(ASI) Nel 1784 Kant scrisse un piccolo saggio intitolato Che cos’è l’illuminismo, uscito negli atti dell’Accademia delle Scienze di Berlino. In questi atti, di grande importanza, aveva scritto che l’illuminismo è l’uscita dell’umanità dall’infanzia in cui lei stessa si è infilata, per pigrizia, per stupidità, per abitudine, per far sempre quello che c’è insegnato di fare.
“L’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.
Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo.”
Il movimento d’intellettuali francesi del diciottesimo secolo, che va sotto il nome d’illuminismo, si propone il compito di emancipare gli uomini dallo stato di minorità spirituale, di sottomissione al principio di autorità, di accettazione passiva della realtà di fatto esistente. Un progetto non solo culturale, ma un vero e proprio programma politico: sconfiggere l’egemonia ideologica della classe aristocratica e proclamare i principi della borghesia in ascesa, rivendicandone la dignità e i diritti.
Tra le guide indiscusse di questo gruppo ci fu Voltaire, la cui vita è un’interrotta battaglia ideologica che combatte su diversi fronti: per la difesa della scienza moderna, per l’elaborazione di una morale laica e attiva, esaltante il borghese, l’uomo d’affari, il commerciante; inoltre, contro ogni immobilismo, ogni oscurantismo, ogni ostacolo al progresso.
La battaglia dell’illuminismo, che preparò il dominio della borghesia, fu soprattutto una sistematica demolizione d’idoli. Le armi che utilizzò furono l’ironia e il ridicolo. L’attacco raramente era diretto, il procedimento era subdolo e si fondava sull’associazione e sull’analogia, creando un discorso malizioso e allusivo.
Questo procedimento era noto anche prima di Voltaire, molto usato soprattutto dai libertini o liberi pensatori, la cui critica colpiva tutte le religioni accusate di essere un insieme di superstizioni, e i sacerdoti accusati di essere una casta d’impostori che si serve della religione per detenere il dominio delle coscienze e per il mantenimento dei propri privilegi. Le principali caratteristiche dell’illuminismo sono:
- Il razionalismo progressista, in cui la cultura non è più difesa dalla tradizione, ma ricerca permanente di un progresso che serve a liberare l’uomo dall’ignoranza grazie all’uso della ragione;
- Il cosmopolitismo, dove il bisogno di libertà diventa universale e rende l’uomo cittadino del mondo, soggetto alle medesime richieste di giustizia e di libertà in ogni luogo senza distinzione di sesso, razza, religione e classe sociale;
- La divulgazione del sapere, ossia il bisogno di rendere noti a tutti i progressi delle scienze e della cultura. In tal modo, il sapere non è riservato come privilegio a un’élite chiusa ma è uno strumento di miglioramento per tutti gli uomini;
- L’antistoricismo, in altre parole, l’avversione per le religioni e in particolare per quella cattolica che portò gli illuministi a revisionare la storia e a considerare il medioevo come periodo oscuro, epoca di soprusi e di ingiustizie, in cui la ragione era rimasta offuscata e l’uomo privato del bene supremo della libertà di pensiero;
- Il deismo, la teorizzazione di una religiosità raggiungibile mediante l’esclusivo uso della ragione e della coscienza morale, precludendo l’adesione a ogni tradizione religiosa. Il tema del deismo presente con forza nell’opera Zadig di Voltaire;
- Il materialismo, nella misura i cui si pone il bisogno di indagare e giustificare la realtà nei termini del solo approccio del mondo materiale: la materia e i suoi movimenti bastavano a spiegare ogni aspetto dell’esistenza, comprese le attività spirituali.
Gli illuministi inserirono le loro tesi in ambito economico cercando di abbattere ogni ostacolo alla libertà del lavoro e del commercio, pensando che questa libertà naturale avrebbe stimolato la produzione, regolato il commercio e fatto diventare più ricchi gli uomini e le nazioni. Uno dei principi più interessanti era quello della fisiocrazia (dominio della terra) secondo il quale, la prima ricchezza di una nazione è l’agricoltura. I sostenitori di questo movimento, tra cui Adam Smith, consideravano il lavoro come fondamentale, che diveniva tanto più produttivo quanto più esso era differenziato.
Pietro Pallotti - Agenzia Stampa Italia