornata di Campionato tra Coppe e verdetti. Il punto di Sergio Curcio

Suolo, Confeuro-Accademia IC: “Meno consumo e più agricoltura rigenerativa per tutela”

(ASI) “In occasione della Giornata Mondiale del Suolo - dichiarano Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, e Carmela Tiso, portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune - è necessario ribadire con forza quanto ...

La funzione fondamentale delle film commission raccontata attraverso il libro di Daniele Corvi e Fabio Melelli al Laceno d’Oro.

 (ASI) Al cinema Eliseo di Avellino è stato presentato il libro “Le Fondazioni Film Commission. Tra ruolo istituzionale e cineturismo” di Daniele Corvi e Fabio Melelli in un evento collaterale ...

Lavoro: Coldiretti, bene proroga occasionale, ora stabilizzarlo in finanziaria. Misura sociale utilizzata da studenti e pensionati che completa il mercato del lavoro nei campi

(ASI) La proroga del lavoro occasionale in agricoltura contenuta nel ddl Semplificazioni è importante rispetto a uno strumento che ha dimostrato di rappresentare una misura utile, anche a livello sociale, senza ...

UGL entra per la prima volta nella RSU della STS Società Tipografica Siciliana S.p.A.

(ASI) Per la prima volta l'UGL conquista la rappresentanza sindacale all'interno della STS Società Tipografica Siciliana S.p.A., nella Zona Industriale di Catania. Alle elezioni per il rinnovo delle ...

Ue: Giglio Vigna (Lega), non imporre ideologia. Italia per neutralità tecnologica 

(ASI) Roma, 5 dic. - "L'Italia è per la neutralità tecnologica. L'Italia è contro l'ideologia dell'elettrico al 100%. Per questo diciamo sì a tutte le tecnologie: elettrico, biogas, biocarburanti, idrogeno, e-diesel, diesel di ultima ...

Rosellina Madeo (Pd): «Superare le divisioni interne per tornare alla maggioranza»

(ASI) Cosenza – «Il grande progetto del Partito Democratico ha bisogno di tutti noi, nessuno escluso. Occorre superare le divisioni interne e mettere da parte i personalismi – così la consigliera regionale ...

Casanova 300" presentato a Roma presso Villa Altieri

(ASI) Roma - Nel pomeriggio del 3 dicembre 2025 si è tenuta, nell'ambito del progetto "Casanova 300" a trecento anni dalla nascita di Giacomo Casanova, presso Villa Altieri "Palazzo della Cultura e della Memoria ...

Prisco: "Santa Barbara ci ricorda il valore di chi ogni giorno protegge il Paese con coraggio e dedizione"

(ASI) «Quella di oggi non è solo una ricorrenza, ma un momento di profonda gratitudine verso le donne e gli uomini del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che con professionalità, ...

Marino, partecipazione a convegno su referendum. Ambrogiani soddisfatto

(ASI) “È stato un importante momento di partecipazione e confronto il convegno organizzato nei giorni scorsi dal comitato civico “Si può fare”, dal titolo “Prepariamoci al referendum – Il piacere e il ...