(ASI) La Versione originale è un libro pubblicato recentemente dal padovano Tino Costa grazie all'editore Mimesis, collana Narrativa/Meledoro. Personalmente, sono convinto che abbia dato alle stampe un capolavoro.

Sicuramente pregno di un forte impianto filosofico, il protagonista, io narrante, è un triestino che decide di partire per Vienna, (da qui il rapporto periferia Trieste, centro Vienna), da grande appassionato di musica, per cercare la "versione originale" (vedansi il titolo del libro) dell'opera Vom Tode, di Karl Horwitz, allievo compositore Arnold Schoenberg, dedicata alla morte di un altro grande, Gustav Mahler. Se per tutta la trama del libro il protagonista cercherà disperatamente questa versione originale, Horwitz rimarrà un enigma non da poco. Difatti, essendo l'artista membro della cosiddetta Entartete Musik, la "musica degenerata", se ne sono perse completamente le tracce.

Se ad esempio scegliessimo di intraprendere lo stesso viaggio del protagonista, sentimentale quanto ossessionante, Horwitz anche per un profano diverrebbe lo stesso enigma. In rete si trova solamente una piccola biografia, che recita: Horwitz, Karl, musicista. Nato a Vienna, il 1 gennaio 1884, morto a Salisburgo il 18.08.1925. Allievo di Hans Georg Adler, diviene nel 1906 dottore in filosofia. Come per magia, anche in internet, la pagina web si interrompe, e non si può proseguire la lettura della sua biografia. Poi possiamo indagare sul cognome. Horwitz è un cognome di origine ebraica, e precisamente, proviene dalla Boemia, dalla città di Horowice. Grazie alle grandi migrazioni dei secoli scorsi, il cognome è presente in Europa come negli Stati Uniti, in Russia come in Australia. Relativamente al "nostro Horwitz", nulla di nulla.

Evidentemente è stato colpito da una damnatio memoriae non da poco. Malgrado ciò, il protagonista non si rassegna. Seguendo le meduse di Piazza dell'Unità d'Italia, comincia il suo viaggio sentimentale verso Vienna, ripercorrendo altresì le stagioni della sua vita: affiorano i ricordi, così come si moltiplicano le difficoltà e le coincidenze, che lo spingono oltre. Ma Horwitz è sempre un passo avanti a lui, e non si fa trovare. Ogni biblioteca, negozio di dischi, rigattiere sa qualcosa, ma non fa approdare il giovane triestino, del quartiere di San Giacomo, a nulla. E per una circostanza assurda, verrà scambiato per un evaso dal manicomio Steinhof, lo stesso che aveva visto ricoverare Horwitz dopo essere impazzito per l'esperienza bellica (assieme al poeta Georg Trakl), e verrà internato per un paio di giorni, sino a quando, per ulteriori circostanze, non si capirà l'errore. Nemmeno lì, il triestino - viennese, riuscirà a trovare la cartella clinica di Horwitz, ma potrà ottenere, tramite amici ed amiche che costruirà con gli eventi, una lettera che la madre scriveva, nel 1911 al protagonista. La versione originale di Vom Tode, questa musica così diversa e rivoluzionaria, non ha incisioni, ed è quindi perduta per sempre.

Missione compiuta quindi? Per nulla. Quanti rapporti però, misti tra realtà e finzione, riemergono, nel viaggiare nella felix Austria, che forse, molto felice non era.  L'impero e la sua capitale, e la città di confine dove "c'era tutto e il contrario di tutto", quante lingue, quante facce, quanti destini. Dove il mare aveva tanto diviso, un mare immenso, pieno di storie terribili, di tempeste inenarrabili, di oscure tragedie". E' raro trovare una persona che intenda così bene l'identità di frontiera triestina, perfetta interprete della tradizione di Ara e Magris, nonché scrittore ottimo conoscitore di Vienna. Si dice che in ogni libro vi sia qualcosa di autobiografico, e probabilmente, queste sono città del cuore per l'autore in questione. E se non dispiace, lo sono anche per me.

 La versione originale, di Tino Costa, Mimesis Edizioni, 162 pagine, Euro 14,00.

 Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

 

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