(ASI) Pochi conoscono la figura di un grande ed illustre militare, politico del Risorgimento: il senatore, generale CARLO MEZZACAPO.
L’occasione di scrivere su di lui è nata dal ritrovamento in casa nell’archivio di famiglia di un pamphlet scritto in occasione di un anniversario di matrimonio di miei congiunti.
Nacque a Capua il 9 novembre del 1817 e mori’ il 26 luglio 1905 dal marchese Gaetano Mezzacapo di Monterosso e da donna Amalia DEL RE dei duchi di Accadia.
Iniziò la carriera militare, come ufficiale di artiglieria, nell'esercito delle Due Sicilie. Frequentò il Real Collegio Militare della Nunziatella avendo come compagni di corso il fratello Luigi ed Enrico Cosenz. Nel 1848 fece parte del corpo di spedizione di 15 000 uomini che il governo costituzionale di Carlo Troya inviò in Lombardia, al comando di Guglielmo Pepe, in aiuto del Regno di Sardegna nella guerra contro l'Impero Austriaco .
Carlo Mezzacapo svolse il suo incarico presso il quartier generale piemontese per coordinare le truppe napoletane con quelle sarde. Dopo il richiamo dell'esercito delle Due Sicilie da parte di Ferdinando II, Carlo Mezzacapo si recò con il fratello Luigi e numerosi altri militari dell'esercito borbonico (Guglielmo Pepe, Luigi Mezzacapo, Enrico Cosenz, Cesare Rosaroll, Alessandro Poerio, Girolamo Calà Ulloa, ecc.) a Venezia assediata dove si distinse nella difesa della città lagunare dirigendo dapprima il forte di Marghera e successivamente quello di San Secondo; alla fine della campagna raggiunse il grado di tenente colonnello.
Caduta Venezia (18 agosto 1849), Carlo e Luigi Mezzacapo non tornarono in patria, dove nel frattempo Ferdinando II aveva impresso una svolta reazionaria al paese; i due fratelli rimasero nel regno sabaudo, risiedendo a Genova e a Torino, dando vita alla "Biblioteca militare per uso della gioventù italiana" e alla "Rivista militare" (1856).
Durante la seconda guerra di indipendenza (1859) ebbe la carica di Capo di Stato Maggiore della "Divisione Mezzacapo" in Toscana. Fu poi, a Bologna, ministro della guerra del governo provvisorio delle Romagne. Ebbe poi la nomina a maggior generale e fu comandante della sottodivisione di Rimini. Nel 1860, partecipò alla spedizione nel Regno delle Due Sicilie nell'esercito regolare piemontese. Dopo l'unità d'Italia comandò le divisioni di Forlì e di Chieti e successivamente ebbe il comando del V e del X corpo d'armata.
Senatore del regno dal 15 maggio 1876, fu presidente del Tribunale supremo di guerra e marina (2 dicembre 1886) e della Commissione per la revisione dei codici penali (1º dicembre 1889).
Molto significativa la commemorazione fatta dal Presidente del Senato , Tancredi Canonico sulla figura del gen.Mezzacapo:
....II Mezzacapo partecipò a tutte le guerre per la nostra indipendenza. La presa di Mola di Gaeta si deve interamente al suo valore ed alla sua sagacia; e fu il migliore sussidio al Cialdini per impadronirsi della città, che gli opponeva il più valido ostacolo alla sua marcia su Napoli.
Tra i pochi che nel 1849 seguirono il generale Guglielmo Pepe e ricusarono sdegnosi di obbedire all'ordine di retrocedere dato dallo Statella per secondare i segreti moniti del Borbone (il quale, malgrado l'invio delle sue truppe, in realtà non voleva combattere. gli Austriaci), Carlo Mezzacapo, che fu in quell'anno uno de' più strenui difensori di Venezia, vi tornò dopo l'infausta giornata di Lissa, al comando della città e della fortezza, ricevuto con gratitudine, stimato ed amato da tutti.
Né Venezia lo scorda. Eccone la voce, che mi pervenne subito dopo la sua morte per messo dell’egregio suo sindaco conte Grimani, col seguente affettuoso telegramma:.
"Morte di S.E. il senatore Carlo Mezzacapo fu sentita con vivo dolore da Venezia, che ricorda nell'illustre estinto uno tra i primi e più valorosi organizzatori eroica difesa 1848-49 e il condottiero della legione Bandiera - Moro nell’ultima fase dell'epica lotta. Voglia l'E. V. rendersi partecipe del cordoglio della mia città presso l'alto consesso, che perde nel generale Mezzacapo uno de' suoi membri più illustri e benemeriti. E lo stesso conte Grimani venne appositamente da Venezia onde assistere di persona al trasporto funebre del lacrimato nostro collega.
Il 15 maggio 1876 entrò nella Camera vitalizia, di cui fu vicepresidente. Presiedette parecchie importanti commissioni, fra cui quella reale per la riforma del codice penale militare, e fino all'ultima sua malattia quella permanente di finanze.
Vicepresidente del Senato dal 14 febbraio 1902 al 18 ottobre 1904.
Ebbe due mogli: la prima, la contessa Enrichetta GADDI di Forlimpopoli, imparentata con re Gioacchino Murat e la seconda, Maria dei conti PERSICO di Venezia, imparentata con Isabella Teotochi Albrizzi di foscoliana memoria.
Francesco Rosati – Agenzia Stampa Italia