(ASI) Roma. Intervista al Prof. Roberto Mancini per il suo libro “Oltre Destra e Sinistra, il Socialismo Fascista”
D. Quale filosofia ha attraversato il ventennio e quale mistica?
R. Il vitalismo nicciano ha rappresentato sicuramente un momento importante del secolo XX, anche in considerazione del fatto che la crisi del liberalismo sembrava profonda ed irreversibile
D. In breve, quali sono i punti di convergenza fra fascismo e socialismo e che possono a buon titolo definire il fascismo come “rosso”?
R. Non ci sono punti di convergenza, tutto il fascismo e bada bene non solo quello italiano non è altro che l’espressione di un socialismo nazionale, depurato dalla lotta di classe, l’obiettivo era quello di portare la Patria al popolo, nel nome di un autentico anticapitalismo
D. Sei stato tra i pochi a portare dopo decenni la verità sul fascismo sociale. Nelle tue presentazioni hai notato un recepimento di questo messaggio? Le varie sigle dell’area hanno compreso questa verità e da loro hai avuto un confronto a riguardo?
R. La tua domanda richiederebbe una profonda riflessione, forse solo con il tempo sarò in grado di darti una risposta davvero esaustiva, per il momento trovo profonde lacerazioni nel nostro mondo, conseguenza di una stolta politica di destra che invece di difendere la tradizione ci ha confuso con un becero conservatorismo.
D. Bombacci e Mussolini quali divergenze e quali identità di vedute fra i due?
R. Grande amore e stima reciproca, l’uno ha dovuto assumere responsabilità di governo, l’altro è rimasto legato ai suoi sogni e alle sue speranze di poter davvero unire le due grandi rivoluzioni: quella fascista e quella comunista. Sono morti insieme nel nome di un grande ideale comune, quello appunto del socialismo nazionale
D. Oggi che eredità ha lasciato il fascismo agli italiani e cosa resta di applicabile oggi?
R. Il mondo di oggi è totalmente privo di identità e di memoria storica. Il fascismo ha forse lasciato agli italiani la speranza di poter arrivare davvero alla costituzione di un grande Stato organico, anche se aspettiamo ancora l’arrivo dell’uomo nuovo. La nostra società vede nel fascismo cose diverse, ma se ci pensi dopo tutte le menzogne che sono state dette in questi 70 anni di storia, il fatto che noi siamo ancora qui rappresenta un vero miracolo, nel nome di una autentica giustizia sociale-
D. Nel primo capitolo fai riferimento al fascismo platonico. Cosa rende importante Platone nel tuo libro e cosa a livello personale ti ha dato.
R. Platone è sicuramente il punto di partenza della nostra visione del mondo, attraverso uno statalismo etico che respinge l’individualismo in nome della collettività. Organizzare la Città al di fuori delle idee democratiche, e le classi al di fuori della democrazia, nonostante la democrazia, contro la democrazia. Quest’ultima frase è di Sorel ma credo che possa rispondere adeguatamente alla tua domanda.
D. Quanto sarebbero utili per te oggi degli studi di Mistica Fascista?
R. Risulterebbero davvero fondamentale per cercare di recuperare quella parte di divino che dovrebbe essere presente in ognuno di noi. Il percorso da compiere dovrebbe avvenire su due piani: teologico e trascendente e realistico immanente. In questo caso, il concetto di mistica dovrebbe portarci ad un progressivo abbandono della condizione sensibile per arrivare ad una concezione dello Stato dove l’individuo dovrebbe completamente annullarsi all’interno di una collettività superiore per superare definitivamente i limiti di una concezione liberale, che nella tutela assoluta dell’individuo sfocia in una concezione materialistica in difesa esclusiva del suo potere economico.
D. Nella Repubblica Sociale l’innovazione più luminosa di Mussolini è stata la “Socializzazione delle imprese”, poi non andata in porto. Una tua riflessione sulla Socializzazione e se per te applicabile al periodo attuale
R. La socializzazione, avrebbe sicuramente dovuto attuarsi prima. In ogni caso rappresenta lo sbocco finale di un fascismo che recupera le sue origini sansepolcriste, nel nome di una concezione: anticapitalistica e antimonarchica Nei 18 punti di Verona, Mussolini intese indicare una forma di Stato forte e ordinato, che però doveva trarre la sua legittimità dalla volontà popolare, liberamente espressa attraverso le categorie produttrici della Nazione. In merito al termine Socializzazione si stabiliva definitivamente che gli interessi della collettività dovevano avere la preminenza sugli interessi del singolo.
D. Mussolini ha fatto diventare l’Italia una potenza mondiale. Ma aveva a che fare con un popolo di traditori, preferendo l’invasore all’amor di Patria. In uno dei suoi detti “la Storia mi darà ragione…”, Mussolini infatti aveva previsto tutto. Il dominio dell’impero giudaico-massonico che è ben visibile e si riflette nella società in tutte le sue sfaccettature
R. L’Italia ha raggiunto tardi la sua unificazione politica e un paese che era rimasto diviso da oltre 1400 anni, non aveva sicuramente una sua vocazione unitaria. Durante il ventennio era stato troppo facile definirsi fascisti, gli italiani non si erano resi conto che cosa era davvero in ballo con quella guerra. La nostra sconfitta ha segnato la fine dell’Occidente che per millenni aveva dispensato la sua luce al resto del mondo. Siamo sempre stati un popolo di individualisti e Mussolini era sicuramente un uomo troppo grande per gli italiani che sono pienamente tornati all’epoca delle lotte tra Francia e Spagna per il controllo della nostra penisola: o Francia o Spagna basta che si magna.
Davide Caluppi -Agenzia Stampa Italia
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