(ASI) Abruzzo – Il giornalista teatino Ugo Iezzi, fondatore del “Movimento Italiano del Turismo Eco – Gastronomico” (MITEG), movimento che intende essere motore creativo del settore agro – alimentare e promuovere le bellezze culturali, paesaggistiche, eno/eco gastronomiche del territorio e vicepresidente ARGA – FNSI (il gruppo di specializzazione dei giornalisti alimentari e ambientali della Federazione Nazionale della Stampa Italiana) dell'Abruzzo, Molise e Lazio, ha recentemente pubblicato con la Casa Editrice “Tabula Fati” un libro intitolato “La Cucina Afrodisiaca”, una specie di divertente vademecum erotico-culinario del Bel Paese.

Mentre nel mondo gastronomico “globalizzato”la fanno da padrone le diete proibizionistiche, i piatti standardizzati realizzati con prodotti provenienti da ogni parte del mondo e non più dalla terra dove sono stati inventati, e si affermano i vegani e lo “stile” di vita contemporaneo moltiplica le intolleranze, le allergie e le incompatibilità alimentari, “La Cucina Afrodisiaca” di Ugo Iezzi ci invita al gusto ed alla trasgressione e rinfresca la memoria collettiva di piatti della tradizione che stanno cadendo nel dimenticatoio.

L'autore, rinvigorendo l'antico binomio cibo – sesso, ci offre un gustoso alfabeto “sesso-gourmet”, un interessante ricettario per preparare piatti considerati “amorosi”.

La cucina afrodisiaca nell'idea di Ugo Iezzi non è altro che la sperimentazione e la rappresentazione divertente, fantastica, creativa della cultura contadina, in contrapposizione a quella “plastificata”, “avvelenata” di una cultura alimentare moderna, mistificatrice, ingannevole, quanto spesso nociva per la salute.

La questione per l'autore è semplice: siamo alle prese con un’ideologia dietetica, guidata dalle multinazionali, che produce a getto continuo alimenti calibrati e bilanciati, per fare tanto business e poca salute. Come si fa a sostituire il piacere della tavola con la dieta della tavola?

A tal proposito, per approfondire il discorso su “La Cucina Afrodisiaca”, abbiamo intervistato direttamente l'autore:

1)Di che tratta il suo libro? “Il mio dizionario gastro-ribelle al peperoncino ha "cucinato", alla buona,  cibo, eros ed ironia. Una mescola multicolorata e multidisciplinare che critica un certo modo di fare oggi gastronomia, sempre più ridotta ad una infinita telenovela pugilistica sul cibo e sui suoi rituali, geneticamente modificati ad arte, per esigenze di spettacolo e di case farmaceutiche. Grazie all'editore Marco Solfanelli ho impastato uno spiritoso vocabolario erotico-culinario, come ha scritto nella presentazione il presidente emerito della FNSI Giovanni Rossi, che vuole rivalutare la cucina contadina, depositaria di ricette e balsami antidepressivi che si prefiggevano e si prefiggono ancora oggi lo scopo di migliorare gli appetiti amorosi”.

2) Cosa si intende per cucina afrodisiaca? “La cucina afrodisiaca non è stata ancora sdoganata dalla scienza. Quindi, non ci sono ingredienti che garantiscono gli "aiutini" evocati. Ma, come sappiamo dall'antichità, il gioco della seduzione passa inevitabilmente per la cucina e per il suo significato simbolico, che evoca complicità, mistero, trasgressione, erotismo. Per cui, del parere scientifico, e se volete degli scettici, in questo particolare ambito, ne possiamo farne anche a meno. Il perché è presto detto: afrodisiaci, come sapevano bene i nostri nonni, non sono tanto i nostri cibi, più o meno piccanti, ma i nostri partner! Già Epicuro, vissuto nel III secolo a. C. raccomandava che "Non bisogna preoccuparsi di ciò che si mangia, ma con chi si mangia" “.

3) Cosa vuole comunicare al lettore? “Il mio libro vuole comunicare soprattutto i valori legati alla convivialità, emozionalità e fantasia, che rappresentano il segreto della cucina afrodisiaca e nello stesso tempo la grande importanza del sapere popolare. Un'arte dei sensi, come ha scritto il grande filosofo della buona tavola Brillat-Savarin, che unisce il gusto al piacere e che fa scattare per magia l'umore e l'amore. In più, la mia pubblicazione è un omaggio alla letteratura latino-americana e al suo realismo magico. E, dulcis in fundo, un regalo al Lunario della Felicità che nel 2016 ha avuto come tema proprio i "rossardenti diavoletti folli", così chiamati i peperoncini da Gabriele d'Annunzio. Viva la cucina afrodisiaca ! Viva la cucina fantasiosa !”

Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia

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